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Reclaim Your Face

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Vietiamo la sorveglianza biometrica di massa

Petizione di

In tutta Europa forze di polizia, autorità locali e aziende private stanno segretamente diffondendo tecnologie sperimentali e invasive che tracciano, analizzano e trasformano in oggetti i nostri volti e i nostri corpi mentre ci muoviamo nello spazio pubblico. Questi ultimi sono da difendere affinché in essi i nostri diritti, le nostre libertà e le nostre comunità siano protetti. Assieme a molte altre organizzazioni della società civile chiediamo ai nostri Paesi di rivelare e rifiutare l’uso della sorveglianza biometrica, che potrebbe compromettere i nostri diritti e le nostre libertà all’interno nei luoghi pubblici.

Nell’Unione Europea, l’introduzione affrettata di costose tecnologie di sorveglianza che tracciano i nostri volti e i nostri corpi viene fatta senza considerare i danni che potrebbe causare alle nostre società, e a come la nostra socialità cambia in presenza di questi dispositivi. In Italia, l’impiego di tecnologie di riconoscimento biometrico e facciale è già ampiamente diffuso su due diversi livelli: uno nazionale e uno locale.

Dobbiamo agire subito e riappropriarci dei nostri spazi pubblici!

Chiediamo alla Commissione UE di vietare, nel diritto e nella pratica, gli usi indiscriminati o tendenziosi della biometria che possono sconfinare in attività di sorveglianza di massa illecita.

Simili sistemi intrusivi non devono essere sviluppati, messi in funzione (nemmeno a titolo sperimentale) o usati da soggetti pubblici o privati in quanto possono interferire senza che sia necessario o in misura sproporzionata con i diritti fondamentali delle persone.

Visita il sito di Reclaim Your Face 

Cos’è la sorveglianza biometrica?

 

I dati biometrici includono dati sul nostro corpo o comportamento: impronta digitale, impronta del palmo della mano, vene del palmo, riconoscimento facciale, DNA, geometria della mano, riconoscimento dell’iride, della retina, modo di camminare, voce e molto altro.

Molte aziende in Europa e nel mondo stanno “innovando” per cercare di trovare nuovi modi per provare a catturare la nostra identità: la struttura delle nostre vene, il modo in cui distribuiamo il tuo peso su una sedia, il nostro viso quando indossiamo una maschera. 

Tuttavia, ai sensi della legge europea sulla protezione dei dati, quelli biometrici sono particolarmente sensibili perché sono collegati alle nostre identità individuali e possono essere utilizzati per ricavare  informazioni protette e intime su chi siamo, sulla nostra salute e su molto altro ancora.

La letteratura scientifica dimostra come queste tecnologie amplifichino la discriminazione e siano utilizzate per perseguire persone colpevoli di esercitare semplicemente i propri diritti. 

Gli errori di queste tecnologie possono portare alla discriminazione di alcune minoranze o, nel caso dei  falsi positivi, condurre all’arresto di persone che non hanno commesso crimini.

Almeno 15 paesi europei—numero in continuo aumento—hanno sperimentato tecnologie di sorveglianza biometrica come il riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Dall’altra parte, negli Stati Uniti 5 grandi città hanno già vietato l’uso del riconoscimento facciale.

In Italia, l’impiego di tecnologie di riconoscimento biometrico e facciale è già ampiamente diffuso su due diversi livelli: uno nazionale e uno locale.

Nel primo caso, il Ministero dell’Interno ha acquistato e attivato il sistema SARI per il riconoscimento automatico dei volti. Ogni immagine raccolta dalle milioni di videocamere distribuite nelle nostre città può finire all’interno di questo sistema durante le indagini della polizia scientifica.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso parere negativo nei confronti della funzione “real time” – non ancora attiva – di Sari,  che consentirebbe di analizzare in tempo reale i volti dei soggetti ripresi, confrontandoli con una banca dati predefinita (denominata “watch-list“), che può contenere fino a 10mila volti.

A livello locale, invece, i Comuni italiani stanno aumentando il numero di videocamere cittadine convinti che queste possano diminuire la percezione di insicurezza ma a scapito della realtà dei fatti. 

Como

Il comune di Como è noto per aver installato, in violazione di legge, dei sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale.

Il Garante per la protezione dei dati è già intervenuto, obbligando il comune a disattivare gli impianti. Questo non significa che la questione sia risolta. La tecnologia è stata già acquistata, e prima o potrebbe arrivare l’autorizzazione legale. I rischi per le persone restano.

Udine

Dai documenti ottenuti si legge che una delle principali finalità del sistema di sorveglianza biometrica è quello di segnalare in tempo reale la presenza di individui sospetti e di ricostruirne i movimenti.

Anche a Udine è in programma di installare numerose telecamere con riconoscimento facciale. Il progetto è stato già autorizzato con delibera del 18 giugno 2020.

Privacy Network, organizzazione che insieme a noi sostiene questa campagna, ha già richiesto la documentazione grazie a un’istanza di accesso civico (FOIA), che è in corso di esame.

Torino

Anche la città di Torino si sta dotando di sistemi di videosorveglianza intelligente, che permetteranno di identificare in tempo reale le persone sulla base di elementi identificativi specifici.

Attraverso questi sistemi sarà in grado di prevedere i comportamenti e gli spostamenti di gruppi di persone all’interno della città, come in caso di manifestazioni.

Anche per Torino Privacy Network ha già ottenuto la documentazione, in corso di esame.

Non abbiamo informazioni sulle reali motivazioni alla base dell’uso della biometria nei luoghi pubblici da parte delle aziende e dei nostri governi. L’introduzione di queste tecnologie avviene in segreto, senza prove chiare sulla necessità di una sorveglianza di massa biometrica.

Secondo il nostro ordinamento giuridico nessuno può essere sottoposto a sorveglianza senza gravi indizi di reato. La sorveglianza biometrica ribalta questo principio: ogni persona è osservata, monitorata, e schedata alla ricerca di comportamenti “sospetti”.

Chi decide cos’è un “comportamento sospetto”? Quali sono i parametri utilizzati? In che modo i cittadini possono tutelarsi da abusi e violazioni? Queste sono domande a cui vogliamo avere risposta.

Non accetteremo mai che una persona ci segua costantemente monitorando e valutando chi siamo, cosa facciamo, quando e dove ci muoviamo. Il riconoscimento facciale, insieme ad altre tecnologie biometriche utilizzate nei luoghi pubblici, agisce proprio in questo modo, trasformando ognuno di noi in un potenziale sospetto.

Le nostre qualità, comportamenti, emozioni, caratteristiche vengono usate contro di noi. La nostra dignità è minacciata! Le persone sono oggettivate, mercificate, disumanizzate.

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