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23 Gennaio 2025

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Anche l’ONU boccia il ddl Sicurezza

Dopo l’OSCE e il Consiglio d’Europa, anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite esprime preoccupazione per il ddl sicurezza in discussione al Parlamento.

di Yari Russo

In una lettera inviata al Governo italiano lo scorso dicembre, sei relatori speciali ONU hanno invitato l’Italia a rivedere alcune disposizioni del ddl sicurezza che potrebbero essere in contrasto con gli obblighi presi dall’Italia in materia di tutela dei diritti umani. 

Il ddl sicurezza, dopo essere stato approvato in Senato lo scorso 19 settembre, è attualmente in esame alla Camera. Abbiamo già preso più volte posizione contro questo disegno di legge, contenente numerosi emendamenti che mirano a limitare il diritto di protesta e la libertà di manifestare, come la cosiddetta norma “anti-Gandhi”, che trasforma il blocco stradale da illecito amministrativo a penale, prevedendo così fino a 1 mese di carcere o una multa fino a 300 euro per chi blocca una strada o ferrovia con il proprio corpo. Se il reato viene commesso da più persone insieme – come nel caso di una manifestazione – è prevista una pena che va addirittura dai 6 mesi ai 2 anni di detenzione. 

Altri emendamenti prevedono invece che le pene possano essere aumentate fino a un terzo per chi protesta in modo “minaccioso o violento” contro le grandi opere infrastrutturali, come il Tav Torino-Lione o il ponte sullo Stretto. 

È dunque chiaro che tali normative sono costruite su misura per colpire, ancora una volta, l’attivismo e il dissenso nel nostro Paese. A dirlo non siamo soltanto noi e molte altre organizzazioni della società civile, ma anche i più prestigiosi organismi internazionali.

La lettera dell’ONU afferma infatti che le suddette disposizioni potrebbero violare la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici; in particolare, gli articoli sul diritto alla libertà e alla sicurezza e divieto di detenzioni arbitrarie (art. 9), sulla libertà di movimento (art. 12), sul diritto a un processo equo (art.14), sul diritto alla privacy (art. 17), fino ad arrivare agli articoli sul diritto alla libertà di espressione e di opinione (19), e a quelli sulla libertà di riunione(art. 21) e sulla libertà di associazione (art 22).

Il parere critico dell’ONU non è il primo della lista, ma arriva dopo i rilievi già espressi dall’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Michael O’Flaherty. Secondo quest’ultimo, alcune norme del ddl “restringono il diritto a manifestare e esprimersi pacificamente” violando la Convenzione europea dei diritti umani. È per questo che, a suo parere, “i senatori dovrebbero astenersi dall’adottarlo, a meno che non venga modificato in modo sostanziale per garantire che sia conforme agli standard del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani”. 

Analisi e riflessioni autorevoli che confermano dunque i nostri timori: questo decreto mette in grave pericolo i pilastri fondamentali dello stato di diritto, inserendosi in una più ampia cornice repressiva che mina l’essenza stessa della nostra democrazia. Non possiamo accettare tale minaccia: continueremo a fare pressione affinché le libertà fondamentali siano tutelate sempre e comunque.

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