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15 Maggio 2020

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Attivisti e industrie inquinanti si scontrano sul futuro del Pianeta post covid19

di Salvatore Papa

Risposte immediate! E’ questo quello di cui c’è bisogno per uscire dall’emergenza. L’Unione Europea, i Parlamenti nazionali – le istituzioni tutte- sono chiamate nello stesso momento a compiere scelte per ridisegnare una nuova normalità e aiutare il sistema a risollevarsi dalla crisi. La pandemia di COVID19 ha palesato i tanti limiti e ancor di più i difetti del nostro sistema economico. 

L’eccessivo sfruttamento degli spazi, delle risorse naturali e l’inquinamento atmosferico, sono tra i principali fattori che hanno generato questo corto-circuito globale. Da questa esperienza, abbiamo ricavato sicuramente una certezza: senza un cambio di direzione, il futuro sarà ancora più drammatico

La risposta dovrà essere data nel segno dello sviluppo sostenibile, mettendo al primo posto la tutela ambientale e i diritti delle generazioni future. Migliaia di cittadini stanno chiedendo una ripartenza green e un piano di investimenti per un futuro davvero sostenibile. D’altro canto, però, alcuni influenti lobbisti aziendali cercano di sfruttare l’occasione per “confondere le acque” e usare la crisi per alleggerire i vincoli ambientali che nulla c’entrano con l’emergenza

Il lockdown non ha di certo fermato l’attività di pressione sui decisori pubblici, anche in questo campo abbiamo assistito a una transizione verso il digitale: le manifestazioni sono passate dalle piazze ai social e gli incontri fisici sono diventati videoconferenze. Questo passaggio ha contribuito a rendere ancora meno trasparente l’attività di lobbying, gli incontri avvengono (online) senza alcuna possibilità di tracciamento e non conosciamo chi sta influenzando le decisioni in questa fase di emergenza. Ed è un’opacità davvero pericolosa di fronte al venir meno delle normali procedure di controllo dovute allo stato di “eccezione” in cui ci troviamo.

Proveremo a fare luce sulle principali campagne per la tutela ambientale, promosse dai cittadini e dalle organizzazioni della società civile e su altrettanti tentativi di “confondere le acque” messi in atto da alcuni lobbisti aziendali (che come vedremo non hanno ancora imparato la lezione!)

Le azioni dei cittadini e delle organizzazioni della società civile…

Ritorno al FUTURO – Friday For Future Italia
Una rinascita post-Coronavirus caratterizzata da investimenti sulla transizione ecologica. È questa la sfida della campagna #Ritornoalfuturo, lanciata dalla sezione italiana dei Fridays For Future, il movimento globale nato da Greta Thunberg. il 24 aprile è stato il giorno del global #digitalstrike, il primo grande sciopero digitale globale che ha visto manifestare migliaia di attivisti in tutto il mondo, dalle proprie case, chiedendo «giustizia climatica ORA!». E’ stata anche l’occasione per pubblicare i 7 punti della campagna italiana, un manifesto per il rilancio dell’economia, con investimenti nella riconversione ecologica, per la ricerca di giustizia climatica e sociale, e infine per costruire un’Europa della riconversione e dei popoli.
La campagna è appena entrata nel vivo, negli ultimi giorni si sono susseguite le azioni digitali dei giovani attivisti: venerdì 8 maggio hanno lanciato un social bombing nei confronti dei parlamentari e mercoledì 13, in contemporanea con l’assemblea di ENI. 

Stopglobalwarming.eu
Un’altra campagna che segnaliamo è stopglobalwarming.eu, un’iniziativa dei cittadini europei (ECI) per chiedere alla Commissione Europea di elaborare una proposta di legge per fermare il riscaldamento globale. La raccolta firme è stata promossa da Marco Cappato e supportata da 27 premi Nobel e oltre 5.000 scienziati sociali. La proposta è davvero semplice, si tratterebbe di spostare la tassazione dalle persone alle aziende inquinanti: una tassa per ogni tonnellata di CO2 prodotta, il cui ricavato andrebbe destinato a ridurre le tasse in busta paga dei lavoratori. Durante la giornata mondiale della terra, influencer e artisti italiani, tra cui Fedez, Nina Zilli, Mara Maionchi, Neri Marcorè e Giulia Innocenzi, hanno invitato a inserire l’immagine di www.stopglobalwarming.eu sul proprio profilo e a firmare la richiesta. La sfida è davvero ardua, per sottoporre la proposta alla Commissione c’è bisogno di raccogliere 1 milione di firme in 7 Paesi europei entro il mese di luglio.

#Coronavirus: Mobilità di Emergenza, l’automobile NON è la soluzione
Decine di associazioni impegnate per la mobilità sostenibile e l’ambiente hanno elaborato delle proposte per affrontare le criticità nel settore della mobilità durante la fase 2 e per tutto il post emergenza COVID-19. A spingerle, un’analisi dello scenario futuro molto plausibile: una riduzione del trasporto pubblico locale, dovuta al prolungamento  delle restrizioni e alla reticenza dei cittadini ad utilizzare i mezzi pubblici dovuta alla paura di contagiarsi. L’alternativa principale, sarà per tanti l’automobile, costringendo le città a soffocare tra il traffico e lo smog. 

La petizione è rivolta al Premier Giuseppe Conte e tra gli altri, al presidente della task force per la fase 2, Vittorio Colao, al presidente dell’Anci Antonio De Caro e a Domenico Arcuri commissario per l’emergenza. Un invito a puntare nell’immediato e per il futuro su alternative di mobilità eque e sostenibili. 


Le azioni dei rappresentanti delle industrie e delle associazioni di categoria

Più plastica, più igiene?
Un materiale indispensabile per “garantire l’igiene, la sicurezza e la prevenzione della contaminazione”, la migliore scelta per i dispositivi di protezione, quelli medici e i medicinali. Questa la motivazione usata dal gruppo dell’industria europea della plastica EuPC per chiedere alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, di riformulare o ritardare la direttiva europea sulle materie plastiche monouso. Peccato però che queste categorie non siano tra quelle vietate dalla direttiva, che invece riguarda posate, bicchieri, bastoncini per palloncini, cannucce e cotton fioc.

“La posizione della Commissione continua ad essere che le scadenze del diritto dell’UE devono essere rispettate”, secca la risposta di Vivian Loonela, portavoce della Commissione per le questioni ambientali, Inoltre, “la direttiva SUP prevede eccezioni per i dispositivi medici”. Questa volta i lobbisti della plastica non sono stati molto convincenti.

Stop al limite di CO2 per l’industria dell’auto?
I principali lobbisti dell’industria automobilistica europea – compresi produttori, fornitori, rivenditori e riparatori – hanno unito le forze per chiedere l’allentamento dei limiti di emissione di CO2. Nella lettera inviata alla Presidente Von der Leyen, oltre alla richiesta di maggiori aiuti finanziari per sostenere il settore, affermano, che la crisi di coronavirus “sconvolge i piani che avevamo fatto per prepararci a conformarci alle leggi e ai regolamenti dell’UE attuali e futuri entro i termini applicabili”. Alcune organizzazioni della società civile tra cui Greenpeace e Transport and Environment sono passati all’attacco denunciando il tentativo dei produttori di auto di sfruttare la crisi per frenare gli obiettivi climatici dell’UE. La Commissione europea ha fatto sapere che risponderà puntualmente alla richiesta, intanto una portavoce della Commissione ha dichiarato che c’è bisogno di “garantire che la ripresa sia il più sostenibile possibile, sia dal punto di vista economico che ambientale”. La risposta più convincente, però, arriva a sorpresa dalle tre grandi case automobilistiche tedesche Daimler (Mercedes), Volkswagen e BMW, che affermano di voler rispettare – senza ritardi – i nuovi obiettivi di CO2. A questo punto ci aspettiamo possano riuscirci tutti!

Rinviare, la parola d’ordine dell’industria chimica.
L’associazione federale dell’industria chimica tedesca (BDI Chemicals) ha inviato una lettera all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), per chiedere di ritardare, a causa dell’emergenza coronavirus, l’introduzione dello SCIP, un database di sostanze chimiche pericolose, utile a garantire la trasparenza delle informazioni per produttori e consumatori, sull’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali.
Inoltre, i produttori tedeschi mirano a far slittare il divieto di utilizzo dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), un composto utilizzato nella produzione di materiali resistenti ai liquidi, come tessuti impermeabili e pentole antiaderenti. La misura è in cantiere da 5 anni, dopo che numerosi studi hanno evidenziato una forte correlazione tra il PFOA e alcuni tumori, quali il cancro ai reni e ai testicoli. L’entrata in vigore è prevista per luglio di quest’anno, ci auguriamo, senza rinvii.