Milano, 2 maggio 2025 – Nuovi dati rivelano che molte società di consulenza in relazioni istituzionali e studi legali lavorano per l’industria dei combustibili fossili, ritardando l’azione di contrasto al cambiamento climatico, continuando così ad alimentare le emissioni climalteranti.
Nonostante gli impegni a favore della sostenibilità, questi consulenti minano gli sforzi globali contro il cambiamento climatico, sfuggendo allo scrutinio pubblico.
Il progetto “Decarbonise Professional Influence” di The Good Lobby si è basato sul Registro di Trasparenza dell’UE per tracciare i legami delle società di consulenza con il comparto dei combustibili fossili. Ha inoltre evidenziato come i loro servizi di lobbying in questo settore siano in conflitto con gli impegni dichiarati in materia di sostenibilità, rendendole inoltre dipendenti dal settore dei combustibili fossili in termini di ricavi.
I risultati sono eclatanti: società di spicco come FTI Consulting, Burson e Rud Pedersen fanno lobbying per favorire gli interessi delle aziende di combustibili fossili. Burson ha guadagnato oltre 700.000 € da clienti del settore fossile; NOVE, una società di dimensioni più ridotte, ha ricevuto 435.000 € nell’ultimo ciclo di rendicontazione (Registro di Trasparenza dell’UE).
“I nostri dati rivelano come le società di consulenza in relazioni istituzionali e gli studi legali utilizzino la loro esperienza in advocacy e le connessioni politiche per supportare gli sforzi dell’industria dei combustibili fossili nel ritardare la transizione verso l’energia pulita. Nonostante la loro influenza, questi attori rimangono per lo più non regolamentati, evidenziando l’urgenza di una maggiore trasparenza sul loro ruolo nel mantenere lo status quo mentre si presentano invece come parte della soluzione”, afferma il Professor Alberto Alemanno, Fondatore di The Good Lobby.
C’è una nota positiva: per molte società di consulenza in relazioni istituzionali, solo l’1% dei ricavi proviene da clienti del settore fossile, il che significa che tagliare i legami comporterebbe una perdita finanziaria minima ma guadagni significativi in termini di credibilità.
“Il rischio reputazionale che il settore dei public affairs si sta assumendo è straordinario” afferma Dieter Zinnbauer, consulente senior di The Good Lobby “Affermano di stare aiutando i clienti del settore fossile a ‘transitare’ verso l’energia pulita, ma non sono più credibili, dato che in realtà molte delle aziende per cui fanno lobbying stanno attivamente retrocedendo dai loro obiettivi climatici”.
“Mettere l’expertise in lobbying al servizio dell’ostruzionismo climatico non è solo eticamente discutibile – è anche dubbio dal punto di vista dei valori professionali e dell’integrità” aggiunge Zinnbauer.
Tuttavia, molte società di consulenza in relazioni istituzionali fanno dichiarazioni quantomeno azzardate sulla sostenibilità. Rud Pedersen afferma che è “fondamentale” far parte della soluzione climatica; Hill & Knowlton promette di “stimolare le aziende e i brand ad avere un impatto migliore su persone e pianeta’”. Queste affermazioni suonano vuote dal momento che dietro le quinte queste stesse società favoriscono le lobby dei combustibili fossili.
Chiamata all’Azione: Abbandonare i Clienti Fossili, Costruire Credibilità Climatica
Il messaggio è chiaro: se non si abbandonano i clienti fossili si rischiano la credibilità, la fiducia pubblica e un maggiore scrutinio pubblico. Passare dalle parole ai fatti non è solo possibile – è essenziale.
Ufficio stampa The Good Lobby Italia
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