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Hermes Center, The Good Lobby e info.nodes lanciano DontSpyEU, la campagna provocatoria per convincere gli europarlamentari a vietare le tecnologie di sorveglianza

Le 3 organizzazioni chiedono a tutte le istituzioni europee di vietare il riconoscimento biometrico per garantire il massimo rispetto della privacy e della libertà di espressione

11/05/23 – Il Parlamento europeo si trova di fronte ad un’occasione chiave per frenare la sorveglianza biometrica di massa e prevenire l’utilizzo di tecnologie così invasive e lesive di diritti fondamentali anche in Italia. E’ previsto per oggi in Commissione Congiunta IMCO-LIBE il voto sul Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, che contiene disposizioni chiave sulle tecnologie di riconoscimento biometrico. Il testo passerà poi al voto in Plenaria e alla successiva fase di negoziazione fra le istituzioni europee che si dovrebbe chiudere prima delle prossime elezioni europee del 2024.

Nel frattempo la moratoria che nel nostro Paese vieta ai privati l’utilizzo i sistemi di riconoscimento biometrico e che consente al pubblico di poterne usufruire solo previo parere del Garante, finora mai concesso, scadrà il 31/12/2023. Il Ministro dell’Interno Piantedosi ha già dichiarato la sua intenzione di introdurre il riconoscimento facciale nelle stazioni, negli ospedali e nelle aree commerciali di Roma, Milano e Napoli. Un’idea pericolosa, che in nome della sicurezza finirebbe per sottoporre chiunque ad una sorveglianza continua. Raccogliere migliaia di dati di tutti coloro che si trovano a passare in un determinato luogo sovverte la presunzione di innocenza, un principio cardine della democrazia.

Onde evitare che ognuno di noi possa diventare colpevole fino a prova contraria, Hermes Center, The Good Lobby e info.nodes lanciano DontSpyEU, la campagna con cui chiedono chiedono ai parlamentari e ai rappresentanti delle istituzioni europee di vietare l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento biometrico in luoghi pubblici come piazze, strade e parchi cittadini, sia in tempo reale che a posteriori.

Spiega Claudio Agosti di Hermes Center, ideatore della campagna, che “DontSpyEU vuole anticipare e quindi far comprendere a tutti i cittadini europei gli inevitabili problemi che deriveranno dall’uso del riconoscimento facciale in spazi pubblici. Abbiamo deciso di simulare il riconoscimento biometrico degli europarlamentari, attraverso un algoritmo già impiegato in molti prodotti, che assegna a ciascun eletto/a genere, età e “stato emotivo” per evidenziare il margine di errore e di approssimazione con cui queste tecnologie operano. Ci auguriamo in questo modo di indurli a riflettere attentamente sul voto che saranno chiamati ad esprimere. Per meglio rappresentare il mercato della sorveglianza, abbiamo deciso di permettere l’integrazione da parte di terzi del sito della campagna, invitando altri sviluppatori a raffinare ulteriormente l’algoritmo di riconoscimento, completandolo con altre applicazioni capaci di sottolinearne i potenziali usi discriminatori, e mettendo in palio dei premi per le migliori proposte.”

Anche Martina Turola di The Good Lobby è dello stesso avviso: “la letteratura scientifica dimostra come queste tecnologie amplifichino la discriminazione. Allo stato attuale chiunque non rientri nello stereotipo di “uomo bianco occidentale”, rischia di non essere riconosciuto correttamente dagli algoritmi di riconoscimento e quindi di essere arrestato ingiustamente. L’effetto collaterale è evidente: molte persone possono essere portate a evitare di partecipare alle proteste per proteggersi o a non manifestare le loro opinioni per paura di essere sempre osservate o ascoltate. E’ quanto successo negli Stati Uniti, in seguito all’utilizzo della polizia di New York del riconoscimento facciale per profilare i manifestanti di Black Lives Matter (BLM)”.

Davide Del Monte, dell’associazione info.nodes, chiede a tutti i rappresentanti delle istituzioni europee di “riflettere sulle conseguenze anche a lungo termine delle decisioni che stanno per essere prese: tecnologie così pervasive di sorveglianza, una volta installate e messe in azione difficilmente potranno essere limitate o rimosse in futuro. Nessuno di noi può sapere cosa succederà da qui ai prossimi 10 anni alle nostre democrazie, per questo dovremmo fare in modo che la tutela della privacy dei cittadini sia garantita al massimo livello oggi, domani, sempre”.