fbpx
Dona

La Commissione Europea ci ricorda l’urgenza e la necessità di leggi chiare sul conflitto di interessi e il lobbying.

Ancora una volta la Commissione Europea col suo annuale rapporto sullo stato di diritto negli Stati Membri ci ricorda l’urgenza e la necessità di avere normative chiare e organiche sui conflitti di interessi e l’attività di lobbying. In particolare, sull’attività di rappresentanza di interessi, le considerazioni della Commissione Europea sono nette: fino a che non ci sarà un registro della trasparenza unico e obbligatorio, non si potrà parlare di un quadro normativo efficace. È quello che The Good Lobby e la coalizione Lobbying4Change vanno ripetendo dal 2020. “Nella scorsa legislatura abbiamo perso una straordinaria occasione: quella di veder approvata anche dal Senato una legge che – con tutti i suoi limiti – avrebbe finalmente definito con chiarezza i confini leciti dell’attività di rappresentanza di interessi. La nuova maggioranza ha scelto di ricominciare tutto daccapo, con un’indagine conoscitiva in corso alla Commissione Affari Costituzionali alla Camera che si sarebbe dovuta chiudere a giugno ma di cui non si sa più nulla. Ed è paradossale che con la riforma Nordio si pensi di riformare il traffico di influenze illecite (che definisce cosa è patologico nel rapporto tra stakeholder e decisori pubblici) senza aver mai definito cosa è invece legittimo”, commenta Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby.

Anche sulla trasparenza del finanziamento alla politica, le indicazioni della Commissione Europea sono molto chiare: serve una piattaforma unica, aggiornata tempestivamente, facilmente accessibile e leggibile che presenti tutti i dati sulle donazioni ricevute dai partiti. Siamo ben lontani da questo risultato e, senza strumenti di trasparenza organici, continua a essere un ginepraio districarsi tra una miriade di siti dei partiti e delle istituzioni in cui ritrovare dati che in molti casi sono in formato non rielaborabile (.pdf e .doc). Anche alla luce della mancanza di una disciplina sul lobbying, sarebbe urgente sapere chi finanzia la politica.

Il rapporto della Commissione Europea si sofferma inoltre sulla libertà dei media, un tema estremamente rilevante dato che le azioni vessatorie contro i giornalisti in Italia sono sempre più frequenti. Membri dell’attuale compagine governativa ricorrono sempre più spesso a questo abuso del diritto impiegato nei confronti di persone che esprimono opinioni di dissenso. Questa tendenza dimostra che la libertà di stampa e lo spazio civico in Italia si stanno riducendo, con implicazioni pericolose per la democrazia.
Le proposte di legge nazionali volte a riformare le disposizioni in materia di diffamazione, a cui fa riferimento la Commissione nel report, propongono disposizioni che violano gli standard internazionali sulla libertà di espressione e l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in quanto aumentano in modo sostanziale le multe per la diffamazione penale e impongono sanzioni aggiuntive dirette all’interdizione dall’esercizio della professione giornalistica. Come ha ripetutamente affermato la Corte europea dei diritti dell’uomo, le sanzioni penali per la diffamazione costituiscono un grave effetto paralizzante sulla libertà di espressione.

Una riforma esaustiva delle leggi sulla diffamazione in Italia deve essere allineata agli standard internazionali sulla libertà di espressione e deve concentrarsi sulla depenalizzazione della diffamazione e sulla definizione di limiti ragionevoli alle sanzioni nell’ambito del diritto civile per proteggere la libertà di stampa, la libera espressione e il diritto di sapere. L’Italia dovrebbe inoltre sostenere i provvedimenti che offrono la massima tutela contro le SLAPP nei prossimi negoziati sulla direttiva UE in materia: su questo The Good Lobby, assieme al nodo italiano della Coalition against Slapp in Europe sarà in prima linea nei prossimi mesi.