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Legge lobbying: chiediamo l’istituzione di consultazioni pubbliche per gli atti normativi del governo

E’ una delle richieste avanzate dal Direttore di The Good Lobby Federico Anghelé a nome della coalizione di 10 organizzazioni della società civile in occasione dell’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera

 

Roma, 23 giugno –“Se siamo qui a parlare, è anche a nome degli oltre 10.000 cittadini che hanno firmato la nostra petizione sul lobbying e delle 10 organizzazioni – tra cui cito almeno Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Slow Food – che sono entrate a far parte della coalizione che chiede di regolamentare la rappresentanza di interessi”  ha dichiarato Federico Anghelé direttore di The Good Lobby,  nel corso dell’audizione in Commissione Affari Costituzionali della Camera sulle proposte di legge per regolamentare il lobbying che si è tenuta questa mattina.

“Quando parliamo di lobbying per molti sembra di dover evocare solo grandi aziende, interessi privati, risorse economiche consistenti. Ma ci si dimentica, invece, che il lobbying non è altro che una modalità attraverso la quale i policy makers entrano in contatto con le istanze, i punti di vista, le informazioni in possesso dei molteplici attori sociali”. E aggiunge: “il processo decisionale deve essere inclusivo: i policy makers non possono interpellare in maniera arbitraria solo i soggetti che per contatti acquisiti, risorse disponibili, rilevanza economica o sociale, sono in grado di farsi ascoltare e vantano perciò il diritto di dire la loro sulle proposte normative”. The Good Lobby e le organizzazioni alleate (Altroconsumo, Associazione Antigone, Calciosociale Italia, Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Cittadinanza Attiva, Equo Garantito, Fondazione Etica, ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Slow Food Italia) chiedono una regolamentazione del lobbying che garantisca a tutti i soggetti in grado di portare un punto di vista utile al decisore pubblico, di potersi esprimere, di poter essere ascoltati.

Durante l’audizione, The Good Lobby ha esposto ai membri della Commissione gli elementi imprescindibili che una buona legge sul lobbying dovrebbe contenere secondo la coalizione che rappresenta. Prima di tutto, la legge deve prevedere l’istituzione di un registro pubblico dei portatori di interessi nazionale, con l’iscrizione obbligatoria per chiunque voglia esercitare l‘attività di lobbying, guidato da un’autorità super partes, in grado di garantire imparzialità nel monitoraggio dell’attività e nell’irrogazione delle sanzioni.

La seconda richiesta riguarda l’istituzione di un’agenda pubblica degli incontri tra politici, funzionari pubblici e lobbisti, da rendere disponibile sul sito internet dell’istituzione di cui fa parte il decisore pubblico, in cui entrambe le parti devono comunicare la data dell’incontro, i temi in discussione e quale documentazione è stata depositata.

The Good Lobby propone inoltre di istituire consultazioni pubbliche degli stakeholder sui disegni di legge in esame (soprattutto di iniziativa del governo), per dare la possibilità agli iscritti al registro di essere ascoltati sui propri temi di riferimento. L’attività di consultazione diverrebbe quindi un elemento necessario per l’iscrizione dell’atto all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, salvo specifiche eccezioni (legge costituzionali, atti in materia di sicurezza e trattati internazionali). Agli stakeholder che rispetteranno le regole, dovrebbero essere fornite indicazioni precise sui testi fin dalle prime bozze e garantito l’accesso alle sedi istituzionali. Ogni atto normativo dovrebbe poi essere accompagnato da un’adeguata relazione in cui i decisori pubblici diano nota dei portatori di interesse auditi e dell’attività di lobbying condotta nei loro confronti.

Infine, ha rimarcato Anghelé, è importante riequilibrare il quadro sanzionatorio proposto dai progetti di legge parlamentari sul tema, troppo sbilanciato a carico dei portatori di interessi, in modo da prevedere adeguate sanzioni anche per i politici che non rispettano le regole.

“Non crediamo che una legge possa e debba regolamentare tutto – conclude Anghelé-. Iniziamo tuttavia a mettere qualche punto fermo, consapevoli che molto si dovrà fare sul piano delle idee per alimentare una cultura del lobbying responsabile, della partecipazione e dell’inclusione, che consideri il ricorso agli stakeholder una risorsa e una fonte di legittimazione e non solo una stanca procedura”. In questo senso, proprio gli Stati Generali dell’Economia, sono stati un’opportunità mancata. L’intento di coinvolgere la società civile si è tradotto in modalità inclusive opache: non è dato di sapere sulla base di quali considerazioni sono stati scelti alcuni interlocutori ed esclusi altri, né su quali temi si è deciso di puntare. Inoltre, la decisione di tenere gli incontri a porte chiuse, non è stata un buon esercizio democratico. Il premier Conte e il governo possono e devono sicuramente fare meglio alla prossima occasione, nonché impegnarsi seriamente per approvare una normativa sul lobbying con urgenza, vista la delicata fase economica e sociale che stiamo vivendo a causa della pandemia.