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“Necessario un osservatorio permanente sul rispetto dello stato di diritto in Italia”. L’appello lanciato da Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby Italia, lanciato in occasione della tavola rotonda “Justice under attack. Lessons from Poland”

I principali report internazionali sullo stato di diritto (le regole base per il funzionamento della nostra democrazia liberale) hanno evidenziato alcuni fattori di rischio per l’Italia su cui tutti noi dovremmo riflettere e agire. Tanto il rapporto 2022 della Commissione Europea sullo stato di diritto negli Stati membri, quanto i recenti report di Liberties e Civicus (entrambi del 2023) segnalano le principali criticità, che vanno dai tempi infiniti dei processi alla limitata digitalizzazione del sistema giudiziario, dalla mancata approvazione di leggi sul lobbying, sui conflitti di interessi, sulle porte girevoli, fino alla criminalizzazione delle ONG, in particolare quelle che si occupano di migrazioni. E’ proprio l’attacco ai pilastri della società civile, media e terzo settore, che rischia di creare pericolosi precedenti: il numero di azioni legali temerarie (SLAPP) da parte del potere politico contro organizzazioni non profit e giornalisti è cresciuto drammaticamente negli ultimi mesi così come i decreti contro le ONG rischiano di compromettere fortemente la reputazione dell’intero settore non profit.

“Ecco perché – secondo Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, intervenuto alla tavola rotonda organizzata a Milano assieme a Pro Bono Italia presso lo studio legale Clifford Chance “Justice under attack. Lessons from Poland” – è necessario che esperti, organizzazioni civiche, accademici, avvocati diano vita a un osservatorio permanente sul rispetto dello stato di diritto nel nostro Paese. Occorre compiere analisi periodiche sui fattori di rischio che contribuiscano poi a campagne di sensibilizzazione, che facciano comprendere al grande pubblico perché la difesa dello stato di diritto riguarda tutti e l’attacco a esso può avere un impatto sulla vita di ciascuno di noi.
E parallelamente, anche grazie alla collaborazione con la rete degli avvocati pro bono, sarebbe necessario avere un gruppo di lavoro in grado di agire con tempestività per salvaguardare gli attivisti dei diritti umani, il terzo settore e i giornalisti dalle azioni giudiziarie provenienti dal potere politico. Come ci ha insegnato la medicina, prevenire è meglio che curare: ecco perché è il momento di agire”.