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Referendum 2025: almeno 67mila richieste di voto fuorisede, ma il Ministero inspiegabilmente non pubblica i dati definitivi. The Good Lobby Italia: “Voto fuori sede non solo possibile, ma necessario contro l’astensionismo”

Oltre 67mila persone hanno fatto richiesta per votare fuori sede in occasione dei prossimi Referendum dell’8 e 9 giugno 2025. O perlomeno questo è ciò che sappiamo al momento su questa seconda sperimentazione nazionale del voto a distanza. I dati pubblicati dal Ministero dell’Interno, infatti, sono solo provvisori. 

Com’è possibile che, a meno di 3 giorni dal voto, il Ministero non abbia ritenuto necessario pubblicare i dati definitivi? Perché questo inspiegabile atteggiamento? 

In un sistema democratico maturo ed efficace, tutto questo è inaccettabile. “La trasparenza istituzionale non può essere un optional, tanto più quando si tratta di una sperimentazione elettorale nazionale. L’assenza di dati aggiornati e accessibili mina la fiducia e impedisce un monitoraggio pubblico sull’efficacia e l’equità del processo.” afferma Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby Italia. 

Nonostante questa grave mancanza di trasparenza, i dati provvisori parlano chiaro: le richieste sono quasi triplicate rispetto alle elezioni Europee 2024, quando la sperimentazione era limitata a studenti e studentesse e aveva coinvolto circa 24mila persone. Un incremento che conferma quanto The Good Lobby Italia e la Rete Voto Fuori Sede sostengono da tempo: una legge sul voto fuori sede non solo è possibile, ma è necessaria per garantire un diritto fondamentale e promuovere la partecipazione democratica. 

“Estendere questa seconda sperimentazione anche a coloro che vivono fuori sede per motivi di lavoro o cura ha portato a un raddoppio degli iscritti, segno evidente di un’esigenza reale e diffusa. Questo nonostante i numerosi limiti riscontrati: dai tempi ristrettissimi – meno di un mese per fare richiesta – e una scarsa attenzione mediatica e politica sia verso i Referendum sia, di conseguenza, verso la possibilità di votare a distanza”. Dichiara Fabio Rotondo di The Good Lobby Italia. 

I dati italiani dovrebbero dunque essere in linea con il trend di crescita registrato negli altri Paesi dell’Unione europea dove il voto fuori sede è già realtà. Un dato che conferma come ogni innovazione come il voto a distanza abbia bisogno di tempo, informazione e continuità per essere conosciuta, compresa e utilizzata appieno dalla cittadinanza. Per questo è fondamentale che la sperimentazione non resti un episodio isolato, ma rappresenti un primo passo verso una riforma strutturale e permanente. 

Nonostante i dati l’Italia resta l’unico Paese dell’UE senza una legge sul voto fuorisede (insieme a Malta e Cipro che, tuttavia, non ne hanno alcun bisogno date le loro ridotte dimensioni territoriali): la legge delega sul voto fuorisede è ferma in Senato ormai da quasi due anni. È dunque il momento di riprendere l’iter e trasformare queste sperimentazioni in una conquista permanente. Oltre 57mila persone si sono già unite a The Good Lobby per chiedere la legge al Governo: ora serve una risposta politica all’altezza di questa domanda di partecipazione.