Le cause legali temerarie contro i giornalisti nel nostro Paese sono diventate oramai una vera e propria emergenza democratica. Secondo uno studio del Parlamento europeo, tra il 2022 e il 2023 l’Italia si è posizionata al primo posto tra i paesi che hanno avviato il maggior numero di azioni legali per intimidire giornalisti, attivisti, editori e ONG, con il 25,5% dei casi totali. Il pretesto più utilizzato è quello della diffamazione, ma la realtà è che oltre il 90% delle querele per diffamazione contro giornalisti vengono archiviate in primo grado.
A confermare questo trend negativo è il Report sullo stato di diritto dell’Unione Europea che – in perfetta continuità con i risultati della missione del consorzio Media Freedom Rapid Response – sottolinea come l’abuso di querele temerarie e la mancata riforma della legge sulla diffamazione minano libertà di stampa e indipendenza dei media.
Tra le strategie più utilizzate da governi, pubblici ufficiali e multinazionali per limitare le azioni di denuncia da parte dei giornalisti, sindacalisti e whistleblower che denuciano illeciti sul lavoro, vi è certamente il ricorso alle azioni SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation): azioni legali – quasi sempre consapevolmente infondate – che hanno il solo scopo di intimidire, screditando la professionalità, e istigando la paura di dover affrontare processi e costi legali.
Anche grazie alla pressione della coalizione CASE di cui facciamo parte insieme a più di 100 organizzazioni, il Parlamento europeo ha adottato una direttiva tesa a garantire la protezione UE contro le SLAPP alle persone e le organizzazioni che lavorano su questioni di interesse pubblico.
Sebbene sia un primo passo che accogliamo con favore, la strada è ancora lunga: la direttiva si applica infatti soltanto alle cause transfrontaliere, e non ha dunque sui casi che si consumano nel territorio di un solo stato membro. Oltretutto, sebbene sia stata approvata, gli Stati Membri hanno due anni di tempo per recepirla negli ordinamenti nazionali.
Negli ultimi tempi abbiamo visto emergere casi che coinvolgono addirittura la Premier Giorgia Meloni, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Un precedente davvero pericoloso che deve essere immediatamente contrastato.
Noi stessi di The Good Lobby, impegnati con IrpiMedia nell’inchiesta “Le mani sulla Ripartenza” sui conflitti di interessi del PNRR, siamo stati coinvolti in una lite temeraria. Uno dei soggetti nominati in un articolo, infatti, ha minacciato di farci causa per diffamazione, avviando un processo di mediazione in sede civile con tanto di richiesta di risarcimento danni.
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