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16 Aprile 2025

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Il Governo scavalca il Parlamento e approva il DL Sicurezza

Il diritto di protesta è sempre più a rischio

di Bianca Dominante

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Durante l’ultimo Consiglio dei ministri il Governo ha approvato un decreto-legge “Sicurezza”, così chiamato perché ricalca quasi parola per parola il DDL Sicurezza, approvato alla Camera a settembre e attualmente in discussione al Senato. 

In pratica il Governo ha scavalcato il Parlamento, trasformando il disegno di legge in un decreto-legge. Ora i parlamentari avranno solo 60 giorni per approvarlo, senza possibilità di modificarlo se non in modo marginale. Non è un caso isolato. Il Liberties Rule of Law Report 2025 aveva già lanciato l’allarme: su 79 DL varati, 67 sono stati convertiti in legge. È evidente che questo Governo usa i decreti come scorciatoie per far passare ciò che vuole. E intanto il ruolo del Parlamento si restringe sempre di più. 

Il nuovo DL Sicurezza contiene alcune modifiche rispetto al testo originale relative a quegli articoli su cui anche il Presidente Mattarella aveva espresso perplessità: l’arresto di donne incinte o con figli piccoli, il divieto di vendere SIM agli stranieri senza permesso di soggiorno, nuovi reati per le rivolte in carcere e la possibilità per l’intelligence di accedere a dati riservati della PA. 

Restano invece immutate le misure che indeboliscono il diritto di protesta. Per esempio la cosiddetta norma “anti-Gandhi”, che trasforma il blocco stradale in reato penale: chiunque blocchi una strada o una ferrovia con il proprio corpo rischia fino a 1 mese di carcere o una multa di 300 euro. Ma se l’azione viene compiuta da più persone insieme – come nelle manifestazioni – la pena può arrivare fino a 2 anni di carcere. 

Stesso discorso per chi danneggia qualcosa in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico: sono previste pene severe, da un anno e sei mesi fino a cinque anni di reclusione, oltre a multe fino a 15mila euro. Le pene aumentano di un terzo se la protesta è ritenuta “minacciosa o violenta” contro Grandi Opere. 

L’obiettivo è chiaro: intimidire, criminalizzare, mettere a tacere l’attivismo, in particolare quello ambientale. Il dissenso fa paura, e chi lo esprime viene trattato come un criminale. Una deriva autoritaria che non possiamo permetterci: difendiamo insieme le nostre libertà e la nostra democrazia! 

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