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Petizione diretta al governo e in particolare al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa, al Ministro dell'Interno e al Ministro degli Esteri
In collaborazione con:
Ci opponiamo alla normativa che esclude ingiustamente gli italiani residenti nei Paesi extra-Ue dalla possibilità di votare a distanza alle elezioni per il Parlamento europeo. Chiediamo al governo di superare questa rigidità normativa e di estendere il diritto di voto a distanza alle elezioni europee ai circa 4 milioni di connazionali che vivono fuori dall’Unione Europea. La maggior parte degli altri Stati membri dell'UE ha già adottato da tempo modalità più moderne ed inclusive per tale esercizio del diritto di voto. Perché invece in Italia ci ostiniamo ancora a fare riferimento a una legge risalente a 30 anni fa, che esclude milioni di cittadini italiani?
Tutte le cittadine e i cittadini italiani sono europei, ma alcuni sono più europei di altri.
E il caso di dirlo per tutti gli italiani e le italiane residenti fuori dall’Unione Europea che non hanno potuto votare da remoto alle scorse elezioni europee. Parliamo di circa 4 milioni di persone: un numero altissimo di connazionali all’estero, tra i più alti nell’UE, a cui è stato limitato l’esercizio di un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito dalla Carta dei diritti dell’UE (Articolo 39).
Tale esclusione dal voto da remoto si deve a una legge vecchia di 30 anni, alla quale sia l’attuale governo che quelli precedenti aderiscono con rigidità normativa. Tuttavia, questa normativa è ormai inadeguata a regolare l’accesso al voto di una comunità di italiani all’estero sempre più ampia. Negli ultimi 20 anni, il numero di italiani residenti fuori dall’UE è aumentato esponenzialmente; tuttavia, questa parte significativa della nostra popolazione si trova esclusa dal diritto di voto a distanza per le elezioni europee, un’esclusione anacronistica che ignora il loro diritto a partecipare senza dover affrontare lunghi e costosi viaggi intercontinentali.
La maggior parte degli Stati membri dell’UE si son da tempo adattati a un esercizio più fluido degli strumenti democratici, consentendo il voto a distanza alle elezioni europee per i loro cittadini che vivono oltreconfine. Difatti, tra i 27 Paesi dell’UE, solo 6 (Bulgaria, Irlanda, Italia, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia) non permettono il voto da remoto per i cittadini e le cittadine residenti fuori dall’Unione. Questo dato diventa ancor più significativo se pensiamo che l’Italia è l’unico Paese fondatore dell’UE a non garantire questo diritto, e l’unico tra i cinque paesi più grandi dell’UE – Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Questa mancanza sottolinea una disparità rilevante nel rispetto dei diritti democratici dei cittadini italiani residenti all’estero rispetto a quanto garantito da altri Stati membri dell’UE, indebolendo così l’influenza e la rappresentanza della nostra voce a livello comunitario.
Per colmare questa grave lacuna, in rappresentanza delle cittadine e dei cittadini italiani residenti al di fuori dell’UE, sollecitiamo il governo a introdurre una normativa che superi l’obsoleto Decreto-Legge 24 del 1994, n. 408. È fondamentale garantire a tutti i nostri connazionali il diritto di voto a distanza per le elezioni europee, indipendentemente dal luogo di residenza, per sanare una disparità che attualmente discrimina circa 4 milioni di italiani. La normativa vigente obbliga chi vive fuori dall’UE a tornare fisicamente in Italia per votare, creando una diseguaglianza tra cittadini con pari diritti costituzionali e imponendo difficoltà logistiche e costi che scoraggiano la partecipazione alla vita democratica del Paese, oltre a non considerare tutte quelle persone che hanno difficoltà a muoversi per motivi di salute.
Garantire questo diritto non è solo una questione di eguaglianza e di eliminazione di discriminazioni tra italiani residenti in UE e fuori, evitando di creare cittadini di serie A e di serie B, ma rappresenta anche una misura importante per contrastare l’astensionismo e rafforzare una partecipazione democratica inclusiva. La possibilità di votare a distanza, inoltre, invierebbe un chiaro messaggio di impegno verso l’ambiente, evitando l’impatto ecologico di migliaia di viaggi intercontinentali obbligati solo per esercitare un diritto fondamentale.
Considerando anche che il voto a distanza viene concesso a tutti i residenti all’estero per le Politiche e i Referendum, non si spiega proprio la decisione di continuare a negarlo alle Europee.
I tempi, dunque, sono maturi per trovare soluzioni che garantiscano un esercizio equo e trasparente del diritto di voto per tutti gli italiani all’estero – allo stesso modo in cui viene concesso ai francesi, spagnoli, tedeschi, polacchi… che vivono oltre confine – nel rispetto dei principi della democrazia e dell’inclusione.
Le politiche europee hanno ormai un impatto significativo non solo su tutti noi cittadini e cittadine, ma anche sugli equilibri internazionali: dalle politiche finanziarie ai conflitti globali, dal cambiamento climatico alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Eppure, a milioni di italiani e italiane nel mondo, soprattutto a quelle grandi comunità all’interno dei confini stessi dell’Europa come Svizzera e Regno Unito, è negata la reale possibilità di dire la loro su temi cruciali per il nostro futuro… attraverso l’espressione del voto. Facciamo sì che sia l’ultima volta!
E riportiamo al centro dell’attenzione il diritto di voto per riavvicinare la popolazione alla politica. Limitare l’accesso al voto in questo contesto a comunità rilevanti come quelle degli italiani all’estero non solo mina la partecipazione democratica, ma indebolisce anche il legame tra i residenti all’estero e l’Italia.
Unisci la tua firma a quella di accademici e personalità italiane all’estero che sposano questa iniziativa.
Aderiscono all’iniziativa:
Giulia Gentile (University of Essex), Lorenzo Zucca (King’s College), Riccardo Crescenzi (The London School of Economics), Filippo Boeri (The London School of Economics), Federico Picinali (The London School of Economics), Eugenio Biagini (Cambridge University), Leonardo Felli (Cambridge University), Giulia Cavaliere (King’s College), Marta Minetti (Goldsmiths, University of London), Andrea Maria Pelliconi (University of Nottingham), Irene Bucelli (The London School of Economics), Elena Abrusci (Brunel University London), Andrea Pisauro (Plymouth University), Federico Varese (Oxford University), Niccolò Ridi (King’s College), Francesca Uberti (Oxford University), Valentino Larcinese (The London School of Economics), Brunello Rosa (City, University of London), Paolo Sandro (University of Leeds), Omar Hammoud Gallego (The London School of Economics), Elisabetta Fiocchi Malaspina (University of Zurich), Paola Gaeta (Graduate Institute of International and Development Studies), Edoardo Altamura (University of Manchester – University of Lausanne), Gian Luca Burci (Graduate Institute of International and Development Studies), Emanuela Ceva (University of Geneva),
George Gill, (CEO the3million)
Germana Canzi, (Consulente organismi internazionali sulla transizione energetica, ex-founding board member the3million)
Giuseppina Arzillo, (Presidente Com.It.Es. della Scozia e Irlanda del Nord)
Dimitri Scarlato, (Former eu advocacy lead at the3million e compositore)
Elena Remigi, (Founder and Director In Limbo Project, Consiglio Generale degli Italiani all’Estero)
Claudia Delpero, (Founder and editor of Europe Street News)
Anna Cambiaggi, (Co-founder Famiglie Unite in UK)
Federica Massagrande, (Co-founder Famiglie Unite in UK)
Leni Cadullo, (Co-founder Famiglie Unite in UK)
Silvia Polito, (Co-founder Famiglie Unite in UK)
Sapevi che circa 4 milioni di connazionali che vivono fuori dall’Unione Europea non possono votare a distanza per le elezioni del Parlamento europeo, contrariamente a quanto possono fare quelli che risiedono nei Paesi membri dell’UE?
Questo significa che, per esercitare il loro diritto di voto, le cittadine e i cittadini italiani residenti fuori dall’Unione Europea sono costretti a tornare fisicamente in Italia, un ostacolo che crea disuguaglianze e difficoltà pratiche. Ma non è solo una questione di giustizia: la situazione italiana è sempre più anacronistica, considerando che la maggior parte degli altri Paesi dell’UE ha già adottato modalità più moderne e inclusive per consentire ai propri cittadini all’estero di votare senza dover affrontare viaggi costosi. Nel nostro report, esploriamo il contesto normativo attuale, evidenziamo le disparità tra l’Italia e gli altri Stati membri, e proponiamo una revisione della politica per garantire un diritto di voto equo, che risponda alle esigenze di un mondo sempre più globale. Leggi il report per saperne di più, e scoprire come possiamo colmare questa lacuna e rendere la nostra democrazia più inclusiva.
6 Novembre 2024
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