fbpx
Dona

Padoan prima, ora Pompeo Meta: un altro clamoroso e vergognoso caso di “porte girevoli”

Dopo la vicenda “Padoan – Unicredit” ecco il turno di Ferrovie dello Stato. Nella giornata di ieri, il Consiglio di Amministrazione di Ferrovie dello Stato, dopo la prima bocciatura del 7 dicembre, ha varato le nomine dei vertici di Trenitalia e Rfi. Alla guida di Trenitalia è stato scelto Michele Pompeo Meta, ex presidente della Commissione Trasporti della Camera (fino al 2018) e dirigente di lungo corso del Partito Democratico.

Un altro palese e smaccato passaggio di ex parlamentari alla guida di aziende strategiche del nostro Paese.

In questo caso ciò che lascia più perplessi è che si tratta di un’azienda pubblica, perché Trenitalia è controllata al 100% dal Ministero dell’Economie e delle Finanze.

Si tratta di un ennesimo caso che rende ancor più necessario migliorare la proposta di legge sul conflitto d’interessi che solo in parte previene e sanziona il fenomeno delle porte girevoli”, commenta Federico Anghelé direttore di The Good Lobby. “Pensiamo sia necessario che la bozza di legge preveda un periodo di raffreddamento tra un incarico e l’altro di almeno due anni e non solo per i membri del governo, ma anche per i parlamentari”. ll testo approvato dalla Commissione affari costituzionali presenta infatti il grande limite di non regolamentare il pantouflage (il passaggio da una carica all’altra) proprio per i parlamentari, un vulnus già evidenziato da The Good Lobby in occasione della nomina di Padoan così come dall’OSCE nella sua audizione in Prima Commissione alla Camera. “Le porte girevoli sono un evidente problema per lo stato di diritto: minano l’integrità pubblica, perché fanno sì che informazioni, dati, relazioni confinate alla sfera pubblica vadano nelle mani di altri soggetti. E in più, danneggiano la concorrenza, perché facilitano un soggetto ai danni di un altro”, continua Federico Anghelé. 

La scelta di Michele Pompeo Meta come presidente di Trenitalia riafferma il concetto che è preferibile affidare ruoli apicali a politici fidati, anche se privi di titoli di laurea o di studi specifici nel settore, invece di prendere in considerazione candidati che vantino titoli, esperienze e competenze in materia più avanzate.