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Petizione diretta al Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e al Parlamento
Come è possibile che Matteo Renzi, senatore e membro della Commissione difesa, venga pagato per fare parte del consiglio di una fondazione riconducibile a uno Stato estero, l’Arabia Saudita, colpevole di gravi abusi dei diritti umani? E che Pier Carlo Padoan, ex Ministro dell’economia, possa lasciare il Parlamento e la Commissione bilancio, in possesso di informazioni riservate capaci di alterare il mercato, per diventare presidente di UniCredit? Servono misure per garantire l’imparzialità e l’indipendenza dei nostri rappresentanti politici e per mettere fine al fenomeno dei “ricollocati”. Firma per una legge sul conflitto di interessi: dobbiamo proteggere i fondi del Recovery Fund e impedire che vengano usati per favorire parenti, lobby e gruppi di appartenenza invece che per il bene della collettività.
L’Italia ha bisogno urgentemente di una legge chiara ed efficace che affronti il conflitto di interessi. Il Parlamento si è dato da fare, sono state presentate proposte di legge del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico che cercano una volta per tutte di sanare una lacuna gravissima per il nostro Paese. Leggi imperfette e migliorabili, ma che almeno provano a squarciare un velo di silenzio che dura da troppo tempo.
A breve arriveranno le risorse del Recovery Fund per aiutare la nostra economia ancora profondamente segnata dalla crisi provocata dalla pandemia: non possiamo permetterci di sprecare fondi destinati alla sanità, all’istruzione, alle imprese e rischiare che vengano dirottati verso attività illecite o che finiscano nelle tasche degli amici degli amici.
Chiediamo alla Commissione affari costituzionali della Camera, che il 6 ottobre 2020 ha provveduto ad adottare il testo base della legge, di riprendere immediatamente l’iter e far arrivare il testo in Aula. Non affrontare questo tema significa compromettere sempre di più il legame fra individui e comunità, perché dietro un comportamento corruttivo c’è sempre un conflitto di interessi. Se non ci muoviamo, il fenomeno della corruzione si normalizzerà sempre di più.
La legge deve prevedere:
Dobbiamo pretendere che chi siede in parlamento, chi guida un ministero, chi amministra le nostra città e le nostre regioni lo faccia in maniera disinteressata, ponendo al centro del proprio lavoro l’interesse pubblico e non quello dell’azienda, degli amici, dei parenti, della corporazione o di qualche lobby.
Unisciti all’appello e firma la petizione!
In collaborazione con Il Fatto Quotidiano, abbiamo realizzato questo report per gettare luce sul fenomeno delle porte girevoli in Italia e in Europa.
Porte girevoli in Italia, Europa e resto del mondo: cambiano le regole ma il conflitto di interessi resta
Il fenomeno delle porte girevoli, conosciuto anche come revolving doors, è una delle più sottovalutate pratiche capaci di originare gravi casi di conflitto d’interessi. Si tratta di un fenomeno molto problematico che può seriamente compromettere l’integrità delle nostre istituzioni, dando luogo a favoritismi, privilegi e rendite di posizione, e minando il funzionamento dei processi democratici e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Per revolving doors si intende il passaggio di politici come ex ministri, parlamentari, sottosegretari, così come di funzionari di enti di regolamentazione e manager di società pubbliche, dal ruolo pubblico a un incarico dirigenziale presso un ente privato o società partecipata (e viceversa). Qual è il problema? Il transito diretto dal settore pubblico al settore privato, oltre a impoverire la P.A. (che ha investito per formare risorse proprie), fa sì che il politico o il funzionario pubblico possa portare con sé informazioni preziose e avvalersi di una rete di relazioni che potrebbero avvantaggiare l’azienda o l’ente privato in cui è chiamato a svolgere il nuovo ruolo, compromettendo la neutralità del mercato. Questi passaggi sono problematici tanto più se avvengono nei settori direttamente collegati all’attività o al ruolo ricoperto dal politico o dal funzionario durante il suo precedente incarico: le aziende private sono pronte ad accoglierlo e ben felici di poter accedere al suo prezioso “bottino” di contatti influenti e di informazioni riservate.
È fondamentale arginare le porte girevoli rendendo obbligatorio un periodo di raffreddamento, in cui ex ministri, eletti, nominati e figure apicali di società pubbliche, non possono assumere cariche dirigenziali in enti privati o svolgere attività di lobbying. La pratica internazionale prevede che questo periodo vada da un minimo di un anno fino a un massimo di tre anni a seconda dell’incarico che si è ricoperto. L’obiettivo ultimo è evitare che le porte girevoli possano dare luogo a privilegi e rendite di posizione che potrebbero facilitare un attore a svantaggio di tutti gli altri.Come evidenziato da un report di Transparency International (2015), l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea privo di una normativa organica sul revolving doors. Lo stesso problema è stato segnalato negli ultimi mesi dal Commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders in audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera (24 febbraio); dalla Ministra alla Giustizia Marta Cartabia in Commissione Giustizia della Camera (15 marzo); dal GRECO, il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa, riunitosi in plenaria il 29 marzo. Noi di The Good Lobby denunciamo il problema da anni e abbiamo lanciato una petizione per regolare finalmente il conflitto di interessi e le porte girevoli.
In questo rapporto analizziamo il sistema normativo italiano e i casi più clamorosi di porte girevoli nostrane, poi passeremo a esaminare il quadro regolatorio dell’Unione Europea e concluderemo con un’analisi comparativa a livello internazionale.