fbpx
Dona

6 Novembre 2019

EmailTwitterFacebookWhatsApp

E tu cosa ne pensi delle lobby? Cittadini e parlamentari a confronto

L'indagine per scoprire convergenze e divergenze tra cittadini e politici sul mondo dei portatori di interessi

di Salvatore Papa

Articolo apparso il 31 luglio 2019 sul blog di Riparte il futuro

Cosa ne pensi delle lobby? Quanto è aperto, trasparente e partecipato il processo decisionale? Quali sono gli strumenti più efficaci per regolamentare l’attività di rappresentanza di interessi?

Abbiamo realizzato una piccola indagine digitale sull’attività di lobbying e sugli strumenti utili a regolamentare questo fenomeno. L’idea che ci ha spinto a farlo è stata quella di confrontare il punto di vista dei parlamentari, cioè di chi ogni giorno è chiamato a prendere decisioni nel delicato equilibrio degli interessi rappresentati, con quello dei cittadini. Hanno partecipato 50 parlamentari (sui circa 150 invitati) e oltre 2.500 cittadini. Un campione davvero significativo che ci ha permesso di scoprire su cosa sono e non sono d’accordo i nostri rappresentanti in Parlamento e i cittadini.

L’urgenza di una legge nazionale

Il primo punto che mette d’accordo tutti è quello sulla necessità di una legge quadro nazionale che disciplini l’attività di lobbying.

Seppure in misura diversa, cittadini e parlamentari concordano sull’urgenza di una legge che regoli una volta per tutte la rappresentanza di interessi.
Ai parlamentari che hanno espresso un valore alto di urgenza, abbiamo inoltre chiesto se fossero disponibili a presentare un disegno di legge:

Bene! il 90% tra questi, ovvero il 60% (29) sul totale dei partecipanti, si è detto disponibile a promuovere una legge. Un dato che conferma l’impegno da parte del Parlamento a occuparsi di lobbying: solamente nell’ultimo anno sono stati presentati 8 disegni di legge sul tema, 6 da parte di forze politiche di opposizione (qui ne analizziamo i contenuti) a cui se ne sono recentemente aggiunti 2 “targati” Movimento 5 stelle.

La definizione del lobbying

Ma di cosa parliamo quando ci riferiamo all’attività di lobbying?
Partiamo dall’inizio, proprio dalla definizione del fenomeno. Abbiamo chiesto di scegliere quale tra tre definizioni, ognuna con una “sfumatura” diversa, fosse la più corretta per descrivere l’attività di lobbying:

I risultati ci dicono che i nostri rappresentanti in Parlamento sanno per la maggior parte cosa significhi lobbying: un’attività di per sé “neutra” volta a informare i decisori pubblici. Però c’è un altro dato che non è possibile trascurare. Spesso i politici parlano di lobbying con un’accezione negativa, associando la parola lobby agli scandali di corruzione e all’attività di opachi faccendieri. Tutto questo contribuisce a rafforzare il sentiment negativo che accompagna la rappresentanza di interessi e a consolidare l’idea che il lobbying sia un elemento negativo, da regolamentare per arginare. Non ci sorprende, quindi, la scelta dei cittadini che in maggioranza hanno optato per la definizione più “forte”, cioè quella legata ai grandi gruppi organizzati, ai poteri forti ed esclusivamente al vantaggio economico.

Le tre parole

Facciamo insieme un esercizio molto semplice: quali sono le prime tre parole che vi vengono in mente quando sentite la parola lobby?
Lo abbiamo chiesto anche nel nostro questionario. Le tre parole andavano scelte tra una rosa di 18 di diverso orientamento tra loro.

La prima parola comune a cittadini (54%) e parlamentari (40%) è poteri forti (questi misteriosi, sic!). Senza dilungarsi sull’origine di questa magica espressione, è opportuno per comprendere i risultati ricordare il suo uso smodato, quasi “ossessivo”, utile a creare scalpore e interesse intorno a una notizia e ancor più utile per chi è alla ricerca del nemico ideale a cui attribuire gli insuccessi e le promesse elettorali mancate.

La percezione negativa dei cittadini viene confermata anche dalle altre due parole più scelte, infatti nell’ordine troviamo corruzione (51%) e faccendieri (41%). Mentre di segno opposto quelle selezionate dai parlamentari che in maggioranza optano per concorrenza (40%) e partecipazione (39%).
Noi lo diciamo da sempre: ci vorrebbero più lobbisti e non meno, nella misura in cui i decisori pubblici dovrebbero aver la possibilità di ascoltare molte più voci, molti più soggetti interessati a farsi sentire.

Nuove tecnologie e apertura del processo decisionale

Di una cosa siamo certi, un forte miglioramento della qualità delle decisioni pubbliche può darlo certamente l’utilizzo della tecnologia:

L’80% dei cittadini e il 90% dei parlamentari concordano nell’affermare che gli strumenti tecnologici possano contribuire ad aprire il processo decisionale, rendendolo più democratico e in grado di rappresentare anche gli interessi di gruppi spesso inascoltati e sotto rappresentati.

Ai parlamentari abbiamo domandato  in che modo l’utilizzo delle nuove tecnologie possa contribuire a migliorare la partecipazione, vi abbiamo riportato alcuni esempi di politici appartenenti a diversi partiti.

 

Per Approfondire:
Tecnologie civiche, trasparenza e inclusività del settore pubblico sono i temi principali del nostro studio Next Lobbying – La tecnologia per decisioni più aperte, democratiche e trasparenti, (Roma marzo 2019).

 

Le nostre proposte e la campagna #OcchiAperti

Questa è stata anche l’occasione per misurare il gradimento delle proposte lanciate con la nostra campagna #OcchiAperti. Cinque gli strumenti da noi individuati come cardini attorno cui costruire un’efficace regolamentazione dei portatori di interesse. Andiamo a vederli e soprattutto scopriamo insieme quali sono i più efficaci per i parlamentari e i cittadini che hanno partecipato:

Nel complesso tutte le proposte ricevono un giudizio positivo. Differenti gli strumenti più apprezzati.
Per i parlamentari il più gradito è il registro pubblico nazionale obbligatorio dei portatori di interesse, utile a garantire una maggiore trasparenza e accessibilità delle informazioni relative all’attività dei lobbisti. Mentre i cittadini preferiscono un quadro sanzionatorio efficace che preveda sanzioni sia economiche che reputazionali per lobbisti e politici.

Conclusione

Una legge sul lobbying contribuirebbe ad avere decisioni più democratiche, maggiore possibilità per tutti, anche i più deboli, di essere ascoltati. La necessità è quella di mettere cittadini organizzati, grandi aziende e gruppi economici nelle stesse condizioni di influire sulle decisioni pubbliche – definire una volta per tutte il campo da gioco – con regole certe e sanzioni efficaci.
Abbiamo visto che in Parlamento le proposte ci sono e sono tanti i parlamentari disponibili a lavorare ad una legge.

La trasparenza, la partecipazione e il miglioramento della qualità delle decisioni pubbliche dovrebbero essere obiettivi generali di un’intera classe dirigente, dei valori condivisi da tutte le forze politiche. Per questo chiediamo ai parlamentari di togliersi la “casacca” del partito di appartenenza e di lavorare insieme su qualsiasi proposta politica sarà discussa, ci auguriamo presto, in Parlamento. Quello che invece chiediamo ai cittadini è di non mollare, c’è ancora bisogno del vostro supporto, di far sentire la nostra – la vostravoce.

Continuiamo insieme, mettiamo fine ad anni di opacità, di rapporti poco chiari tra politici e lobbisti, di scandali di corruzione e conflitti di interessi. 

TAG