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11 Settembre 2020

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Edward Snowden: avere ragione, sette anni dopo

Una vittoria per il diritto alla privacy: il IX Circuito della Corte d’Appello americana ha dichiarato che il programma di sorveglianza di massa dei servizi segreti era illegale.

di Priscilla Robledo

Non voglio vivere in un mondo in cui tutto quello che dico, tutto quello che faccio, tutti quelli con cui parlo, ogni mia espressione creativa, di amore o di amicizia viene registrata” dichiarò il whistleblower Edward Snowden nel 2013 quando rivelò al pubblico l’immenso programma di sorveglianza di massa su scala globale implementato per anni dalla National Security Agency (NSA), i servizi segreti degli Stati Uniti, che spiava le conversazioni non solo di cittadini americani ma anche di altri paesi, fra cui vari capi di Stato e di governo. Sembra che il programma sia stato definitivamente abbandonato solo alla fine del 2019, a sei anni dalle rivelazioni di Snowden e dopo 18 anni in cui – secondo una recente sentenza – ha operato illegalmente.

È di pochi giorni fa, infatti, la notizia che il IX Circuito della Corte d’Appello degli Stati Uniti ha stabilito che il programma di sorveglianza di massa della NSA, proprio quello che Snowden ha denunciato, era illegale. Più precisamente, le reti telefoniche che, senza mandato, hanno raccolto segretamente milioni di tabulati telefonici americani avrebbero violato il Foreign Intelligence Surveillance Act e potrebbero presentare profili di incostituzionalità.

Non avrei mai immaginato che sarei vissuto abbastanza da vedere i nostri tribunali condannare le attività della NSA come illegali e nella stessa sentenza darmi il credito di averle denunciate“, ha scritto Snowden in un messaggio pubblicato su Twitter

 

Il caso riguarda quattro cittadini residenti a San Diego (Basaaly Saeed Moalin, Ahmed Nasir Taalil Mohamud, Mohamed Mohamud and Issa Doreh) accusati di fornire aiuti a fanatici religiosi in Somalia, in base a prove raccolte mediante il programma di sorveglianza. 

I pubblici ministeri hanno insistito sul fatto che i quattro fossero stati condannati nel 2013 grazie allo spionaggio telefonico della NSA, ma la recente decisione della Corte d’Appello ha appunto stabilito che le prove raccolte in quel modo non erano utilizzabili.

Questa decisione non cambia la posizione personale di Edward Snowden, che ancora risiede in Russia e non può entrare negli Stati Uniti in quanto rischierebbe di essere giudicato dalla corte marziale per violazione di segreto di stato e alto tradimento. Qui sta il paradosso del whistleblower: denuncia comportamenti illegali e incostituzionali, ma incorre in responsabilità penali o amministrative per averlo fatto.

Vale la pena, ad ogni modo, ricordare l’impatto che le dichiarazioni del whistleblower più famoso al mondo hanno generato:

  • Indagini: le rivelazioni di Snowden hanno originato numerose indagini sulla sorveglianza statunitense e sulle violazioni dei diritti umani alla privacy e alla libertà di informazione. Vi sono state indagini, oppure sono in corso, sulla sorveglianza di massa negli Stati Uniti, in alcuni paesi dell’UE, in UK e in Brasile.
  • Trasparenza: il 9 agosto 2013 il presidente Obama ha riconosciuto la necessità di una maggiore trasparenza sui programmi di sorveglianza degli Stati Uniti, chiedendo ai servizi di intelligence “di rendere pubbliche quante più informazioni possibili su questi programmi”. Un gran numero di documenti sono stati successivamente rilasciati dal governo degli Stati Uniti.
  • Riforme: 19 proposte di riforma delle leggi sulla sorveglianza statunitense sono attualmente pendenti negli Stati Uniti. Molte delle proposte di legge includono modifiche alla Foreign Intelligence Surveillance Court ed il ricorso a  procedimenti più trasparenti.
  • Azioni legali: sono stati presentati reclami formali contro i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito per violazione delle leggi e dei diritti sulla privacy in Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito e presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Inoltre, Microsoft, Google, Facebook, Yahoo, Linkedin e Dropbox hanno intrapreso delle azioni legali contro il governo degli Stati Uniti chiedendo di essere autorizzate a divulgare maggiori informazioni sulla loro compliance alle richieste pervenute dall’agenzia di sicurezza nazionale.
  • Dibattito pubblico: le rivelazioni di Snowden hanno informato il pubblico mondiale di programmi di sorveglianza iniziati dall’amministrazione Bush post 11 settembre 2001, che hanno raccolto segretamente dati di massa su telefoni e Internet. L’accesso a tale informazione ha reso più democratica la nostra società, offrendo al pubblico la possibilità di compiere nuove e diverse scelte sui propri comportamenti, nonché ha informato il dibattito pubblico sul tema della tutela della privacy nell’era delle comunicazioni di massa e digitali.

La sentenza del IX Circuito non influenzerà nemmeno le condanne degli imputati, poiché il tribunale ha trovato fondate altre prove a supporto delle accuse. Tuttavia varie associazioni, tra cui l’American Civil Liberties Union (ACLU), che ha contribuito a portare il caso in appello, hanno accolto con favore il verdetto dei giudici sul programma di spionaggio della NSA.

La sentenza odierna è una vittoria per i nostri diritti alla privacy“, ha affermato l’ACLU in una dichiarazione, aggiungendo che “rende evidente che la raccolta di massa di tabulati telefonici della NSA ha violato la costituzione americana“.