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21 Giugno 2020

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Illeciti Covid19: serve proteggere chi li segnala anticipando le norme europee

di Priscilla Robledo

Nel mese di maggio abbiamo partecipato a un Global Legal Hackathon dedicato al Covid19, una sorta di gioco organizzato dal Financial Times in cui giuristi, attivisti e policymakers da tutto il mondo si sono posti alcune “sfide legali” causate dalla diffusione del coronavirus. L’obiettivo era formulare proposte specifiche per risolvere i problemi giuridici che individui e società hanno incontrato durante la pandemia.

The Good Lobby ha guidato un team che si è interrogato su come aiutare, dal punto di vista della tutela legislativa, i whistleblower che segnalano illeciti legati al Covid. Sono infatti già emersi alcuni casi in Italia di whistleblower che hanno perso il lavoro per avere denunciato comportamenti illeciti esercitati durante la pandemia, per esempio nelle residenze per anziani. Formulare una disciplina specifica per i whistleblower del Covid, infatti, è necessario poiché la legge 179/2017 non fornisce una tutela a 360 gradi. 

La proposta del nostro team* prevede di anticipare il recepimento di alcune previsioni della Direttiva Whistleblowing fin da subito, con riferimento alle segnalazioni Covid, creando una disciplina specifica. Nonostante, infatti, la Direttiva verrà recepita non prima del prossimo anno, la situazione emergenziale creata dalla pandemia impone riflessioni ulteriori, che trovano nella Direttiva un’ancora giuridica significativa.

La disciplina specifica prevede l’introduzione di alcune misure introdotte dalla Direttiva, ed in particolare:

  • la protezione per i whistleblower che segnalano direttamente ai media o ad associazioni della società civile, senza rivolgersi precedentemente ai canali interni dell’ente per cui lavorano o all’autorità investigativa;
  • l’estensione della protezione legale a tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore privato, anche per coloro che lavorano in piccole e medie imprese che non hanno messo a disposizione i canali interni di segnalazione
  • l’introduzione di un Ufficio di supporto finanziario e psicologico ai whistleblowers Covid. L’Ufficio dovrebbe operare come un “difensore civico” (Ombudsman), presieduto da una persona dotata dei requisiti di indipendenza, onorabilità e rispettabilità, quale ad esempio un magistrato di un’alta corte (Corte dei conti, Consiglio di stato, Corte di cassazione) che di volta in volta sceglie un team multidisplinare di esperti (psicologi, avvocati, consulenti) che assistano i singoli whistleblowers nel procedimento conseguente alla segnalazione. L’Ufficio avrebbe dunque una forma agile, modulandosi di volta di volta per seguire ogni singolo caso. La creazione di un organo di questo tipo permetterebbe dunque un’assistenza sollecita e diretta ai whistleblower in difficoltà psicologica ed economica, ed aiuterebbe le istituzioni inquirenti ad agire sui casi segnalati con tempestività.  

L’introduzione di tutele aggiuntive per i whistleblower che denunciano illeciti connessi con la gestione della pandemia costituisce una sperimentazione di alcuni dispositivi temporanei di tutela che, se si rivelano efficaci, potrebbero essere inclusi anche nell’attuale legislazione sin da ora, oppure inseriti nella Direttiva così come immaginati nella nostra proposta (pensiamo per esempio all’Ufficio che offre supporto finanziario e psicologico ai whistleblower, come suggerito dalla Direttiva). 

Invieremo la nostra proposta al governo e al parlamento italiani, nella speranza che la tengano in considerazione e valutino l’introduzione delle misure proposte. In un momento così delicato sia per le finanze pubbliche sia per la democrazia nel suo complesso, la partecipazione dei cittadini e la prevenzione della corruzione devono essere esplicite priorità di governo.

 

*Il nostro team multidisciplinare era composto da Nicoletta Parisi, in qualità di professoressa di diritto internazionale all’Università degli studi di Catania; Laura Valli, ex funzionaria della World Bank ed attualmente advisor dell’Autorità Nazionale Anticorruzione; Tom Mueller, giornalista del New York Times e autore, fra gli altri, del libro Crisis of conscience che racconta storie di whistleblowers negli Stati Uniti; Costantino Grasso, professore di diritto, sostenibilità e responsabilità sociale di impresa e corporate governance all’Università di Coventry; e la nostra good lobbyist Priscilla Robledo.