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1 Settembre 2020

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Nuove ondate Covid: Europa, è tempo di coordinarsi

Il Financial Times anticipa i punti di un meeting che si terrà tra gli ambasciatori europei a Bruxelles. Ma saranno istituite norme davvero vincolanti?

di The Good Lobby

“I governi europei sono in allerta dopo un forte aumento nelle ultime settimane del numero di casi di Coronavirus in diverse regioni e vogliono evitare il ripetersi delle scene caotiche dell’inizio della pandemia, quando diverse capitali hanno perseguito un approccio individualista per quanto riguarda la chiusura dei confini all’interno dello spazio Schengen”. Lo riporta il Financial Times, anticipando i punti di discussione di un meeting che si terrà il 2 settembre tra gli ambasciatori europei a Bruxelles. Si parlerà di coordinamento transfrontaliero in termini di regolamentazione dei viaggi, regole comuni di quarantena, utilizzo di fonti di dati omogenee e concordate e migliori pratiche di mappatura.

Come dire, meglio tardi che mai.

Fin dai primissimi giorni della pandemia, ci siamo impegnati con la nostra campagna “Contro il Coronavirus l’Unione fa la forza” per chiedere  ai ministri e ai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione di coordinarsi per rispondere all’emergenza sanitaria. Quasi 10.000 persone hanno sottoscritto la nostra petizione e grazie a un’azione di pressione sui decisori abbiamo ottenuto una serie di risposte, nelle varie fasi che si sono avvicendate.

Bene quindi che siano finalmente individuati e discussi i punti su cui intervenire e che le  proposte contenute nel documento visionato dal Financial Times siano in linea con le nostre richieste. Tuttavia, non ci riterremo soddisfatti fino a che non sarà contemplata la possibilità di rendere il coordinamento costante e vincolante per tutti, scongiurando quindi azioni in solitaria

“Resta la responsabilità di ogni Stato membro di mettere in atto le misure che ritiene opportune”, si legge sul briefing dell’incontro e anche il Financial Times rileva che “sarà difficile compiere progressi in una di queste aree nelle 27 nazioni dell’UE, poiché le capitali si riservano il diritto di imporre le proprie misure unilaterali”.


Per evitare di dover assistere nuovamente all’introduzione di misure arbitrarie messe in campo da ciascuno Stato membro – un approccio che mette in pericolo la salute e i diritti di tutti i cittadini europei – chiediamo con la nostra petizione l’istituzione di un’Unione Europea della Salute.

Se l’Unione avesse reali competenze – che al momento non ha – in materia sanitaria, potrebbe prendere decisioni unitarie per tutti gli Stati membri in caso di crisi ed emergenze continentali, operando una gestione delle risorse più efficace ed efficiente.

Di fronte a virus che non conoscono confini, infatti, il livello decisionale più adeguato non può che essere quello sovranazionale

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