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31 Ottobre 2022

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Preoccupa la richiesta del PM di condannare al carcere tre giornalisti

Tre giornalisti italiani rischiano 6 mesi di carcere per aver riportato una notizia vera sull'ex Ministro Teresa Bellanova: l'ennesimo caso di azioni legali temerarie contro i giornalisti che mirano a limitare le azioni di denuncia nel nostro Paese.

di The Good Lobby

The Good Lobby ha deciso di aderire all’iniziativa lanciata da alcune associazioni per la libertà dei media e dei giornalisti, sottoscrivendo la seguente dichiarazione, in seguito alla richiesta di condanna a sei mesi di reclusione da parte di un Pubblico Ministero italiano per un caso di diffamazione a mezzo stampa che ha coinvolto tre giornalisti.
L’accusa era stata mossa in risposta alla loro segnalazione di una causa di lavoro nei confronti di un ex ministro. Le pene detentive nei casi di diffamazione a mezzo stampa sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale italiana nel 2021, salvo casi di eccezionale gravità. Nessun giornalista dovrebbe affrontare né temere la reclusione per aver pubblicato informazioni fattuali nell’interesse pubblico.

La causa contro i tre giornalisti è stata avviata nel 2014 da Teresa Bellanova, attuale presidente del partito Italia Viva che all’epoca era sottosegretaria al Ministero del Lavoro. I tre giornalisti – Mary Tota de Il Fatto Quotidiano, Danilo Lupo di La7 e Francesca Pizzolante de Il Tempo – sono stati denunciati per diffamazione a mezzo stampa da Bellanova nel 2014, per i rispettivi reportage sulla causa di lavoro intentata contro di lei da un ex addetto stampa.

In risposta alla causa, Bellanova ha inizialmente accusato l’addetto stampa e i tre giornalisti di complicità per tentata estorsione. ‘L’accusa è stata poi declassata a diffamazione a mezzo stampa per i giornalisti. A distanza di oltre otto anni, il processo non è ancora terminato.

Nell’ultima udienza del 17 ottobre, il PM Antonio Zito ha chiesto sei mesi di reclusione per tutti e tre i giornalisti. Con il loro lavoro di cronaca, all’epoca i tre avevano semplicemente dato notizia della causa di Lavoro e delle accuse mosse contro Bellanova. Accuse che sono state successivamente confermate dalla Corte d’Appello di Lecce. La prossima udienza è fissata per il 14 novembre 2022, quando, a seguito della confutazione dell’avvocato dei giornalisti, Roberto Eustachio Sisto, il giudice Michele Guarini emetterà la sentenza.

La prospettiva di dover affrontare una pena detentiva e il fatto che i tempi di questo processo si siano protratti a lungo hanno causato un effetto “congelamento”: è quanto riporta il giornalista Danilo Lupo, che ha ammesso di essersi astenuto dal riferire su questioni relative alla Bellanova negli ultimi otto anni.

Il caso dei tre giornalisti condannati alla reclusione richiama ancora una volta l’attenzione sulle gravi carenze delle leggi italiane sulla diffamazione. Secondo il codice penale italiano, infatti, la diffamazione a mezzo stampa può essere punita con la reclusione da sei mesi a tre anni. Tuttavia, negli ultimi due anni, la Corte Costituzionale aveva reso pubblica la sua posizione esortando i legislatori ad avviare una riforma globale delle disposizioni sulla diffamazione e stabilendo che la detenzione in tali casi è incostituzionale e dovrebbe essere prevista esclusivamente nei casi di diffamazione penale di “gravità eccezionale”.

Aderendo al dissenso espresso dalle organizzazioni giornalistiche italiane, le sottoscritte associazioni per la libertà dei media e i giornalisti esortano le autorità competenti a ritirare immediatamente la richiesta di condanna al carcere per i coinvolti nel caso Bellanova, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale. Esortiamo inoltre il nuovo Parlamento ad adottare rapidamente una riforma globale delle leggi sulla diffamazione sia civile che penale in Italia e a sottolineare la necessità di soddisfare gli standard europei sulla libertà di espressione. Continueremo a monitorare lo svolgimento del procedimento giudiziario del tribunale di Lecce e inviteremo le autorità competenti a reagire.

Dichiarazione firmata da:
OBC Transeuropa (OBCT)

International Press Institute (IPI)

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

European Federation of Journalists (EFJ)

ARTICLE 19 Europe

The Good Lobby

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