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6 Giugno 2025

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Referendum 2025: oltre 67mila richieste di voto fuorisede

Oltre 67mila persone hanno fatto richiesta per votare fuori sede in occasione dei Referendum dell’8 e 9 giugno 2025. O perlomeno, questo è quanto sappiamo finora

di Bianca Dominante

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  • Marco M.

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  • Barbara S.

    2 ore, 39 min fa

I dati pubblicati dal ministero dell’interno sono ancora provvisori e non coprono l’intero territorio nazionale.

Nonostante questa grave mancanza di trasparenza, i numeri – seppur parziali – sembrano andare verso una direzione molto chiara: le richieste sono quasi triplicate rispetto alle elezioni Europee del 2024, quando la sperimentazione era limitata a studenti e studentesse e aveva coinvolto circa 24mila persone. Un incremento che conferma quanto noi di The Good Lobby Italia e tutta la Rete Voto Fuori Sede sosteniamo da tempo: una legge sul voto fuori sede non solo è possibile, ma è necessaria per garantire un diritto fondamentale e promuovere la partecipazione democratica. 

Secondo i dati finora disponibili, la richiesta è stata presentata da 38.105 studenti e studentesse, 28.430 lavoratrici e lavoratori e 770 cittadini che si trovano fuori dal proprio Comune per motivi di salute. E anche tra gli studenti si registra un aumento significativo: 14mila in più rispetto alle Europee. 

Estendere questa seconda sperimentazione ha portato a un raddoppio degli iscritti, segno evidente di un’esigenza reale e diffusa. Questo nonostante i numerosi limiti riscontrati: dai tempi ristrettissimi – meno di un mese per fare richiesta – e una scarsa attenzione mediatica e politica sia verso i Referendum sia, di conseguenza, verso la possibilità di votare a distanza.

I dati italiani seguirebbero dunque il trend di crescita registrato negli altri Paesi dell’Unione europea dove il voto fuori sede è già realtà. Un dato che conferma come ogni innovazione come il voto a distanza abbia bisogno di tempo, informazione e continuità per essere conosciuta, compresa e utilizzata appieno dalla cittadinanza. Per questo è fondamentale che la sperimentazione non resti un episodio isolato, ma rappresenti un primo passo verso una riforma strutturale e permanente. 

In Francia, per esempio, è possibile votare per procura (o delega) già dal 1975 e il numero di elettori che hanno fatto richiesta di voto per delega cresce di elezione in elezione dal 1995 in poi. Si pensi che per le legislative del 2024 il numero di persone che ha votato per delega si è quadruplicato rispetto alle stesse elezioni del 2022, superando i 2 milioni. 

Un altro esempio è l’Estonia, dove nel 2005 solo l’1.9% aveva utilizzato il voto elettronico, mentre nel 2023 la percentuale è salita oltre il 50%. 

E ancora in Germania, dove il voto per corrispondenza è possibile dagli anni ‘50: la percentuale di elettori che ha usufruito di questa possibilità è cresciuta esponenzialmente, passando dal 9,4% delle elezioni del 1990 al 47,3%, quasi la metà dell’elettorato, in occasione delle ultime elezioni federali del 2021. 

E l’Italia? Nonostante le evidenze, resta l’unico Paese dell’Unione – fatta eccezione per Malta e Cipro, che per ragioni geografiche non ne hanno bisogno – ancora senza una legge sul voto fuori sede. La legge delega approvata alla Camera è ferma in Senato da quasi due anni. 

Ora è il momento di agire. Non possiamo continuare a trattare il voto fuori sede come un’eccezione. Serve una riforma strutturale che renda questo diritto permanente. Più di 57mila persone si sono già unite alla nostra battaglia per chiederlo al Governo. È tempo di dare una risposta politica concreta a questa domanda di partecipazione! 

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