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30 Aprile 2024

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Riders & Co: l’esercito di lavoratori in cerca di tutele e diritti

Il Parlamento europeo ha appena adottato una nuova direttiva che li riguarda

di Laura Ferrari

Il Parlamento europeo ha adottato, con 554 voti favorevoli, 56 voti contrari e 24 astensioni, una nuova direttiva, al fine di garantire che i lavoratori delle piattaforme digitali dispongano di una classificazione corretta della loro posizione lavorativa e a correggere il lavoro autonomo fittizio. La norma regola inoltre, per la prima volta in assoluto nell’UE, l’uso di algoritmi sul posto di lavoro.

I riders, i traduttori online e gli altri lavoratori dipendenti delle piattaforme digitali verranno stabilizzati con un contratto che sia veramente in grado di tutelarli?

Quali sono i limiti alla pervasività degli algoritmi utilizzati nei dispositivi dei lavoratori sul luogo di lavoro?

Inquadramento contrattuale

La nuova legge obbliga i Paesi UE a introdurre una presunzione di rapporto di lavoro subordinato (rispetto al lavoro autonomo) quando sono presenti fatti che indicano il controllo e la direzione, conformemente al diritto nazionale e ai contratti collettivi, e tenendo conto della giurisprudenza dell’UE.

Questa presunzione legale confutabile del rapporto di lavoro deve avere il fine di correggere lo squilibrio di potere tra la piattaforma di lavoro digitale e la persona che vi svolge il lavoro e di aiutare il lavoratore a beneficiare della presunzione. L’onere della prova spetterà alla piattaforma, che dovrà dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro.

Nuove regole sulla gestione algoritmica

Le nuove norme garantiscono che una persona che esegue un lavoro su piattaforma non possa essere allontanata o licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Le piattaforme dovranno invece garantire il controllo umano su decisioni importanti che incidono direttamente sulle persone che svolgono un lavoro tramite piattaforme digitali.

Trasparenza e protezione dei dati

La direttiva introduce norme che proteggono i dati dei lavoratori delle piattaforme digitali in modo più solido. Alle piattaforme di lavoro digitali sarà vietato elaborare determinati tipi di dati personali, come i dati sullo stato emotivo o psicologico e le convinzioni personali di qualcuno.

Bilancio della direttiva

Formalità a parte, la direttiva a tutela dei lavoratori digitali può dirsi definitivamente approvata. 

Possiamo ritenerci soddisfatti della parte sulla gestione algoritmica, a differenza di quella sulle tutele contrattuali che è del tutto a ribasso rispetto al testo originale. 

Adesso sarà responsabilità degli Stati membri dell’UE recepire la direttiva attraverso una legge nazionale.

Il modo in cui sarà scritta la legge nazionale di attuazione avrà grandi ripercussioni sulla tutela dei diritti. Infatti, la ricezione della direttiva può creare differenze di tutela tra i lavoratori italiani e quelli di ogni altro Stato Membro.