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17 Luglio 2021

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Toyota e i parlamentari Anti-Democratici

Qualche settimana fa, Toyota è risultata essere il maggior donatore di 37 parlamentari anti-democratici che hanno votato contro la certificazione dei risultati delle elezioni del 2020 negli Stati Uniti. Rispetto a questa relazione, i rappresentanti dell'azienda si sono difesi - suscitando forti critiche - affermando che "Toyota sostiene i candidati in base alla loro posizione su questioni che sono importanti per l'industria automobilistica e l'azienda"

di Alberto Alemanno e Joseph Foti

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Questi dati sono stati rintracciati tramite le dichiarazioni pubbliche sulle attività di lobbismo e sul finanziamento delle campagne elettorali, come richiesto dalla legge negli Stati Uniti, grazie al lavoro di Citizens for Responsible Ethics in Washington (CREW). Probabilmente, in questo caso la legge sta funzionando come dovrebbe: le aziende rilasciano le proprie dichiarazioni e ne affrontano le conseguenze, specialmente quando si allontanano dagli standard generalmente accettati. Abbiamo tutti bisogno della libertà di difendere e sostenere certe politiche, di fare pressione sui nostri decisori pubblici e di sapere con chi stanno parlando. Allo stesso tempo, rendere pubbliche queste informazioni, così come è richiesto dalla legge, non rende automaticamente etico un comportamento e non permette di essere esentati da ogni conseguenza delle azioni di lobbying.

La divulgazione dei finanziamenti politici e delle attività di lobbismo è solo una parte di un sistema politico sano

Toyota non è un caso isolato. In un contesto di maggiore scrutinio pubblico, diverse aziende si trovano ora a dover affrontare proteste e boicottaggi. AT&T, Pfizer, e Home Depot hanno fatto donazioni simili a importanti organizzazioni e politici anti-LGBTQIA+. ExxonMobil ha dovuto fare i conti con lo stesso problema per il finanziamento di negazionisti del cambiamento climatico. È importante ricordare, però, che altre aziende hanno adottato un approccio ben diverso: quasi 200 aziende hanno sospeso le proprie donazioni a politici con queste posizioni. Un quadro che dimostra come le politiche di trasparenza e gli obblighi di divulgazione sono essenziali ma che, da soli, non risulteranno sempre in un comportamento più etico.

Casi come quello di Toyota rappresentano un rischio reputazionale e finanziario per le aziende e gli azionisti e, soprattutto, possono contribuire alla “cattura aziendale” e al saccheggio di beni pubblici come la salute, l’ambiente o le istituzioni democratiche. Inoltre, rinforzano la percezione che il lobbismo – discutere di scelte politiche con i decisori pubblici – sia corrotto e corrosivo per sua stessa natura.

Lacune nel sistema

Questi casi sono molto significativi, in primo luogo, per quello che rivelano sui punti di forza delle dichiarazioni finanziarie e sulle attività di lobbying e, in secondo luogo, per le enormi lacune che espongono. Queste lacune includono l’assenza di leggi e obblighi di divulgazione in alcune regioni (una “lacuna giuridica”); il divario tra la legge e l’attuazione (una “lacuna d’attuazione”); e, cosa più importante per Toyota, il divario tra conformità legale e standard etici (una “lacuna d’azione”).

La controversia Toyota dimostra che dichiarare informazioni chiave è assolutamente un passo nella giusta direzione. Usando una varietà di fonti, come i benchmark dell’indice CPA-Zicklin sulla spesa politica delle aziende, i cittadini possono vedere chi sta influenzando chi e verificare se il marketing delle aziende e le loro dichiarazioni pubbliche corrispondono alle loro azioni effettive. Questo stimola comportamenti responsabili e trasparenti sia da parte dei politici che dei loro donatori, ma difficilmente si può ritenere sufficiente.

Il sistema statunitense, con tutti i suoi difetti, è ancora piuttosto avanzato rispetto a molti altri. In molti paesi, ancora non sappiamo chi ottiene l’attenzione dei decisori pubblici, o peggio, chi paga per il tempo e i voti dei politici. Sorprendentemente, pochi paesi richiedono una chiara ed efficace divulgazione dei finanziamenti di natura politica per i partiti, gli individui e i finanziamenti esterni. Questa è l’enorme lacuna legale che esiste ancora in molti Stati, dove le leggi di base semplicemente non esistono.

Anche dove ci sono delle leggi, il rispetto e l’applicazione della legislazione spesso sono in ritardo di anni o decenni. OGP e i suoi partner Global Data Barometer e Transparency International stanno lavorando per integrare in tutto il mondo, entro il prossimo anno, i dati sulla divulgazione dei finanziamenti alla politica con quelli sul lobbismo, in modo da poter valutare quanto sia grande questa “lacuna d’attuazione”.

Nel caso degli Stati Uniti e di Toyota, le leggi esistono e, in termini relativi, sono ben applicate. Eppure, alcune aziende agiscono senza alcun riguardo per i valori di una società democratica. Questo nasconde il più grande dei divari rispetto al lobbying – quello tra la legge e il comportamento etico. Affrontare questa lacuna richiede più di una politica di trasparenza. Richiede il sostegno di un’ampia rete di attori e diverse innovazioni.

Una crescente confluenza di gruppi di interesse per l’etica?

Parte di questo movimento è già realtà. Azionisti, regolatori e gestori patrimoniali si stanno attivando sempre di più per garantire che le aziende quotate in borsa non stiano socializzando i loro rischi privati. 

Nello spazio normativo, il lavoro sulla divulgazione dei rischi sulla corruzione e la concussione in altri paesi è stato avviato da anni e si sta concretizzando in misura sempre maggiore nell’ambito delle politiche sul cambiamento climatico. BP, ExxonMobil e Occidental Petroleum hanno visto, per esempio, pressioni significative da parte degli azionisti per dichiarare il rischio climatico. L’Unione Europea sta ora prendendo provvedimenti per ridurre “l’ecologismo di facciata” (o  “greenwashing”) anche da parte delle società finanziarie.

Negli Stati Uniti, nel corso degli ultimi cinque anni gli azionisti hanno indicato la trasparenza delle attività di lobbismo aziendali come una priorità assoluta. Un numero crescente di possibili investitori chiede alle aziende rapporti che includano dati sulle spese che sostengono per le attività di lobbying sia a livello federale che statale, oltre che sui contributi che versano alle associazioni di categoria impegnate in attività di lobbying. Il think tank Preventable Surprises ha ribadito quanto questo sia importante: “La cattura politica aziendale è una componente centrale dell’approccio degli investitori alla gestione e all’integrazione ambientale, sociale e di governance”.

Anche gli asset manager, che sono di gran lunga gli attori più persuasivi nello spingere il mondo del business verso una maggiore responsabilità politica aziendale, stanno esaminando le attività politiche delle loro aziende e si aspettano una maggiore trasparenza. 

Ma una simile spinta su più fronti non si è ancora tradotta in un quadro normativo a spinta governativa che renda obbligatorio il reporting sull’etica, la divulgazione completa delle attività di lobbismo e altre forme meno evidenti di influenza aziendale, come i regali, i viaggi “studio” o le assunzioni di decisori pubblici nelle grandi aziende private.

Una tale spinta comporterebbe più di una semplice segnalazione delle spese e delle visite agli uffici dei decisori pubblici eletti. Richiederebbe una serie di misure, come:

  • Sistemi di gestione e controllo per l’etica in azienda: rapporti sull’etica e sui controlli di conformità all’interno di un’azienda.
  • Organismi di definizione degli standard: standardizzazione delle dichiarazioni pubbliche, compresi i contributi non finanziari e la partecipazione.
  • Auditing: audit di terze parti sulle dichiarazioni relative alle attività di influenza sulla politica.
  • Sorveglianza da parte dei regolatori: capacità di verifica e di controllo per trattare casi di dichiarazioni mancanti o falsificate.
  • Indici specifici del settore privato: integrare le valutazioni del rischio finanziario  con valutazioni sull’etica nelle attività di influenza politica. Esempi di questo approccio si possono ritrovare nel Global Reporting Initiative (GRI) per la sostenibilità volontaria e in Vigeo-eiris, una divisione di Moody’s.
  • Standard per i servizi professionali: introduzione di standard di pratica e deontologia professionale per lobbisti, società di comunicazione e professionisti delle pubbliche relazioni per assicurare alti standard etici coerenti con i valori delle nostre democrazie.

Mettere in moto le riforme

OGP e The Good Lobby lavorano su diversi fronti per iniziare ad affrontare alcuni di questi problemi complessi.

Attraverso OGP, chi vuole sostenere riforme dentro e fuori i governi sviluppa piani d’azione biennali per affrontare questioni come l’etica e la trasparenza delle attività politiche. (Scopri se il tuo paese, città o provincia è un membro e se stanno affrontando queste questioni difficili qui). I membri dell’OGP si preoccupano sempre di più di garantire la massima integrità politica e di promuovere il diritto di tutti a partecipare alle decisioni. Si può immaginare un piano d’azione OGP che supporti le riforme di cui sopra con sostenitori dentro e fuori il governo. E, anche se è stato fatto un lavoro encomiabile per pubblicare online dichiarazioni relative alle attività di lobbismo di base e ai finanziamenti, resta ancora molto da fare. Per i paesi con regimi di trasparenza più avanzati, si può fare di più per coinvolgere investitori, agenzie indipendenti, organizzazioni professionali e regolatori.

The Good Lobby, una no-profit impegnata a rendere più equo l’accesso al potere attraverso un lobbismo più sostenibile e il miglioramento della capacità di advocacy della società civile, sostiene lo sviluppo di “pratiche di lobbismo buono”, che sono applicabili sia alle organizzazioni a scopo di lucro che alle no profit. The Good Lobby le aiuta a incorporare l’esercizio dell’influenza politica nella loro governance quotidiana, assicurandone l’impatto sostenibile. 

Il lobbismo, compresa l’advocacy e altri modi di influenzare le politiche pubbliche, è e rimane un atto legittimo di partecipazione politica. È sancito e garantito da molte costituzioni in diverse forme, e per una buona ragione. Anche la trasparenza e la pubblicazione dei finanziamenti politici (e la loro supervisione pubblica e applicazione) è un pilastro altrettanto necessario per garantire che le decisioni vengano prese in modo giusto, aperto ed equo. Ma, come ogni altra forma di lobbismo, quando i finanziamenti alla politica cominciano a minare questi stessi valori democratici, può produrre il risultato opposto. 

Scritto da Alberto Alemanno e Joseph Foti per Open Government Partnership | 8 luglio 2021
Tradotto dall’inglese da Davide Muraro

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