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Vogliamo ottenere una normativa adeguata che contrasti le azioni legali temerarie (SLAPP) e tuteli il diritto di espressione e informazione.
In Italia l'abuso di SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation) sta diventando un vero e proprio allarme democratico. Le azioni legali temerarie sono uno strumento sempre più utilizzato da politici e multinazionali per intimidire giornalisti, attivisti e whistleblower ed impedirgli di portare avanti il proprio lavoro di inchiesta o critica verso il potere. Il grande costo umano, di tempo e di risorse che giornalisti e attivisti rischiano di affrontare genera un effetto deterrente che ostacola il loro ruolo di “cani da guardia” del potere, spingendoli di fatto all'autocensura. Un contrappeso democratico che viene a mancare.
Immagina un mondo senza giornalisti liberi di indagare o attivisti liberi di mobilitarsi per far emergere o denunciare situazioni opache, casi di corruzione, ma anche ingiustizie o violazioni dei diritti. Un mondo dove chi ha il potere può mettere a tacere le critiche e manipolare l’informazione a proprio piacimento.
Questo scenario, purtroppo, sta diventando sempre più realistico, anche nel nostro Paese. I dati parlano chiaro: in Italia, la libertà di espressione e il diritto all’informazione sono sotto attacco.
A livello globale, tra le strategie più utilizzate da governi, pubblici ufficiali e multinazionali per limitare le azioni di critica da parte di giornalisti, attivisti, sindacalisti e whistleblower (coloro che denunciano illeciti sul lavoro), è sempre più diffuso il ricorso alle SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) ovvero azioni legali consapevolmente infondate che hanno il solo scopo di intimidire e censurare chi osa indagare sui potenti o esprimere opinioni scomode.
L’Italia, purtroppo, è diventata uno dei primi paesi per numero di SLAPP in Europa, e tutto questo rappresenta un inaccettabile pericolo per la nostra democrazia.
Il grande costo umano, di tempo e di risorse che giornalisti rischiano di affrontare per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro genera un effetto deterrente che ostacola il loro ruolo di “cani da guardia” del potere, spingendoli di fatto all’autocensura. Un contrappeso democratico che viene a mancare. Lo stesso vale per gli attivisti che portano avanti le battaglie in cui credono in difesa dei diritti e del bene comune, divenuti ormai bersaglio di continui attacchi intimidatori..
A farne le spese non sono solo i destinatari stessi dalle SLAPP ma anche tutti noi cittadini e cittadine: non possiamo tollerare una società in cui la critica del potere e l’attivismo siano oggetto di repressione. La libertà di espressione e il diritto all’informazione devono essere tutelati, oggi più che mai.
Da qui il nostro impegno per una normativa nazionale che contrasti davvero il fenomeno delle SLAPP e garantisca una sostanziale tutela della libertà di stampa ed espressione nel nostro Paese.
In Italia assistiamo ad un numero crescente di politici e figure pubbliche di rilievo che ricorrono ad azioni temerarie per mettere a tacere le critiche da parte di giornalisti e attivisti. Soprattutto quando ad essere protagonisti di questo fenomeno sono le più alte cariche di governo, tale fenomeno diventa un importante campanello d’allarme per la libertà di informazione, di espressione e la partecipazione pubblica.
Secondo uno studio del Parlamento europeo, tra il 2022 e il 2023 l’Italia si è posizionata al primo posto tra i Paesi che hanno avviato azioni legali per intimidire giornalisti, attivisti, editori e ONG, con il 25,5% dei casi totali. Il pretesto più utilizzato per motivare tali azioni legali è quello della diffamazione, ma la realtà è che oltre il 90% delle querele per diffamazione contro giornalisti vengono archiviate in primo grado.
A confermare questo trend negativo è il Report sullo stato di diritto dell’Unione Europea che – in perfetta continuità con i risultati della missione del consorzio Media Freedom Rapid Response – sottolinea come l’abuso di querele temerarie e la mancata riforma della legge sulla diffamazione minano libertà di stampa e indipendenza dei media.
Anche il Rapporto mondiale 2024 sulla libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere registra “un preoccupante calo del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici”. Costruito su diversi indici, il rapporto evidenzia il peggioramento più marcato proprio nell’ambito politico, a testimonianza di una crescente ingerenza delle Istituzioni nel sistema mediatico e informativo. Passando dalla 41° posizione del 2023 alla 46° posizione del 2024, l’Italia è ufficialmente finita – insieme ad alcuni Paesi dell’Europa dell’Est – nella zona arancione, che indica una situazione “problematica” per la libertà di stampa.
Attraverso la coalizione CASE, stiamo monitorando questo preoccupante andamento e chiedendo a gran voce riforme efficaci per contrastare l’abuso di SLAPP e garantire la libertà di espressione nel nostro Paese.
L’accusa infondata di avere diffamato un politico o un’azienda è alla base di quasi tutte le azioni temerarie. Per questo è importante procedere a riformare la legge italiana sulla diffamazione, che ad oggi prevede ancora la possibilità di finire in carcere, aspetto dichiarato incostituzionale.
Per adeguarsi agli standard internazionali e riconoscere a tutti lo stesso diritto alla libertà di espressione è necessario prima di tutto depenalizzare la diffamazione. Il diritto civile offre metodi più efficaci ed equilibrati di quello penale per proteggere la reputazione degli individui, come il risarcimento per eventuali danni subiti.
Contemporaneamente è essenziale riformare anche dal punto di vista civile l’istituto della diffamazione, introducendo garanzie procedurali in linea con la Direttiva UE anti-SLAPP, in grado di ostacolare chi intende abusare del diritto civile per silenziare voci scomode, intasando ulteriormente i tribunali.
Nel marzo del 2024 l’Unione Europea ha approvato la direttiva Anti-SLAPP. L’Italia deve attivare con urgenza il recepimento di questa legge europea, introducendo:
Purtroppo la direttiva europea non offre protezione a tutti i potenziali bersagli di SLAPP, ma solo a quelli coinvolti in casi “transfrontalieri”. Grazie alla pressione della nostra coalizione potranno essere considerati transfrontalieri anche i casi in cui entrambe le parti risiedono in uno stesso Stato, ma che sono di potenziale “interesse pubblico”, ovvero basati su informazioni rilevanti per più Stati dell’UE. Saranno però i tribunali nazionali e gli Stati membri a stabilirlo, con risultati tutt’altro che garantiti.
Il rischio è quello di creare un sistema a doppio binario in cui solo una minoranza dei bersagli delle azioni legali temerarie possono avere adeguata protezione, a meno di non seguire le raccomandazioni del Consiglio d’Europa che invitano ad estendere le tutele della direttiva a tutti i casi di SLAPP. Se questo non dovesse succedere, moltissimi giornalisti, attivisti e whistleblower, fra cui quelli coinvolti in casi di portata locale, potrebbero rimanere esposti ai rischi e alle conseguenze di queste molestie legali.
L’Italia quindi non deve limitarsi ad applicare strettamente quanto previsto dalla direttiva, che risente in parte dei limiti relativi agli ambiti di competenza della normativa europea, ma dotarsi di garanzie simili anche per i casi nazionali, come suggerito dalle stesse raccomandazioni UE. Il nostro paese dovrebbe inoltre osservare le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, per elaborare strategie complete ed efficaci per contrastare le azioni legali temerarie.
Per chi svolge e pubblica indagini su chi detiene ricchezza e potere, le azioni legali temerarie/SLAPP sono un pericolo che difficilmente si può evitare del tutto.
Questa guida vuole essere un manuale pratico diretto a giornaliste e giornalisti, attiviste e attivisti e whistleblowers che non necessariamente hanno accesso a supporto legale su come prevenire le SLAPP o quantomeno difendersi al meglio.
Si occupa degli ambiti più rilevanti per i lettori: diffamazione, proteste, diritto d’autore e marchi registrati, segnalazione di illeciti (whistleblowing), segreti commerciali e di Stato e legge sulla protezione dei dati.
Ogni paese europeo ha il proprio sistema giuridico (in alcuni casi anche più di uno). La parte più generale della Guida si riferisce a standard comuni (derivanti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dal diritto dell’UE) e agli aspetti più “tipici” nella legislazione dei paesi europei. Se disponibili, sono state inserite anche annotazioni specifiche che aiutano a mettere in guardia sulle caratteristiche specifiche delle leggi dei singoli paesi.
Ricordiamo però che è sempre preferibile chiedere consiglio a un avvocato qualificato che eserciti nel proprio territorio. Questa Guida non è da considerarsi alla stregua di una consulenza legale.
CASE Italia è stato costituito nel 2020 come gruppo di lavoro nazionale della Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE). A sostegno di giornalisti, attivisti, whistleblowers, difensori dei diritti e altri soggetti bersaglio di azioni temerarie, il nostro impegno è diretto a denunciare molestie e intimidazioni legali, proteggere i diritti di coloro che si espongono su questioni di pubblico interesse e portare avanti azioni di advocacy per chiedere riforme efficaci e tutele adeguate per tutti i difensori del bene pubblico. In particolare, il nostro lavoro è finalizzato all’ottenimento di misure di protezione contro le SLAPP e riforme delle leggi sulla diffamazione in Italia.
Abbiamo presentato nel 2023 un position paper in cui abbiamo formulato le nostre proposte rivolte ai decisori pubblici e stiamo per presentare una guida utile a tutti gli attivisti e giornalisti per difendersi da potenziali SLAPP.
Fanno parte di CASE Italia: Amnesty International Italia, ARTICLE 19 Europe, Articolo 21, Certi Diritti, Environmental Paper Network, Greenpeace Italia, Meglio Legale, OBC Transeuropa, The Good Lobby Italia, Transparency International Italia.