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Petizione diretta alla Ministro della Giustizia Carlo Nordio, al Governo e al Senato
In collaborazione con:
Dobbiamo fare di tutto per evitare che I fondi del Recovery Plan finiscano in mano al malaffare. Non possiamo più rimandare il recepimento della direttiva europea a difesa di chi segnala illeciti e corruzione, i segnalanti civici. La legge italiana è insufficiente: non protegge i lavoratori del settore privato e chi segnala ai media o alle organizzazioni non profit. Firma per avere subito una legge!
Chiediamo che il Governo dia piena attuazione alla direttiva europea sulla protezione di chi segnala illeciti sul luogo di lavoro. Avremmo dovuto recepire questa legge entro il 17 dicembre 2021, come stabiliscono le indicazioni dell’Unione Europea approvate anche dal nostro Paese, ma lo stiamo solo facendo ora con grande ritardo!
La direttiva europea prevede nuove forme di protezione per i segnalanti rispetto all’attuale legge italiana. Tra le novità più rilevanti:
Nella direttiva viene ribadito l’obbligo di proteggere i dati personali dei segnalanti. La loro identità deve essere trattata con la massima confidenzialità e non deve essere resa nota, per esempio, al datore di lavoro, al dirigente o ai colleghi.
L’Italia è obbligata dal punto di vista giuridico a introdurre queste disposizioni a livello nazionale. Purtroppo, però, il nostro Paese ha spesso violato questi obblighi, recependo le direttive male e/o in ritardo. Sulle nuove tutele per i segnalanti, non ci possiamo permettere di ripetere gli errori del passato. Al contrario, migliaia di voci di giustizia hanno bisogno di essere protette da queste norme con la massima urgenza.
L’implementazione della direttiva europea è un’opportunità che non possiamo mancare proprio ora: con l’arrivo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il nostro Paese ha bisogno di una rete di legalità capillare che coinvolga tutti i cittadini. Per questo, anche chi lavora nelle pubbliche amministrazioni o nelle imprese che riceveranno i fondi europei deve avere al più presto tutti gli strumenti per segnalare un possibile illecito (per esempio, frodi, casi di corruzione, reati ambientali o violazioni delle norme sulla sicurezza), senza rischiare di perdere il posto di lavoro o di subire ritorsioni.
Il nostro Paese ha già perso troppo tempo. Il Governo aveva due anni per implementare la direttiva, ma lo sta facendo solo ora. Questo ha fatto scattare l’inizio di una procedura di infrazione da parte dell’UE che potrebbe tramutarsi in sanzione economica se non recuperiamo in fretta questo ritardo.
Ora, dopo l’approvazione finale della legge di delegazione europea in Parlamento del 2 agosto, il Governo ha finalmente emanato lo schema di decreto legislativo, ed ha tempo fino al 10 marzo per perfezionarlo sulla base del parere delle Commissioni competenti. Da una prima analisi ci sembra aderente alla direttiva per quel che è obbligatorio introdurre; ci sono però alcuni aspetti che non ci convincono del tutto e che avremmo preferito fossero formulati meglio.
Perché il Governo deve migliorare le tutele previste
La direttiva prevede standard minimi di protezione. Nel recepimento delle norme europee, i singoli stati membri possono quindi aggiungere ulteriori forme di protezione. Per questo, vogliamo che la rapida trasposizione della direttiva europea includa anche misure specifiche per offrire una maggiore tutela dei segnalanti civici in Italia.
In particolare, chiediamo che il Governo assicuri che:
Firma anche tu la nostra petizione per proteggere le voci di giustizia! Insieme, possiamo tutelare chi rifiuta di tacere di fronte all’omertà, all’illegalità, al furto della cosa pubblica e del nostro futuro. Grazie al sostegno di 182.074 cittadini, la protezione dei segnalanti è ora una priorità in Europa; grazie alla tua firma, potrà diventare una realtà anche in Italia.
La Direttiva europea sul whistleblowing (2019/1937), adottata due anni fa dalle Istituzioni europee, non è ancora stata recepita nel nostro Paese e a soli 30 giorni dal termine ultimo per la trasposizione c’è un preoccupante silenzio da parte delle Autorità italiane.
L’Italia rischia di finire sanzionata da parte dell’Unione Europea dato che non ha rispettato i termini per il recepimento della direttiva.
Il problema non riguarda solo il ritardo accumulato ma, soprattutto, la totale mancanza di trasparenza del processo. Non vi è infatti mai stato un coinvolgimento di stakeholder esterni, tramite consultazioni, audizioni o tavoli di lavoro, lasciando che l’elaborazione del disegno di legge di trasposizione facesse il suo iter fin qui nella più totale oscurità. Il tutto in assoluto contrasto con le indicazioni, in termini di trasparenza, indicate dal Presidente Draghi sin dal suo discorso per la fiducia alla Camera e al Senato.
Per questo motivo, assieme a Transparency International Italia, abbiamo scritto una lettera alla Ministra della Giustizia Cartabia e al Presidente Draghi.
Non è dappertutto così e c’è chi fa meglio di noi. Ben 13 Paesi dell’Unione, tra cui Francia, Spagna e Portogallo, hanno posto i disegni di legge in consultazione ormai mesi fa, in modo da raccogliere i commenti e le proposte di tutti i soggetti interessati. Laddove non ci sono state consultazioni, le organizzazioni della società civile hanno avuto la possibilità di incontrare i Ministri della Giustizia (come in Romania e Slovenia) o di partecipare a tavoli di lavoro (come in Croazia e Bulgaria). In ogni caso, nella maggior parte degli Stati membri la proposta di trasposizione è pubblica e liberamente consultabile, cosa che non avviene in Italia che si colloca così alla stregua di Stati che ancora non hanno iniziato il processo di recepimento come Cipro e Malta.
La Direttiva andrebbe ad inserirsi in un quadro normativo definito dalla legge sul whistleblowing del 2017, che prevede già importanti tutele per il segnalante, ampliando però il novero dei soggetti tutelati e andando a ricomprendere anche i lavoratori del settore privato. Le novità più significative che dovranno essere introdotte riguardano anche la tipologia di ritorsioni, le misure di tutela e sostegno ai segnalanti e le sanzioni, affinché queste possano avere l’efficacia pratica che è sembrata mancare in questi anni.
The Good Lobby e Transparency International Italia chiedono al Governo di garantire maggiore pubblicità al processo di trasposizione e un pieno coinvolgimento degli stakeholder. Nello specifico, le due organizzazioni chiedono che: