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5 Agosto 2021

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Diritto di voto fuori sede: Italia ultima in Europa

Insieme al Comitato Iovotofuorisede abbiamo pubblicato il rapporto  “Fuori sede al voto: realtà in Europa, miraggio in Italia”. In tutta Europa tranne che in Italia, Cipro e Malta (isole di piccole dimensioni, va notato) si può votare fuori dalla propria città di residenza. Le soluzioni sono molte, ma il Ministero dell’Interno non vuole prenderne in considerazione nemmeno una.  Nel frattempo quasi 3 milioni di persone non possono esercitare pienamente il loro diritto di voto. 

di Fabio Rotondo

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Ultime firme

  • Bianca F.

    1 giorni fa

  • Daniele B.

    1 giorni fa

  • Annarita Francesca maria T.

    1 giorni fa

Se un italiano abita a Buenos Aires può votare per posta, se invece abita a Bari ma studia o lavora a Trieste non può farlo. Il domicilio non garantisce il diritto di voto, sembra una barzelletta ma non fa ridere.  La mia esperienza personale però è ancora più paradossale: nel 2016 studiavo a Torino, dove abito, ma durante il referendum costituzionale mi trovavo in Erasmus a Madeira, piccolo arcipelago portoghese in mezzo all’Oceano Atlantico. Da qui ho potuto esercitare il mio diritto per posta, semplicemente votando due settimane prima del giorno del referendum. Mi è arrivata la tessera elettorale e tutto l’occorrente come la matita e le buste per rispedirla. Quasi tutti i miei colleghi di università che studiavano a Torino ma risiedevano a Palermo, Cagliari, Matera ecc… non hanno votato perché tornare a casa costava troppo.  Lo stallo decennale della politica italiana sul tema sta generando sconforto e delusione dei più giovani che rinunciano a votare.

 

Tutta Europa tranne noi

 

Da tempo insieme alla Rete “Voto Sano da Lontano” abbiamo lanciato una petizione e facciamo pressione per garantire un diritto fondamentale come il voto per i cittadini che studiano, lavorano e vivono al di fuori della propria città di residenza.  Il dossier, che è stato rilanciato da diverse testate giornalistiche nazionali, analizza le strategie che gli altri Paesi hanno messo in campo per assicurare il diritto di voto ai cittadini fuori sede. L’Italia è l’unico grande Paese europeo a non essersi organizzato in questo senso. Diciamo “grande” perché gli altri Paesi a non esserlo sono Malta e Cipro, ma le loro dimensioni sono ridotte e probabilmente non hanno nemmeno bisogno di prevedere il voto per i fuori sede. Per capirsi: a Malta dall’estremo est (Marsascala) all’altro capo dell’isola ci sono 34 km (50 minuti in macchina). A Cipro dalla capitale Nicosia a Limisso, costa sud-ovest, ci sono 87 km (1 ora di macchina). Da Ragusa a Milano i km sono 1446 (circa 17 ore di macchina) e il viaggio è molto costoso, sia in termini di tempo che di denaro, con qualsiasi mezzo.

 

Parlamento timido, Ministero cocciuto e nel frattempo rischi di corruzione

 

In Parlamento sono allo studio diverse soluzioni: il voto in prefettura (ddl Brescia), il voto per corrispondenza e la sperimentazione del voto elettronico (ddl Madia). Il Ministero dell’Interno, il soggetto incaricato a gestire le elezioni, lamenta “ostacoli logistici insormontabili” che però in tutti gli altri Paesi sono stati risolti da decenni. Nel report trovate riassunti 25 buoni esempi europei: dal voto per posta (usato anche in Italia per i connazionali all’estero), al voto anticipato o in un seggio speciale, al voto per delega sino a quello elettronico.

 

 

Sostieni la causa!

E’ il momento di approvare una legge che permetta alle nuove generazioni di elettori di partecipare alla vita del Paese. Il report dimostra che si può fare. Aiutaci a garantire il diritto di voto a tutti i cittadini! Firma la petizione e scarica il report!

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