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9 Febbraio 2022

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Inchiesta Recovery Fund: il muro di gomma sui negoziati europei

Restano segreti i negoziati che hanno portato alla stesura e alle assegnazioni del Recovery Fund che vale 725 miliardi di euro pubblici

di Giulio Rubino, IrpiMedia

PNRR  significa moltissimo per l’Italia. Sarà una grande opportunità di sviluppo economico e sociale ma anche un gigantesco banco di prova per capire se saremo finalmente in grado di agire nell’interesse pubblico. The Good Lobby, con l’aiuto di oltre 300 cittadine e cittadini che hanno partecipato alla raccolta fondi, ha deciso di intraprendere con IrpiMedia un lavoro di monitoraggio che ci permetterà, nel corso del 2022, di rilevare potenziali conflitti di interessi nella distribuzione e gestione delle risorse europee del Recovery Fund assegnate al nostro Paese. Questo progetto contribuirà anche a monitorare e fare luce sulle attività di lobbying degli stakeholder coinvolti e a supportare il nostro lavoro di campagna per ottenere le riforme necessarie.
In attesa di entrare nel vivo dell’inchiesta, vi lasciamo alla  lettura di un’anticipazione che fa il punto sulla trasparenza dei negoziati europei che hanno portato alla stesura e alle assegnazioni di 725 miliardi di euro pubblici.


Recovery Fund: il muro di gomma sui negoziati europei

Testo di: Giulio Rubino

Editing: Luca Rinaldi

In collaborazione con: #Recovery Files

Con il contributo di: IJ4EU / The Good Lobby

La questione della trasparenza sul PNRR Europeo, già affrontata dal progetto #Recovery Files nella precedente inchiesta sulla mancata partecipazione dei Parlamenti europei alla stesura dei Recovery Plan, resta un nodo irrisolto nella gestione del piano post pandemia e nella politica europea in generale. Nonostante infatti decine di richieste di accesso agli atti (FOIA, Freedom Of Information Act) fatte dai giornalisti di Recovery Files sia alla Commissione Europea che ai governi degli stati membri, la maggior parte della documentazione riguardo i negoziati che hanno portato ai piani attuali resta segreta.

Lo strumento della richiesta di accesso agli atti, per i giornalisti come per tutti i cittadini, su carta è una garanzia di trasparenza estremamente potente. Sono infatti poche e molto ben delimitate le circostanze che permettono alle istituzioni europee, e quasi ovunque nel continente anche a quelle nazionali, di rifiutare l’accesso a qualsiasi tipo di documentazione pubblica, inclusi i verbali delle riunioni, la corrispondenza fra funzionari pubblici, i budget e le spese effettuate.

Eppure, dopo mesi di tentativi da parte dei giornalisti del progetto Recovery Files, un’inchiesta collaborativa fra testate europee coordinata dal magazine online Olandese Follow The Money, bisogna constatare che tale strumento è nella pratica molto meno efficace di come appaia nel diritto, e che permane una notevole ritrosia a livello europeo nel rendere davvero trasparente il processo di spartizione della più grande torta mai messa sul piatto dell’Unione Europea.

 

 

Questo atteggiamento di chiusura, oltre a danneggiare direttamente il diritto all’informazione dei cittadini, finisce per dare molti argomenti in mano ai detrattori del Recovery Fund in generale: la legittima preoccupazione per il corretto uso di questi fondi viene sempre di più associata ad una posizione di contrarietà al progetto stesso, mentre il dibattito fra coloro che supportano l’iniziativa del PNRR è messo a tacere dall’alto in nome di una realpolitik che pretende di poter agire senza supervisione pubblica.

Sei mesi di FOIA

Quando il team di Recovery Files ha cominciato a investigare il processo, la prima cosa che abbiamo notato era che i piani sembravano esser stati decisi da gruppi ristretti di membri dei governi e della Commissione Europea, con un contributo però molto forte, almeno a giudicare dalle agende dei ministri, di una selezionata schiera di interessi privati.

La mancanza di coinvolgimento dei rappresentanti eletti, nello specifico dei parlamenti nazionali, è stata la prima preoccupazione del team, che nel processo di ricerca ha individuato, per quasi tutti gli Stati Membri, un periodo chiave, fra novembre 2020 e marzo 2021, quando finalmente, con vari ritardi, le varie bozze di piano hanno preso forma.

In quei mesi di febbrile lavoro gli ultimi nodi e veti incrociati si sono sciolti, le road-map delle riforme richieste dalla Commissione sono state tracciate e infine, è stata annunciata la luce verde ai vari piani nazionali, ancora con moltissime postille, dettagli da chiarire, fra rischi di green washing e richieste a gran voce di trasparenza da moltissimi attori della società civile.

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In grafica la distribuzione dei fondi europei del PNRR in Italia: