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21 Ottobre 2024

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SLAPP: compagnia di pesca cita in giudizio l’artista ODEE

La più grande compagnia di pesca islandese, Samherji, ha citato in giudizio l’artista concettuale islandese Oddur Eysteinn Friðriksson, conosciuto con lo pseudonimo di ODEE, accusandolo di violazione del marchio e falsità dolosa per la sua opera “We’re Sorry”

di Bianca Dominante

Nel 2023 ODEE aveva realizzato una parodia del sito ufficiale dell’azienda, lanciando la pagina samherji.co.uk e pubblicando delle finte scuse pubbliche in merito a uno scandalo di corruzione, noto come Fishrot, che avrebbe coinvolto proprio la Samherji. Secondo l’accusa, la società islandese avrebbe pagato tangenti milionarie per ottenere trattamenti di favore in Namibia.

ODEE descrive la sua arte come “culture jamming”, espressione utilizzata per indicare quelle opere e installazioni che riprendono brand e aziende e ne stravolgono i messaggi per attirare l’attenzione su pratiche aziendali scorrette.

Il processo ha avuto inizio il 25 settembre, presso l’Alta Corte di Londra. Tantissime organizzazioni della società civile si sono espresse a favore della libertà dell’artista di esprimersi attraverso le sue opere, tra cui, per esempio, WIN – Whistleblowing International Network. Presto il Tribunale dovrebbe rendere pubblica la sua decisione.

L’opera digitale di ODEE, intitolata “We’re Sorry (Ci dispiace)”, è stata presentata in concomitanza con una mostra al Museo d’Arte di Reykjavik. L’iniziativa ha scatenato subito la reazione della Samherji, che ha inizialmente rilasciato una dichiarazione per chiarire la natura parodistica del sito, ha poi ottenuto un’ingiunzione provvisoria che ha portato alla rimozione della pagina web il 24 maggio dello scorso anno, e infine ha denunciato l’artista chiedendo un risarcimento danni. Intanto alcuni funzionari namibiani sono già stati accusati e incarcerati in attesa di processo per il loro ruolo nel presunto caso corruzione, mentre due ministri namibiani e l’amministratore delegato della Samherji si sono dimessi.

ODEE rappresenta uno dei tanti esempi di “artivisti“, ovvero artisti che utilizzano le loro opere per portare l’attenzione su temi politici e sociali, denunciando violazioni dei diritti o, come in questo caso, evidenziando gravi episodi di corruzione e ingiustizie. Come tutti gli attivisti, anche gli “artivisti” rischiano di scontrarsi quotidianamente con potenti avversari che, come sta facendo la Samherji in questo caso, cercano di mettere a tacere le voci critiche e di dissenso attraverso minacce e azioni legali temerarie, conosciute come SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation).

In attesa del verdetto, è fondamentale ribadire l’importanza di salvaguardare i diritti di espressione e di protesta, pilastri essenziali di una società democratica. Continueremo a raccontare storie come questa per mantenere alta l’attenzione sul tema e a lottare per difendere i nostri diritti e lo spazio civico.

Insieme alla Coalizione europea anti-SLAPP, siamo da tempo impegnati affinché i governi europei applichino adeguatamente le misure previste dalla direttiva europea anti-SLAPP. Chiediamo inoltre al Parlamento italiano di riformare con urgenza le leggi sulla diffamazione, affinché il diritto di espressione di giornalisti, attivisti e cittadini sia adeguatamente tutelato.