fbpx
Dona

30 Luglio 2024

EmailTwitterFacebookWhatsApp

“Dal governo attacchi senza precedenti alla libertà di stampa”

Buone notizie per la giornalista freelance Sara Manisera: il procedimento per diffamazione contro di lei è stato archiviato. Tuttavia, le querele temerarie contro giornalisti e attivisti continuano a crescere, mettendo in serio pericolo la libertà di stampa in Italia. Un recente report del consorzio europeo Media Freedom Rapid Response (MFRR) evidenzia un preoccupante aumento delle minacce dal 2022 a oggi.

di Bianca Dominante

Ricevi tutti gli aggiornamenti per il diritto all'informazione

Nome

Cognome

Email

Aderendo alla nostra iniziativa acconsenti a ricevere via email informazioni in linea con i tuoi interessi su questa e altre iniziative di The Good Lobby Italia. Tuteliamo la tua privacy. Puoi disiscriverti in ogni momento.

“Il fatto denunciato non sussiste e il procedimento deve essere archiviato.” Dopo due anni si chiude così, finalmente, l’assurda vicenda che ha visto coinvolta la giornalista freelance Sara Manisera. Nel 2022 era stata denunciata per diffamazione dal sindaco di Abbiategrasso per una frase pronunciata a Cutro durante il discorso di accettazione del premio giornalistico “Diego Tajani”.

“Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento”. Con queste parole la giornalista avrebbe, a detta del sindaco, “leso gravemente la reputazione della città, dell’amministrazione comunale e degli uffici comunali, affermando che questi siano controllati dalle mafie e che gestiscano gli appalti in accordo con queste”. Nonostante Manisera avesse precisato di riferirsi al territorio di Abbiategrasso, non all’amministrazione comunale, nel 2022 è scattata la denuncia. Nei giorni scorsi, dopo due anni, il PM ha dato ragione a lei: “il fatto non sussiste”. 

Capita molto spesso che le querele per diffamazione contro giornalisti o attivisti vengano archiviate perché, quasi sempre, si tratta di liti temerarie (o SLAPP), ovvero denunce consapevolmente infondate che hanno un solo obiettivo: intimorire e silenziare quelle voci che “osano” mettere in discussione e criticare chi è al potere. Arrivare all’archiviazione, però, non è così semplice: i processi possono rivelarsi lunghi, costosi ed estenuanti, e non tutti i giornalisti o gli attivisti hanno a disposizione gli strumenti necessari per affrontarli, trovandosi costretti, a volte, a interrompere le attività di indagine e protesta.

L’esito favorevole del processo contro Manisera, però, non basta per farci tirare un sospiro di sollievo: ieri, 29 luglio, è stato reso noto il report – dal loquace titolo “Silenziare il quarto stato: la democrazia in bilico in Italia” – sulle condizioni dei media in Italia, realizzato dal consorzio europeo Media Freedom Rapid Response (MFRR), e il giudizio è tutt’altro che rassicurante. “Da quando la coalizione di estrema destra guidata da Giorgia Meloni è entrata in carica, la libertà di stampa è stata sottoposta a una crescente pressione, con attacchi senza precedenti e violazioni spesso iniziate da esponenti politici nel tentativo di marginalizzare e silenziare le voci critiche,” si legge nel documento.

La missione del Media Freedom Rapid Response per verificare le condizioni della libertà dei media in Italia era prevista per l’autunno 2024, ma i segnali di allerta erano tali da non poter aspettare, così il consorzio si è precipitato a Roma già a metà maggio. I dati raccolti dalla missione ruotano intorno a tre questioni principali: l’ingerenza politica nei media del servizio pubblico; la vendita dell’agenzia di stampa AGI al deputato leghista Antonio Angelucci, già proprietario di altre testate giornalistiche; la necessità di riformare le leggi penali sulla diffamazione per far fronte al preoccupante incremento delle querele bavaglio contro i giornalisti. I numeri pubblicati nel report, infatti, fanno rabbrividire: da ottobre 2022 fino a giugno 2024, il numero delle minacce (verbali, legali, censorie, fisiche) che hanno coinvolto i giornalisti è stato di 193, contro le 75 dei 22 mesi precedenti. Dei 193 casi, 54 sono arrivati su diretta indicazione di esponenti politici.

A maggio, in occasione dell’arrivo del consorzio europeo a Roma, il governo si è rifiutato di incontrare i rappresentanti del MFRR, mostrando chiaramente, come riportato anche nel report, “la mancanza di volontà politica” di affrontare il tema.

Quello del MFRR è solo l’ultimo di una lunga serie di allarmi lanciati dalla società civile rispetto alla libertà di espressione in Italia: pochi giorni fa la Commissione europea ha pubblicato la Relazione annuale sullo stato di diritto dell’Unione europea, sottolineando forti preoccupazioni, tra le altre cose, per le condizioni di salute della stampa nel nostro Paese, così come il World Press Freedom Index 2024 di Reporters sans frontières che ha evidenziato una netta retrocessione dell’Italia, finita dritta nelle “zone problematiche”.

Se da una parte siamo molto felici per l’esito del processo contro la giornalista Sara Manisera, dall’altra siamo fortemente preoccupati per l’andamento generale della libertà di stampa ed espressione nel nostro Paese, come evidenziato da questi e molti altri documenti.

È fondamentale, dunque, continuare a monitorare e fare pressioni sul governo affinché venga recepita quanto prima la direttiva europea anti-SLAPP e riformate le leggi sulla diffamazione nel nostro Paese, perché nessun altro giornalista, attivista o whistleblower affronti un simile calvario e venga garantito il diritto a un’informazione libera e indipendente! 

FIRMA LA PETIZIONE