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21 Aprile 2021

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Fermiamo le poltrone girevoli: il report con IlFattoQ

di The Good Lobby

Firma per fermare i conflitti di interessi

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  • Barbara C.

    1 ora, 18 min fa

  • Samia B.

    6 ore, 18 min fa

  • donatella c.

    4 giorni fa

In queste settimane siamo stati molto impegnati a fare il punto sul fenomeno delle porte girevoli fra settore pubblico e privato in Italia e in Europa, così come negli Stati Uniti e in Canada.

Cosa si può o non si può fare negli altri Paesi? Da chi possiamo prendere esempio per migliorare e approvare al più presto la proposta di legge sul conflitto di interessi bloccata da troppo tempo in Parlamento?

Ne è uscito un report realizzato in collaborazione con Il Fatto Quotidiano, diffuso in anteprima per i sostenitori del quotidiano e da oggi scaricabile anche sul nostro sito.

 

Che cosa sono le porte girevoli o poltrone girevoli, come le abbiamo rinominate?

Il fenomeno delle porte girevoli, conosciuto anche come revolving doors, è una delle più sottovalutate pratiche capaci di originare gravi casi di conflitto d’interessi. Si tratta di un fenomeno molto problematico che può seriamente compromettere l’integrità delle nostre istituzioni, dando luogo a favoritismi, privilegi e rendite di posizione, e minando il funzionamento dei processi democratici e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. 

Per revolving doors si intende il passaggio di politici come ex ministri, parlamentari, sottosegretari, così come di funzionari di enti di regolamentazione e manager di società pubbliche, dal ruolo pubblico a un incarico dirigenziale presso un ente privato o società partecipata (e viceversa). Qual è il problema? Il transito diretto dal settore pubblico al settore privato, oltre a impoverire la pubblica amministrazione. (che ha investito per formare risorse proprie), fa sì che il politico o il funzionario pubblico possa portare con sé informazioni preziose e avvalersi di una rete di relazioni che potrebbero avvantaggiare l’azienda o l’ente privato in cui è chiamato a svolgere il nuovo ruolo, compromettendo la neutralità del mercato. Questi passaggi sono problematici tanto più se avvengono nei settori direttamente collegati all’attività o al ruolo ricoperto dal politico o dal funzionario durante il suo precedente incarico: le aziende private sono pronte ad accoglierlo e ben felici di poter accedere al suo prezioso “bottino” di contatti influenti e di informazioni riservate. 

È fondamentale arginare le porte girevoli rendendo obbligatorio un periodo di raffreddamento (cooling off), in cui ex ministri, eletti, nominati e figure apicali di società pubbliche, non possono assumere cariche dirigenziali in enti privati o svolgere attività di lobbying. La pratica internazionale prevede che questo periodo vada da un minimo di un anno fino a un massimo di tre anni a seconda dell’incarico che si è ricoperto. L’obiettivo ultimo è evitare che le porte girevoli possano dare luogo a privilegi e rendite di posizione che potrebbero facilitare un attore a svantaggio di tutti gli altri. Come evidenziato da un report di Transparency International (2015), l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea privo di una normativa organica sul revolving doors. 

In questo rapporto analizziamo il sistema normativo italiano e i casi più clamorosi di porte girevoli nostrane, poi passeremo a esaminare il quadro regolatorio dell’Unione Europea e concluderemo con un’analisi comparativa a livello internazionale. 

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