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15 Ottobre 2021

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Il conflitto d’interessi unisce l’Italia: tre casi recentissimi

Le risorse del Recovery Fund non sono affatto al sicuro. Lo dimostrano i continui casi di conflitto d’interessi da nord a sud della Penisola, che coinvolgono sindaci, presidenti di regione, parlamentari e membri del governo. Nel silenzio e nell’immobilismo generale, soprattutto della politica, si rischia di perdere un’occasione storica per rilanciare il Paese e prevenire clientelismi e corruzione.

di Fabio Rotondo

Il problema del conflitto d’interessi degli amministratori locali, dei parlamentari e dei membri del governo è totalmente ignorato dalla politica italiana e spesso sottovalutato da molti cittadini. È come se il nostro Paese si stesse abituando agli scandali, perché ce ne sono talmente tanti che ormai sembrano la normalità. Di normale però non c’è niente,  anche se a molti politici conviene fare finta di nulla e non commentarli aspettando che l’opinione pubblica se ne dimentichi.

 

Nei mesi scorsi abbiamo commentato il caso del senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi e dei suoi affari con il governo dell’Arabia Saudita, in questi giorni protagonista di un altro caso poco edificante di commistione fra politica e affari: l’ex premier infatti è entrato nel Consiglio d’Amministrazione della Delimobill, compagnia di car sharing russa. Abbiamo pubblicato un dossier sulle porte girevoli in Europa in collaborazione con il Fatto Quotidiano e abbiamo scritto e consegnato un giornale distopico ai parlamentari e al governo chiamato Senno di Poi, dove viene mostrato il futuro dell’Italia se non si approvano subito leggi, come la regolamentazione del lobbying e del conflitto d’interessi che mettano al sicuro dai tentacoli della corruzione, da favoritismi e clientelismi le risorse del PNRR.

 

Ancora in pieno clima di campagna elettorale, tra il post voto e il ballottaggio delle elezioni amministrative, citiamo tre casi di conflitto  d’interessi per segnalare ancora una volta come le risorse europee del Recovery Fund, che verranno gestite soprattutto da sindaci e presidenti di Regione,  in Italia potrebbero finire per avvantaggiare gli interessi privati di figure politiche e di persone ben connesse con i decisori, quando invece la priorità dovrebbe essere quella di fare l’interesse pubblico.

Per questo motivo è urgente una legge che regolamenti concretamente il conflitto d’interessi.

 

Conflitti da Nord-Ovest: Paolo Damilano

Questo fine settimana si deciderà chi prenderà il posto della pentastellata Chiara Appendino come sindaco di Torino. A contendersi la carica ci sono il centrosinistra di Stefano Lo Russo e il centrodestra di Paolo Damilano. La città sabauda rischia però di dover indire nuove elezioni poco tempo dopo la nomina del nuovo sindaco. Perchè? Se vincesse il candidato di centrodestra ci sono associazioni e avversari politici pronti a farlo decadere per i suoi presunti conflitti d’interessi.

Damilano sembra essere in conflitto d’interessi per due ragioni principali: è presidente della Film Commission Torino Piemonte, ente costituito anche dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, e ha (o ha avuto fino a qualche settimana fa) posizioni di vertice nella Damilano Group spa che tra le varie attività possiede la Pontevecchio srl, di acque minerali, e la Damilano Immobiliare. Per quanto riguarda la Film Commission Damilano ha terminato il mandato il 16 agosto, ma al momento non c’è nessun atto dell’ente che accerti la sua decadenza e il candidato di centrodestra ha partecipato ad eventi in qualità di presidente anche dopo il 16 agosto. Damilano assicura la piena legalità delle sue azioni, ma al momento il rischio di ineleggibilità è forte.

A proposito delle aziende di famiglia del gruppo Damilano Group, il candidato ha firmato le dimissioni in molte cariche di  società immobiliari, ristoranti, commercio di bevande e anche da consigliere e amministratore delegato della Pontevecchio srl.  Questa è  la società che desta più preoccupazioni perché Damilano in  caso di elezione diventerebbe anche sindaco della Città Metropolitana di Torino (la ex provincia, per intendersi)cioè l’ente che rilascia le autorizzazioni e impone i canoni alle società di acque minerali. Sarebbe quindi lui a fornire permessi e concessioni alla Pontevecchio srl, che detiene 7 marchi di acqua minerale, per un fatturato di oltre 50 milioni euro solo nel 2019, dove è ancora formalmente nel consiglio d’amministrazione e di cui suo fratello è presidente.

 

Conflitti da Nord-Est: Luigi Brugnaro

Luigi Brugnaro, co-fondatore del partito di centrodestra Coraggio italia, è il sindaco di Venezia e un imprenditore di successo con molte società come il gruppo Umana Holding, LB Holding e la squadra di basket Reyer.  Al suo secondo mandato di sindaco della città lagunare, Brugnaro è finito nuovamente nell’occhio del ciclone per presunti casi di conflitto d’interessi:  la sua attività di imprenditore privato, infatti, non sembra essere adeguatamente separata da quella di amministratore pubblico.

 

Le polemiche delle ultime settimane riguardano un terreno di proprietà del sindaco, anzi, del suo blind trust,  ovvero un “fondo cieco” a cui ha affidato la gestione delle sue aziende (il blind trust è amministrato da un avvocato di New York che fonti di stampa dicono sia una persona di fiducia di Brugnaro) per smarcarsi dalle situazioni di conflitto d’interessi. Il fondo cieco però ci vede benissimo perché il sindaco Brugnaro sa bene di aver acquistato un terreno in località Ai Pili anni fa e sa anche che le scelte amministrative su quell’area hanno ricadute sul patrimonio. Il terreno infatti collega Marghera al centro storico. Brugnaro,durante la campagna elettorale del 2015, aveva prima ammesso il conflitto d’interessi legato alla sua proprietà del terreno promettendo di non utilizzarlo a scopo commerciale, poi una volta eletto aveva tentato, tramite l’approvazione del consiglio comunale, di costruirci sopra un palazzetto dello sport (per la sua squadra di basket),  esercizi commerciali, residenze e strutture ricettive. Il  progetto fu fermato tra le polemiche perché quel terreno  ha una destinazione d’uso vincolata ad area verde attrezzata (ad uso pubblico), in pratica è possibile costruirci al massimo un impianto sportivo come un campo da calcio. Ora Brugnaro, rieletto l’anno scorso al primo turno, riprova a far fruttare quell’area cercando di costruire un’area di ormeggio per le imbarcazioni private e lo scavo di un canale tra il terreno di Brugnaro e il canale Vittorio Emanuele.

 

Il caso del terreno è solo uno dei presunti conflitti d’interessi del sindaco di Venezia perché, tra gli altri, ci sarebbe anche quello della società Abate Zanetti. L’Abate Zanetti è una scuola professionale di lavorazione del vetro, venduta dal Brugnaro-sindaco al Brugnaro-imprenditore e poi riceduta, in forte perdita, al Comune, e infine affidata in concessione gratuita alla Fondazione Musei Civici, il tutto durante la sua amministrazione. Brugnaro negli anni ha dato varie versioni sulla salute economica dell’Abate Zanetti, ma l’ultima è che la società sia stata restituita al Comune sana e funzionante. Da quanto riportato dalla stampa, sembra invece che Brugnaro abbia risanato la società con le casse comunali.

 

Conflitti da Sud: Roberto Occhiuto 

Ultimo, ma non per importanza, è  il caso del neo eletto presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che vanta una lunga carriera politica: negli anni ‘90  con la Democrazia Cristiana come consigliere comunale a Cosenza, poi in Regione con l’UDC e infine come deputato in parlamento con UDC, poi Forza Italia tra il 2008 e il 2013. Anche il fratello, Mario Occhiuto, vanta una lunga carriera politica con Forza Italia come Presidente della provincia e ora sindaco di Cosenza. Tra i fratelli Occhiuto si annida una terza persona, Carmine Potestio, grande amico dei due ed ex capo di gabinetto e super consigliere di Mario Occhiuto. Non solo, i tre sono anche soci d’affari perché Potestio è stato nominato manager nelle aziende pubbliche del Comune, ma al tempo stesso è socio di Occhiuto in imprese che hanno beneficiato dei prestiti garantiti per le aziende in difficoltà durante la pandemia. I tre sono tuttora azionisti nelle società in liquidazione Superten srl e Sa.Co.P srl, e in passato Potestio, Mario Occhiuto e sua sorella erano soci della Ofin: società in bancarotta fraudolenta che ha iscritto la famiglia Occhiuto nella lista degli indagati. Anche Potestio ha avuto problemi con la giustizia in quanto titolare di un centro diagnostico (Anmi) accreditato con la sanità pubblica calabrese nonché il centro con maggiore utenza tra Corigliano e Rossano. Nel 2019 si è scoperto che questa grande affluenza era dovuta all’impossibilità di prenotare una tac all’ospedale di Corigliano-Rossano che riversava le richieste,  guarda caso, alla clinica di Carmine Potestio. Anche in questo caso, gli episodi di conflitto d’interessi tra i Potestio e gli Occhiuto sono tanti e lunghi da descrivere…direi che ne avete avuto abbastanza.

 

La soluzione, senza Senno di Poi 

Come detto all’inizio,  a giugno abbiamo distribuito un giornale distopico che mostra quale sarà il futuro dell’Italia se non viene regolamentato il conflitto d’interessi, insieme al lobbying, e implementata una piattaforma di monitoraggio dei fondi del PNRR in formato dati aperti. Gli ultimi casi di conflitto d’interessi degli amministratori pubblici, o aspiranti tali, superano la nostra fantasia distopica. Se vuoi migliorare il  futuro di questo Paese, firma la petizione e sostienici!