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6 Luglio 2022

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Nascosti Dietro l’Arcobaleno

Quando aziende che supportano la comunità LGBTQIA+ finanziano partiti che non ne rispettano i diritti. Il mese del pride è un momento dell’anno in cui le aziende mostrano supporto per la comunità LGBTQIA+. Tuttavia, le loro azioni concrete non sempre corrispondono alle loro dichiarazioni. Nonostante le affermazioni di principio, il lobbying e le attività politiche delle aziende rivelano nei fatti una mancanza di sostegno reale per i diritti LGBTQIA+.

di The Good Lobby

In molti Paesi, giugno è il Pride month, che ricorda l’anniversario dei Moti di Stonewall, una serie di proteste della comunità LGBTQIA+ di New York che, per molti, segna l’inizio del moderno movimento per i diritti dei gay. Questo periodo è un momento per celebrare la comunità LGBTQIA+, così come per riflettere sulle lotte passate e sul lavoro che c’è ancora da fare per raggiungere l’uguaglianza. Un tempo diffidenti nell’accettare e dare visibilità alle persone LGBTQIA+, oggi molte aziende usano questo mese per mettere in mostra il loro sostegno alla comunità.

Dall’attaccare un arcobaleno al proprio logo sui social media allo sponsorizzare economicamente gli eventi del Pride, molte aziende in tutto il mondo vogliono essere coinvolte. Sfortunatamente, questo tacito coinvolgimento non sempre corrisponde alle loro reali politiche aziendali, al trattamento riservato ai dipendenti e alle loro azioni politiche. Questo disallineamento fa parte di una questione più ampia nella responsabilità politica aziendale – come possiamo fidarci delle aziende se le loro azioni non corrispondono alle loro posizioni pubbliche?

Il Pinkwashing – o la pratica di promuovere la protezione dei diritti LGBTQIA+ quando le azioni reali non li supportano, – può diventare un grosso problema per la credibilità aziendale, in quanto può apparire come un semplice tentativo di alleanza performativa a scopo di lucro. Per di più, il pinkwashing può anche danneggiare gli stessi gruppi che queste aziende dicono di supportare, fra cui alcuni dei loro stessi dipendenti e clienti.

 

Nascosti dietro l’arcobaleno 

Anche se le aziende hanno politiche interne e codici di condotta socialmente responsabili, possono comunque praticare il pinkwashing attraverso le loro attività di lobbying e altre forme di impegno politico. Si veda, per esempio, l’indagine di Popular Information, che ha evidenziato come molte aziende che mostrano l’ormai standard arcobaleno nel logo e si posizionano bene nella classifica dei diritti LGBTQIA+ della Human Rights Campaign – il Corporate Equality Index – contraddicono direttamente tali sforzi sostenendo le campagne di politici con posizioni contrarie alla legislazione sui diritti degli omosessuali. 

25 grandi aziende hanno speso più di 10 milioni di dollari dal 2019 per supportare membri del Congresso degli Stati Uniti con voto 0 nell’ultimo indice di HRC, una delle più importanti organizzazioni per i diritti LGBTQIA+ negli Stati Uniti. Queste stesse società hanno anche fatto donazioni a legislatori che hanno sponsorizzato la legislazione anti-trans.

Nonostante ciò, tutte queste società vantano il punteggio 100% nel Corporate Equality Index di HRC. Oltre alle politiche sul posto di lavoro, il Corporate Equality Index tenta di misurare l’impegno pubblico delle aziende nei confronti della comunità LGBTQIA+, il che potrebbe significare partecipare ai Pride o fare donazioni a gruppi di difesa.

È importante tuttavia notare che la metodologia di questo indice esclude le donazioni alla politica, permettendo alle aziende di creare un’immagine pro-LGBTQIA+ mentre supportano azioni politiche e di lobbying che minano i diritti degli stessi individui che affermano di sostenere. Quindi, anche se queste società sono, in teoria, “socialmente responsabili”, non lo sono politicamente e, dunque, non stanno davvero supportando i diritti e le questioni LGBTQIA+. In effetti, stanno contribuendo attivamente al danno.

Deloitte ha pubblicato una lettera a sostegno degli Standard di Condotta per le Aziende degli Stati Uniti, che mira a contrastare la discriminazione nei confronti delle persone LGBTQIA+, e afferma pubblicamente di essere orgoglioso di esserne un firmatario. Nel corso degli anni, l’azienda ha promosso campagne Pride, concentrandosi sul far sentire al sicuro i propri dipendenti LGBTQIA+ e impegnandosi in un’alleanza attiva (o sostenendo le cause LGBTQIA+ pur non essendo membri della comunità). Eppure, secondo la stessa indagine di Popular Information, dal 2019 Deloitte ha donato almeno 662.000 $ a 103 parlamentari e politici che hanno ricevuto zero dall’HRC per non aver sostenuto e mantenuto i diritti LGBTQIA+. L’azienda ha anche donato a politici a favore della legislazione anti-trans.

Amazon, Google e Meta hanno mostrato sostegno per la comunità LGBTQIA+ e i suoi diritti. Quest’anno Amazon ha ottenuto un punteggio perfetto per i luoghi di lavoro che supportano persone LGBTQIA+, ha sponsorizzato diversi eventi Pride e ha rifiutato di avere sedi in luoghi con legislazione anti-LGBTQIA+. Meta ha una rete di supporto con organizzazioni di difesa LGBTQIA+ e celebra il Pride. Google mostra il supporto per la community con una pagina web ad hoc e consentendo di aggiungere spazi sicuri LGBTQIA+ friendly e transgender su Google My Business. Ma, come mostra il Popular Information, le loro attività di lobbying raccontano una storia diversa. Hanno donato dai 152.000 ai 483.000 dollari a legislatori federali con un punteggio inesistente per il supporto agli LGBTQIA+.

In effetti, sette delle migliori aziende nella classifica Fortune 500 che hanno ottenuto la massima valutazione da HRC hanno donato denaro, durante la campagna elettorale degli Stati Uniti nel 2020, a candidati che sono considerati anti-LGBTQIA+ dal Progetto di Responsabilità di GLAAD. Molte altre società hanno sostenuto il Partito Repubblicano del Texas, che abbraccia un’agenda estremista di esclusione e tuttavia gode del sostegno di società decisamente mainstream, comprese quelle che affermano di difendere i diritti LGBTQIA+.

 

Diventare politicamente responsabili 

Questo disallineamento tra ciò che le aziende pubblicizzano e ciò per cui fanno lobbying è tra i fattori principali che impediscono il progresso su importanti questioni sociali. Cambiare un logo o affermare di avere un gruppo di supporto non è sufficiente per mostrare veramente sostegno alla comunità LGBTQIA+. Per riconquistare la fiducia, le aziende devono diventare non solo responsabili dal punto di vista ambientale e sociale, ma anche politicamente allineando le loro attività di lobbying e le donazioni alla politica ai valori che sostengono.