29 Maggio 2024
Marco M.
15 ore, 23 min fa
Debora T.
15 ore, 26 min fa
willfried f.
1 giorni fa
Un anno e mezzo fa la credibilità delle istituzioni europee è stata messa a repentaglio dal Qatargate, lo scandalo di corruzione che avrebbe coinvolto alcuni europarlamentari, accusati di aver ricevuto denaro e regali in cambio della difesa degli interessi del Qatar.
Da allora il Parlamento europeo ha adottato una serie di norme con lo scopo di rendere i processi decisionali più trasparenti e garantire maggiori controlli nelle relazioni tra lobbisti ed europarlamentari. Abbiamo già espresso le nostre perplessità rispetto alle nuove misure europee, meno stringenti ed efficaci di quanto sperato. Un’inchiesta dell’organizzazione non governativa Aria in collaborazione con un Consorzio giornalistico internazionale che comprende, tra gli altri, L’Espresso, ha dato conferma, purtroppo, dei nostri timori.
Per citare un esempio: Aldo Patriciello, eurodeputato di Identità e Democrazia, è membro della sottocommissione per la sanità pubblica e, come segnala L’Espresso, “ha lavorato al dossier sull’Agenzia europea per i medicinali e la strategia farmaceutica per l’Europa, presentando emendamenti in linea con le richieste della lobby farmaceutica”. Patriciello, però, è anche uno storico imprenditore di spicco della sanità privata e, pur avendo appena presentato la sua quinta candidatura, non ha mai ritenuto necessario rilevare né segnalare alcun conflitto di interessi tra la sua attività parlamentare e quella “privata”. Intanto una delle sue società (ceduta solo alla fine del 2023 ai familiari) si è aggiudicata un finanziamento PNRR. Una coincidenza, senza ombra di dubbio.
Ci sono, poi, i casi degli europarlamentari Massimo Casanova (Lega) e Giuseppe Ferrandino (Azione), entrambi in commissione Turismo. Il primo è proprietario del noto stabilimento balneare Papeete Beach, il secondo proviene da una famiglia di albergatori di Ischia. Quando sono stati eletti Federalberghi ha ben pensato di inviare loro “un augurio particolare di buon lavoro”. Anche in questi casi, però, di potenziali conflitti di interessi neanche l’ombra, ovviamente.
Avere delle regole, è evidente, non basta: è necessario che vengano applicate correttamente. Ironia della sorte, però, l’Unione europea può, perlomeno, vantare di avere delle norme per la trasparenza e l’integrità.
Nonostante tra i conflitti di interessi ci sguazzi, non ha ancora una legge per contrastarli. Ieri, 28 maggio, però, qualcosa finalmente si è smosso: dopo mesi di rinvii, la legge delega al governo sui conflitti di interessi è stata votata alla Camera, non senza reciproche accuse, tra i diversi gruppi parlamentari, di essere coinvolti in conflitti di interessi. La legge C.304 era stata proposta dal Movimento 5 Stelle a prima firma Giuseppe Conte; dopo l’approvazione della delega, però, che di fatto svuota le proposte pentastellate delegando al Governo, il deputato Conte ha deciso di ritirare la firma tra le polemiche.
La strada per avere una legge, tuttavia, è ancora lunga: la delega, infatti, dà ben 2 anni di tempo per scrivere e approvare un decreto legislativo per riformare le norme sul conflitto d’interessi, un’attesa inammissibilmente lunga.
Chiediamo dunque al governo di approvare la legge il prima possibile, entro e non oltre 6 mesi. Soprattutto, però, chiediamo una legge che rispetti gli standard internazionali di trasparenza e integrità: valida non solo per i membri del governo, ma anche per i parlamentari e tutte le cariche pubbliche; che preveda un periodo di raffreddamento di almeno 2 anni e chiare politiche di prevenzione in grado di identificare tutti i potenziali conflitti di interessi.
Per leggere la nostra proposta per una legge sul conflitto di interessi efficace e firmare la petizione cliccate qui.
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