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13 Febbraio 2023

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Trento, gli effetti del Pnrr sul progetto della Circonvallazione ferroviaria

Dal 2003 Rfi vuole un progetto ferroviario per potenziare il trasporto merci. Un’opera inutile che passa da terreni mai bonificati. Il Pnrr, però, può velocizzarne la costruzione. Nonostante le voci contrarie.

di Francesca Cicculli, Carlotta Indiano

Questa è la settiman puntata dell’inchiesta “Le mani sulla Ripartenza” sul conflitti di interessi e le opacità del Pnrr in Italia, organizzata in collaborazione fra IrpiMedia e The Good Lobby.
Il progetto è finanziato dai cittadini e dalle cittadine. Vuoi partecipare? Dona ora >>

 

Ogni sabato mattina, a Trento, un centinaio di persone si riunisce in un presidio permanente nel piazzale dell’officina meccanica Odorizzi. Il luogo non è stato scelto a caso: nei prossimi mesi l’officina potrebbe essere espropriata per far passare la Circonvallazione di Trento. Proposta da Rete ferroviaria italiana (Rfi), l’opera è il terzo tratto ferroviario da realizzare per il quadruplicamento della linea Fortezza (Trentino) – Verona (Veneto), parte integrante del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, uno dei nove corridoi pensati per aumentare la capacità di transito merci in Europa. Questo, in particolare, collegherà Finlandia e Malta.

La Circonvallazione di Trento è stata inserita tra le opere strategiche finanziate con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Definita “Grande Mala Opera” dal Comitato No Tav Trento, che si oppone al progetto, la ferrovia ha ricevuto 930 milioni di euro, circa due terzi delle risorse Pnrr assegnate al Trentino (1,6 miliardi di euro).

L’iter per la sua approvazione ha goduto delle accelerazioni introdotte dal Decreto semplificazioni del 28 luglio 2021, tra cui le procedure più veloci per ottenere la Valutazione di impatto ambientale (Via), necessaria a far partire i progetti.

Il tracciato prevede tredici chilometri di ferrovia, di cui undici di gallerie. Nel dossier dedicato al progetto, Rfi parla di «massimo beneficio per il territorio», ma una parte dei cittadini di Trento, riuniti in comitati, ritiene l’opera inutile. La ferrovia non potrà essere messa in funzione, infatti, se non si completerà prima la galleria ferroviaria del Brennero, necessaria a eliminare una strozzatura che impedirebbe il quadruplicamento dei binari. Ma l’apertura del traforo è al momento prevista per il 2032. I lavori per la Circonvallazione di Trento devono invece rispettare i tempi previsti dal Pnrr che la finanzia e quindi concludersi entro il 30 giugno 2026. Il pericolo è di avere una Circonvallazione inutilizzata fino alla fine dei lavori al Brennero, ma nel frattempo gli scavi per la ferrovia di Trento potrebbero esporre la popolazione al piombo tetraetile, un metallo molto tossico.

L’opera attraverserà infatti un Sito di interesse nazionale (Sin), un luogo inquinato che, stando al Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale, andrebbe bonificato dal 2005. Tuttavia le bonifiche non sono ancora state completate. Nonostante questo, Rfi sostiene che l’opera rispetti il principio di «non arrecare un danno significativo» (definito in inglese Do no significant harm) all’ambiente, come richiesto dal Pnrr e in generale dai regolamenti europei. IrpiMedia ha contattato l’ingegnere Claudio Geat, presidente del Consiglio circoscrizionale centro-storico Piedicastello di Trento, che ha presentato sette delibere, in opposizione al progetto.

«La paura è che i lavori vadano avanti, magari durino dieci anni e massacrino la città», racconta Geat che spiega i limiti e le problematiche della grande opera di Rfi, a partire dall’iter che ha portato alla sua approvazione.

 

Il progetto cambia l’abito per il Pnrr

«Erano a un bivio: strada destra con pericolo caduta massi, ma in fondo c’erano 930 milioni. Strada sinistra, più lunga e senza caduta massi, ma senza 930 milioni». Con questa metafora Claudio Geat spiega come mai, secondo lui, le amministrazioni aubbliche abbiano approvato e finanziato la Circonvallazione di Trento. Il motivo sarebbero i fondi del Pnrr, a cui era impossibile rinunciare e che hanno rivitalizzato un progetto già respinto in passato.

La storia dell’infrastruttura parte infatti nel 2003, quando Rfi presenta un primo tracciato alla Provincia autonoma di Trento (PAT), ottenendo parere contrario. La PAT «richiede una maggiore attenzione circa gli aspetti ambientali» e richiede un tracciato che passi alla sinistra dell’Adige.

Dopo 15 anni di discussioni per realizzare il progetto, nel 2018 viene avviata la verifica di compatibilità tra questo e la proposta del Comune di Trento, di interrare una parte della ferrovia storica della città. La nuova proposta di Rfi con le integrazioni richieste dal Comune, viene sostenuta anche dall’allora Commissario straordinario per le opere del Tunnel del Brennero, Ezio Facchin, che nel suo curriculum ha anche un passato come dirigente di Rfi. Comune di Trento, Provincia e Rfi firmano allora un Protocollo di Intesa che integra i due progetti.

IrpiMedia ha visionato l’accordo e ha scoperto che l’ultimo articolo vincola i firmatari a «mantenere strettamente riservati i contenuti degli impegni reciprocamente assunti». Le parti, quindi, si impegnano a non divulgare nessun particolare della progettazione, nonostante si tratti di un accordo tra pubbliche amministrazioni e non tra privati. Contattato da IrpiMedia, il Comune di Trento ha spiegato che «la clausola di riservatezza è un consueto meccanismo contrattuale riproposto anche in queste occasioni a tutela del lavoro che si stava sviluppando. Concluso il lavoro, i contenuti dei protocolli e gli esiti degli studi a cui i protocolli si riferivano sono stati resi pubblici in specifici convegni aperti al pubblico […]. Va precisato che il Piano di fattibilità tecnica-economica è stato pubblicato solo nel novembre 2021 ed è comunque stato oggetto di dibattito pubblico».

A febbraio 2021 il progetto viene presentato alla cittadinanza con una spesa prevista di 930 milioni e «un tempo di realizzazione di dieci anni», racconta Geat. A luglio 2021, con l’approvazione del Decreto semplificazioni, la Circonvallazione viene inserita tra le «opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto, la cui realizzazione dovrà rispettare una tempistica particolarmente stringente» e che saranno finanziate con il Pnrr. Contestualmente, viene nominata anche la commissaria straordinaria dell’opera, Paola Firmi, che in quel momento era a capo della Direzione tecnica di Rfi e da luglio 2022 è vicedirettrice generale Sviluppo e standard di Rfi.

Intravista la possibilità di ottenere i finanziamenti del Pnrr, il progetto viene significativamente modificato dai proponenti. Nello studio di fattibilità tecnico-economica presentato a ottobre 2021, infatti, per ridurre i tempi di realizzazione a quattro anni – e quindi rientrare nelle tempistiche del Piano europeo – Rfi aumenta il numero di frese da utilizzare, ma non modifica la spesa prevista.

«È da sottolineare che il costo di ogni fresa, può essere compreso tra i 20 ed i 30 milioni di euro», spiega Geat. Contattata da IrpiMedia, Rfi ha confermato che l’opera, grazie ai fondi del Pnrr «ha potuto beneficiare di una significativa accelerazione, pur salvaguardandone la qualità, completezza e partecipazione, con conseguente riduzione dei tempi. In termini realizzativi, le modalità di scavo sono state rese più efficienti impostando un sistema di cantierizzazione con quattro fronti di scavo meccanizzato».

Una maggiore efficienza quindi, con due scavi in più, ma senza un aumento dei costi previsti. Questo perché, come sostiene l’azienda, «dal 2003 al 2015 il progetto conteneva anche la circonvallazione di Rovereto (in provincia di Trento, ndr) quindi i costi delle opere non sono confrontabili con i costi del progetto della sola circonvallazione di Trento di ottobre 2021. I costi dell’opera, e quindi anche delle frese, sono stati puntualmente computati nella documentazione economica predisposta dal progettista».

La commissaria Firmi, in una conferenza stampa di settembre 2022 ammetterà, però, che i costi dell’opera sono aumentati a un miliardo e 270 milioni, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime. La parte non coperta dai fondi Pnrr è stata finanziata dal terzo decreto aiuti del governo.

A dicembre 2021 è partito il dibattito pubblico sull’opera, organizzato da Rfi. I tempi, previsti sempre dal Decreto semplificazioni, sono stati molto stringenti e sul loro decorso sono state sollevate diverse critiche. Il Comitato No Tav di Trento, sulla propria pagina Facebook, lo ha definito una farsa per le modalità con cui è stato condotto: «Pochissimi in città erano a conoscenza degli appuntamenti che Rfi ha dedicato al dibattito. Nemmeno tutti i destinatari degli espropri lo sapevano. Gli orari e i tempi, poi, sono stati inadeguati. Avevano pensato di fissare gli appuntamenti nel pomeriggio ma, dopo pressioni, li hanno spostati in orario serale perché la gente il pomeriggio lavora. Il tutto, infine, si è giocato a dieci giorni dalle feste natalizie». L’azienda ci ha tenuto a precisare che sono stati condotti «numerosi tavoli di confronto con il territorio».

A gennaio 2022 si insedia la Commissione tecnica Pnrr-Pniec, introdotta sempre dal Decreto semplificazioni, per la valutazione di impatto ambientale dei progetti finanziati dal Pnrr. La Commissione è alle dipendenze del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase, ex-Mite). Da decreto, doveva essere composta da quaranta membri, ma a novembre 2022, il suo dirigente, Massimiliano Atelli, ha richiesto e ottenuto trenta unità in più. IrpiMedia ha ricercato la lista dei componenti, riscontrando l’ennesimo problema di trasparenza legato al Pnrr. La lista non è pubblica e quindi è anche impossibile accertarsi dell’assenza di eventuali e potenziali conflitti di interessi.

La Commissione tecnica ha avuto circa 45 giorni per valutare le integrazioni richieste al progetto. Questi tempi ristretti sono stati introdotti sempre dal Decreto semplificazioni, che non prevede eccezioni neanche per i progetti più complessi e costosi come quello di Trento. Il parere della Commissione è stato favorevole perché ha considerato «trascurabili» i rischi sul territorio, l’ambiente e la salute pubblica.

Un altro parere favorevole è arrivato dal Comune di Trento. Interrogata da IrpiMedia, la pubblica amministrazione ci ha tenuto a precisare che «il parere positivo del Consiglio comunale espresso con le delibere 25 e 27 del 23 febbraio 2022 includeva un notevole numero di prescrizioni e osservazioni data la complessità dell’intervento e la delicatezza di alcuni siti interessati dal nuovo tracciato ferroviario», specificando, inoltre, che «il progetto in discussione era un Progetto di fattibilità tecnico ed economica (Pfte), ovvero un progetto con grado di dettaglio assimilabile a un progetto preliminare che quindi necessitava di ulteriori approfondimenti di analisi e di sviluppo progettuale» per cui «l’impresa che si è aggiudicata i lavori dovrà tener conto delle integrazioni al progetto votate dal Consiglio e completare gli approfondimenti delle analisi necessarie».

IrpiMedia ha contattato Ezio Facchin, l’assessore esterno con delega in materia di transizione ecologica e mobilità del Comune di Trento ed ex Commissario straordinario del Brennero, che ha precisato: «Il Consiglio comunale attuale ha espresso, pur con tutta una serie di osservazioni e prescrizioni, parere favorevole al progetto di circonvallazione ferroviaria in assoluta continuità con quanto espresso dal Consiglio comunale precedente in occasione della Variante al Piano Regolatore Generale 2019».

Più cauta nelle valutazioni ambientali la Provincia autonoma di Trento, che ha inviato la propria relazione senza esprimere un parere ma allegando le note ricevute dai vari servizi provinciali – faunistico, urbanistico, idrico, per citarne alcuni. I venti pareri ricevuti sono quasi tutti favorevoli, ma prescrivono indagini più approfondite sui vari settori di competenza.

Il 31 maggio 2022 arriva la Valutazione di impatto ambientale della Commissione tecnica Pnrr-Pniec, completata in 175 giorni rispetto ai 360 giorni della procedura ordinaria. L’iter si conclude con la determina positiva della Conferenza dei Servizi (19 luglio 2022) e quella del Comitato speciale del consiglio superiore dei lavori pubblici ad agosto 2022. Quest’ultimo dà parere favorevole al progetto, anche se Rfi non ha modificato il tracciato della ferrovia come richiesto in un primo parere espresso a dicembre 2021. Nell’ambito del dibattito pubblico (17 dicembre 2021), il Comitato speciale aveva infatti consigliato a Rfi di addentrarsi più in profondità nella montagna, per evitare una possibile frana che, secondo dati satellitari del servizio geologico provinciale, si starebbe spostando in direzione della futura ferrovia.

Per il Comitato «le trattazioni relative all’influenza […] delle frane esistenti sono state affrontate in modo sintetico, non completo e non approfondito». Rfi ha specificato a IrpiMedia che la richiesta del Comitato speciale era semplicemente di valutare questa ipotesi, ma che alla fine è stato approvato comunque il tracciato di progetto. Va sottolineato però che il Comitato speciale nel parere di agosto 2022 specifica che la sua proposta di modifica è «stata esclusa sulla base di un approccio semplificato» e di un’analisi non esaustiva.

Il Comitato speciale avanza dubbi anche sui tempi di realizzazione. L’azienda conferma le tempistiche previste poiché hanno intenzione di procedere a una «velocità media di avanzamento di 18 metri al giorno», come è stato calcolato per la tratta Fortezza- Ponte Gardena, «che attraversa contesti geotecnici molto simili a quelli della galleria Trento». Peccato che i lavori di questa tratta, come confermato da Geat, non siano ancora partiti e quindi è difficile considerarla come metro di riferimento.

Rfi ribatte: «Le previsioni riguardo le tempistiche di realizzazione delle opere si basano sull’esperienza del progettista Italferr e sui dati bibliografici disponibili per scenari paragonabili al territorio in argomento. Nel caso dello scavo del Tunnel base del Brennero si sono raggiunte velocità di avanzamento anche di 860 m/mese».

Gli oppositori dell’opera sostengono che Rfi, per verificare l’integrazione delle prescrizioni suggerite, avrebbe fatto valutare il progetto a dei validatori interni all’azienda stessa. «Un consigliere comunale ha chiesto di avere copia del certificato dei validatori – racconta Claudio Geat -ma l’assessore Ezio Facchin, ha risposto che non serviva a niente perché non aveva nulla a che fare con le prescrizioni».

«Quella prodotta dai validatori dell’opera è documentazione interna al procedimento di cui nemmeno il Comune di Trento è in possesso – ha ribattuto a IrpiMedia l’assessore Facchin -. Le prescrizioni però erano già contenute nell’Ordinanza della Commissaria Straordinaria Firmi con evidenza inequivocabile del fatto che erano state recepite, comprese quelle del Comune di Trento. Per questo l’acquisizione di quel documento non aveva significato e non aveva senso attribuire un ruolo decisorio ai validatori», conclude.

 

La minaccia di una bomba ecologica

Assegnare una Via favorevole al progetto di Rfi, in un territorio come quello di Trento Nord, rischia di avere conseguenze pericolose sulla salute umana. Dal 2005, infatti, l’area è inserita in un Sito di interesse nazionale da bonificare per la presenza nel terreno e nelle acque di falda di piombo tetraetile e derivati del catrame, dispersi rispettivamente da due aziende chimiche, la Sloi e la Carbochimica, ora chiuse. La Circonvallazione di Trento attraverserà proprio questo sito inquinato.

Ricercatori e medici da anni parlano di bomba ecologica: come descritto dal report Sentieri (Studio epidemiologico nazionale territori e insediamenti esposti a rischio da inquinamento) c’è correlazione tra l’esposizione al piombo tetraetile e l’incidenza di alcune malattie del sistema nervoso centrale, come Parkinson e Sclerosi laterale amiotrofica, oltre che di alcune tipologie di cancro. Il disinquinamento delle aree ex Sloi è estremamente problematico tanto che da oltre quarant’anni i terreni sono abbandonati, in quanto la bonifica è difficile ed estremamente costosa.

«Ovvio che quando arrivano 930 miliardi dall’Europa, lo Stato cerca di accaparrarseli, ma questi soldi potevano essere utilizzati per il risanamento dell’area», lamenta a IrpiMedia Elio Bonfanti del comitato No Tav Trento, che si oppone all’opera fin dalla sua a presentazione nel 2021. La bonifica dei Sin spetta allo Stato, ma la Circonvallazione passerà per una roggia, Fossa Armanelli, che è di proprietà di Rfi. La bonifica di questo canale spetta quindi all’azienda, ma non c’è traccia dell’intervento nel piano di fattibilità tecnico-economica presentato per ottenere la Via.

In merito, Rfi sostiene: «Le opere interferiscono solo parzialmente con i Siti contaminati di interesse nazionale di Trento Nord. Le aree interferite saranno bonificate da Rfi (inclusa la Roggia Armanelli). Importi economici e tempi sono già considerati nelle attività di appalto», rimandando la questione bonifiche a chi effettuerà i lavori. Eppure l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa), nel parere inviato alla provincia, è stata molto critica sul progetto, proprio perché il proponente non menzionava nel progetto la necessità di bonificare l’area.

«Non risulta definito alcun intervento di tutela della popolazione circostante rispetto alle emissioni di contaminanti volatili derivanti dall’escavazione dei terreni contaminati nelle aree ex Sloi, ex Carbochimica e roggia Armanelli», scrive l’Appa. Nonostante questo Rfi scrive a IrpiMedia che «l’intervento non comporta impatti ambientali significativi negativi permanenti». Eppure, a novembre 2022, nell’ultima legge di bilancio, è stato approvato un emendamento a firma delle deputate Sara Ferrari (Partito democratico) e Vanessa Cattoi (Lega) per «individuare con precisione l’estensione e la profondità delle sostanze inquinanti presenti nelle aree interessate dalla realizzazione della Circonvallazione di Trento». Il governo ha stanziato due milioni di euro da spendere entro il 2024, confermando la presenza di inquinanti nell’area. Questo potrebbe ritardare ulteriormente l’inizio dei lavori, ​​ma non è ancora chiaro se l’Europa concederà proroghe al progetto. Sicuro è che i ritardi potrebbero negare all’Italia le prossime tranche del Recovery Fund.

 

Un’opera inutile

Per il Comitato No Tav di Trento, la ferrovia è un’opera inutile perché non motivata da un reale aumento del trasporto merci, che invece era stato previsto da Rfi al momento della presentazione del progetto nel 2003. Al contrario di quanto dichiarato da Rfi, «la ferrovia del Brennero può trasportare fino a trenta milioni di tonnellate all’anno, ma attualmente, senza traforo, ne trasporta quattordici, molte meno di quella che è la sua capacità», dichiara Elio Bonfanti del Comitato No Tav Trento, per cui, se si volesse veramente favorire la transizione ecologica, sarebbe più utile investire sul trasferimento del traffico dalla gomma alla ruota, piuttosto che su un progetto di allargamento di un’infrastruttura ancora non satura.

«Non serve la Circonvallazione, serve una politica trasportistica che adegui il prezzo della tariffa autostradale e le accise. Solo questo spingerebbe il traffico sulla sua via più naturale, che è l’attraversamento della Svizzera», afferma Bonfanti, ricordando che attualmente i governi austriaci e italiani hanno sempre favorito la circolazione di mezzi pesanti sull’A22, grazie a prezzi bassi del diesel, incentivati in Austria, e a un basso costo del pedaggio al valico del Brennero, da parte italiana. «Ogni autocarro arriva a risparmiare circa trecento euro per ogni singolo pieno», conclude Bonfanti, sottolineando come mai le aziende di logistica preferiscano ancora il trasporto su gomma.

Opposto il parere di Rfi e del Comune di Trento per cui la Circonvallazione favorirà proprio il passaggio il trasporto su rotaia, con benefici sull’inquinamento atmosferico e acustico.

L’8 febbraio, Rfi ha annunciato l’aggiudicamento dei lavori per la progettazione esecutiva e la realizzazione della Circonvallazione a un consorzio di imprese. «In questi giorni verranno consegnate le prestazioni al consorzio che realizzerà la progettazione esecutiva entro l’autunno», ha specificato Rfi a IrpiMedia, confermando un ulteriore ritardo nel cronoprogramma. Le opposizioni al progetto degli ultimi due anni quindi non sono state sufficienti. La comunità di Trento che si oppone è piccola in confronto ai giganti con cui si scontra.

L’ultimo capitolo di questa battaglia è iniziato il 17 ottobre 2022, quando 23 cittadini residenti lungo il tracciato della Circonvallazione o proprietarie di abitazioni che saranno espropriate e abbattute, hanno presentato un ricorso al Tar di Trento per annullare i gli atti adottati da Rfi e dalle pubbliche amministrazioni coinvolte. Il Tar trentino ha rimandato la decisione al Tar del Lazio, perché l’opera figura tra le opere strategiche finanziate dal Pnrr. Questo, l’11 gennaio 2023, ha rigettato il ricorso in quanto «non sussistono i requisiti per la concessione della richiesta», perché per l’opera è stato seguito un iter «lineare e privo di criticità», come prescritto dal decreto semplificazioni «per le opere di particolare complessità o di rilevante impatto».