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4 Giugno 2020

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Gli azionisti di Chevron dicono basta alle azioni di lobbying contrarie agli impegni sul clima

di Salvatore Papa

A sorpresa nell’ultima assemblea annuale di Chevron (azienda petrolifera statunitense), passa la proposta degli azionisti BNP Paribas Asset Management di chiedere di pubblicare un rapporto annuale che renda trasparenti le attività di lobbying condotte sui cambiamenti climatici, così da verificarne la compatibilità con gli obiettivi dell’Accordo sul clima di Parigi del 2015.

La risoluzione  degli azionisti è stata appoggiata dal secondo maggior azionista, Blackrock, ed approvata con una maggioranza del 53%, nonostante il parere negativo del consiglio di amministrazione. Ora la palla passa ai manager dell’azienda, che seppur non obbligati a seguire la risoluzione, avranno sicuramente il fiato sul collo dei maggiori investitori. L’attenzione sulla trasparenza delle azioni di lobbying sembra infatti molto alta: questa è stata l’unica occasione in cui, durante l’assemblea svoltasi in videoconferenza il 26 maggio, gli azionisti hanno sfidato le raccomandazioni dei manager.

Nel nostro ultimo blog post, vi avevamo raccontato di come i lobbisti di alcune grandi aziende e multinazionali stanno cercando di sfruttare l’emergenza di coronavirus per confondere le acque e ritardare l’entrata in vigore di importanti misure a tutela dell’ambiente. Questa svolta degli azionisti di Chevron ci fa capire che il pericolo è reale e che spesso agli annunci in una direzione delle società,  seguono azioni di lobbying in senso contrario: il sospetto degli azionisti è infatti che Chevron stessa, mentre dichiara formalmente di impegnarsi a favore dell’ambiente, di fatto continui a finanziare organizzazioni che ostacolano una reale svolta ecologica.

 

la protesta degli attivisti di Extinction Rebellion all’ingresso del quartier generale della Chevron a Perth, Australia – Ottobre 2019

Negli ultimi mesi si sono susseguiti gli impegni da parte delle compagnie energetiche a svolgere le proprie attività nel segno della sostenibilità ambientale. Nel febbraio di quest’anno lo ha fatto la  più grande compagnia petrolifera britannica, BP con un piano climatico davvero ambizioso: l’azienda punta all’abbattimento delle sue emissioni, comprese quelle causate dall’estrazione di petrolio e gas entro il 2050. L’esempio è stato seguito a ruota anche da altre grandi compagnie petrolifere, tra cui Shell, Repsol e Total.

Ma i piani, che annunciano una vera e propria svolta green, hanno generato non pochi dubbi da parte di investitori e attivisti ambientali. Il problema sembra la mancanza di chiarezza su come questi obiettivi verranno raggiunti, se attraverso attività che compensino le emissioni oppure smettendo di estrarre i combustibili fossili. Inoltre, non si conoscono quali saranno le azioni nei prossimi 10 anni per rimanere sulla traiettoria dei 1,5° C di aumento della temperatura come previsto dall’Accordo di Parigi.

Gli azionisti di Chevron sembrano quindi voler fare sul serio e chiedono una maggiore trasparenza dell’attività di lobbying della compagnia petrolifera, affinché quella per il cambiamento climatico non resti una battaglia annunciata solo sulla carta.