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16 Luglio 2021

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In UE si muovono i primi passi contro il conflitto d’interessi

Mercoledì 14 luglio la Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo ha approvato la creazione di un organismo etico che si concentrerà sul conflitto di interessi e sulle porte girevoli degli europarlamentari e dei commissari. Il prossimo passo è l’approvazione in parlamento a settembre. Nel frattempo in Italia si procede a rilento sull’approvazione di strumenti di trasparenza e anticorruzione, come la legge sul lobbying, ma forse questa volta potrebbe essere quella buona.

di Fabio Rotondo, Davide Muraro

L’organo di controllo indipendente per le istituzioni europee potrebbe diventare realtà! Mercoledì 14 luglio la Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo ha approvato la creazione di un organismo etico (18 sì, 1 astenuto, 8 no del Partito Popolare Europeo, di cui fa parte Forza Italia). Il nuovo organismo etico si concentrerà sui conflitti di interessi e sulle porte girevoli degli europarlamentari e dei commissari, fenomeno di cui abbiamo parlato nel rapporto scritto in collaborazione con Il Fatto Quotidiano.

 

La lunga lotta contro il conflitto d’interessi in UE 

Nonostante il quadro normativo dell’Unione Europea in merito alla regolamentazione del lobbying e del conflitto di interessi sia più completo rispetto agli Stati Membri, negli ultimi 10 anni troppi scandali hanno macchiato la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee. Citiamo un paio esempi di porte girevoli, raccolti già nel nostro rapporto: il passaggio nel 2016 dell’ex presidente della Commissione José Manuel Barroso in Goldman Sachs, banca americana e  una delle più grandi banche d’affari del mondo, dopo appena 2 anni dalla fine del mandato. Il caso di Aura Salla, membro del gabinetto del vicepresidente Jyri Katainen, che nel 2020 è passata a lobbista a Facebook senza aspettare il via libera da parte della Commissione. La Salla durante il suo lavoro per le istituzioni europee si era occupata di sicurezza informatica, disinformazione, interferenze durante le elezioni e di difesa europea. Un bel colpo per Facebook, meno per tutti noi.

 

Nell’Unione Europea è dal 2000 che si discute sull’introduzione di un nuovo organismo etico sul modello canadese, ma fino ad oggi ogni tentativo si era arenato. Se il Parlamento dovesse approvare a settembre il nuovo organo di controllo, composto da 9 membri indipendenti (ex giudici o esperti di etica), finirà l’era dell’autoregolamentazione in cui, in caso di violazione delle regole etiche, i deputati, i commissari e il personale giudicano se stessi. Inoltre il nuovo comitato etico potrà  avviare indagini in maniera indipendente dal presidente del Parlamento o della Commissione e pubblicherà le raccomandazioni in modo che tutti potranno conoscerle, al contrario di adesso.

 

Questo sviluppo è estremamente importante perché, dopo anni di dibattiti, il Parlamento ha mosso un primo passo verso l’istituzione di questo organismo. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha affermato di essere a favore della proposta, ma non tutti i gruppi politici europei sono d’accordo. I Popolari si sono schierati contro perché – secondo loro – questo organismo non avrebbe un controllo democratico, mentre i Socialisti & Democratici – così come Renew – rimangono scettici sulle potenzialità e sulla necessità di questo strumento. La prima partita è stata vinta, però, dai Verdi che avevano proposto il nuovo organo etico già durante le ultime elezioni e che hanno supportato lo studio di Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby, sulla creazione di un nuovo organismo etico indipendente.

 

Le prossime mosse in UE

Ora la questione verrà discussa dalla plenaria del Parlamento Europeo, che sarà chiamato a votare questa proposta a settembre. Per essere applicabile anche alle altre istituzioni europee, si dovrà procedere con un accordo inter-istituzionale con la Commissione e eventualmente con le altre istituzioni interessate, come ad esempio  la Banca Centrale Europea e la Corte dei Conti Europea.

 

In Italia siamo ancora lontani dall’obiettivo

In Italia invece ancora nulla di concreto, non abbiamo ancora regole chiare sul conflitto di interessi e sul lobbying, figuriamoci su un organo di controllo. Forse, però, qualcosa potrebbe sbloccarsi presto anche grazie alle pressioni di The Good Lobby. Il 30 giugno siamo stati a Roma per chiedere tre azioni fondamentali per mettere al sicuro i fondi del Recovery Fund: regolamentare il lobbying, fare lo stesso per i conflitti d’interessi, attivare una piattaforma di monitoraggio dal basso dei progetti del PNRR. Le recenti dichiarazioni di Giuseppe Brescia, Presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, a proposito della calendarizzazione in Aula della proposta di legge su lobbying fa ben sperare. Tuttavia non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare a spingere su questi temi. A giugno abbiamo consegnato 44.000 firme al Presidente Brescia, aiutaci a farle crescere. Firma le petizioni!