Stefano N.
20 min fa
Giulia Fusar Bassini F.
48 min fa
Valter P.
2 ore, 2 min fa
Nuovo anno, nuova corsa. Ci troviamo dopo l’ennesimo scandalo a parlare dell’urgenza di una legge sul lobbying, che ricordiamo siamo trionfalmente riusciti a far approvare il 12 gennaio di quest’anno alla Camera dei Deputati ma quando è arrivato il momento di approvarla in Senato è caduto il governo. Nella nuova legislatura sono 3 le proposte di legge presentate finora dal Movimento 5 Stelle (2) e da Italia Viva. Nessuno però, soprattutto la Maggioranza, nonostante lo scandalo sembri intenzionato a calendarizzare la legge sul lobbying. Quindi come dicevamo, il 2023 ci vedrà nuovamente impegnati sul tema. Ora però cerchiamo di capire cos’è successo in Unione Europea e perché ci riguarda.
Qatargate: le falle della legge europea sul lobbying
Non bisogna mai lasciarlo sottinteso: il lobbying è un’attività non solo legittima ma anche necessaria. Da una parte è necessaria al decisore pubblico che, per arrivare a determinare scelte consapevoli e a varare politiche pubbliche, ascolta diversi pareri ed opinioni tra le realtà del territorio. Dall’altra l’attività di lobbying è importante perché permette a tutti gli interessi, per esempio dalle associazioni del terzo settore ai sindacati alle industrie, di esprimere il proprio punto di vista su determinati temi. Il problema allora qual è? Che possono esserci forme indebite di influenza che, in assenza di regole chiare e di forme di trasparenza, portano alla corruzione.
Le regole efficaci ed esaustive sono quelle che mancano in Unione Europea. Ad esempio c’è un Registro della trasparenza, dove i portatori d’interessi che vogliono incontrare le istituzioni europee si possono segnare, obbligatorio però solo per la Commissione europea e non per Parlamento e Consiglio europeo, dove è volontario e quindi non legalmente vincolante. Questo significa che non tutti si registrano per svolgere attività di pressione, infatti l’associazione non profit di Panzeri coinvolta nello scandalo non era registrata. Anche i controlli sono scarsi, ad esempio chi svolge attività di lobbying deve dichiarare le spese che adopera per tale attività ma c’è chi compila false dichiarazioni indicando cifre più basse. Si dovrebbero dichiarare anche i doppi incarichi, ad esempio se si svolge un lavoro in contemporanea all’attività parlamentare, ma questo non sempre viene fatto. Pochi controlli vuol dire anche sanzioni inefficaci, sono davvero pochi i casi in cui qualcuno è stato sanzionato nonostante ci siano stati altri scandali in passato, soprattutto in merito alle porte girevoli.
Le soluzioni in Unione Europea, sono:
In italia siamo all’anno zero: si influenzano le decisioni nel buio più totale
Le soluzioni elencate sopra, invece, andrebbero del tutto introdotte in Italia. Da noi non sappiamo chi incontrano i parlamentari, il governo, non sappiamo cosa si dicono e come si è arrivati a una determinata decisione. Il fenomeno delle porte girevoli è all’ordine del giorno, come ricordato nel nostro rapporto. Parallelamente, si dovrebbe agire sui codici di condotta parlamentari, prendendo in considerazione tutte le raccomandazioni espresse negli anni dal Consiglio d’Europa. Parliamo nello specifico dei regali e delle altre utilità ottenute da soggetti esterni, potenze straniere incluse, e potenziali conflitti di interessi.
Solo il Ministero delle imprese e del Made in italy si era dotato del registro della trasparenza e delle agende degli incontri secondo gli standard europei, ma i dati non vengono aggiornati da mesi. In mancanza di una legge, anche alcune regioni come la Puglia hanno adottato delle misure di trasparenza.
Dopo lo scandalo Qatargate è assurdo che nessun politico, né dalla minoranza né dalla maggioranza, proponga una legge sul lobbying in Italia! Come mai questo silenzio assordante? Firma la petizione per chiedere urgentemente di calendarizzare la legge!
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