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Una legge sul lobbying, per il bene della democrazia

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Una legge sul lobbying, per il bene della democrazia

Petizione diretta al Governo e al Parlamento

Petizione di

Organizzazione non profit

In collaborazione con:

Altroconsumo
Slow Food
CittadinanzAttiva
LIPU
Equo Garantito
Osservatorio Balcani Caucaso
CILD
ISDE
Cittadini per l’aria
Antigone
Fondazione Etica
Calcio Sociale
CIWF Italia
Khetane
Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (AOI)
Fridays For Future Italia
Info.nodes
Greenpeace Italia
Federazione Nazionale Pro Natura
Mani Tese
ParliamentWatch
WWF
Transparency International
Addiopizzo travel
AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabile
LAV – Lega Anti Vivisezione
ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo
Animal Law Italia
Essere Animali
Apincittà
Movimento Nazionale Liberi Farmacisti
Cittadini Reattivi
Action Aid
onData
Mare Libero
Meglio Legale
Associazione Luca Coscioni
A SUD
Visionary
Danish Refugee Council Italia
ECCO think tank
20e30

Spezziamo il legame tra l’attività di lobbying e i fenomeni di corruzione, liberiamoci una volta per tutte dalle catene di spregiudicati faccendieri. La Camera ha approvato la proposta di legge sul lobbying a gennaio 2022. Un momento storico perché in 48 anni sono andati in fumo oltre 108 disegni di legge. A luglio il Senato doveva votare la legge in Aula ma qualche giorno prima del voto è caduto il governo. Ce l'avevamo quasi fatta! Ora stiamo ricominciando da capo ma siamo più determinati di prima: l'iter in Commissione è partito nel 2023. Basta perdite di tempo, bisogna passare ai fatti: unisciti a noi e firma per una legge che regolamenti le attività di lobbying. Vogliamo decisioni pubbliche più aperte e trasparenti.

Ogni giorno nei Parlamenti, nei ministeri, nelle regioni, nelle nostre città politici e funzionari pubblici devono prendere decisioni importanti che possono incidere direttamente sulle nostre vite. Nuove infrastrutture, farmaci, politiche sociali, inquinamento, lavoro, diritti dei consumatori: sono solo alcuni dei temi cruciali sui quali chi ci governa compie scelte determinanti, che potrebbero migliorare la nostra quotidianità o compromettere il nostro futuro. Come vengono prese queste decisioni? Ascoltando chi? A partire da quali dati e informazioni?

È qui che entrano in gioco i lobbisti, non soltanto i professionisti che lavorano per aziende, associazioni di categoria, gruppi di interesse, ma anche quelli che rappresentano il settore non profit, con un compito davvero importante: portare il loro punto di vista ai politici e ai funzionari dello Stato. I lobbisti forniscono ai decisori pubblici dati, informazioni e notizie, sulla base delle quali vengono fatte scelte che influiranno sulle nostre vite.

Questo processo di informazione e influenza delle decisioni pubbliche da parte dei lobbisti è oggi del tutto opaco e per nulla regolamentato. Non esistono regole su come i politici e i funzionari statali devono approcciarsi ai portatori di interessi, sui soggetti da ascoltare prima di fare una scelta rilevante per tutto il Paese,  per la nostra regione, o per la nostra città. In pratica, oggi vige il Far West, in cui il più forte, il più potente, il più scorretto, il più spregiudicato ha comunque la possibilità di essere ascoltato dai politici.

Noi crediamo che tutto questo vada cambiato subito, e che l’Italia debba dotarsi di una legge che stabilisca una volta per tutte cosa si può fare e cosa non si può fare nell’attività di lobbying.

Oltre 108 disegni di legge in più di 50 anni non sono riusciti a produrre un testo che regolamenti il lobbying in Italia, mantenendo opaco un processo – quello della formazione delle decisioni pubbliche – che dovrebbe invece essere aperto e alla luce del sole. Questa opacità ha contribuito a demonizzare un’attività che è invece legittima e parte integrante della democrazia. Perché il fatto che diversi gruppi di interesse, sia privati che della società civile, cerchino di influenzare le scelte dei decisori pubblici, fa parte del processo democratico. Soltanto la presenza di più voci e il confronto tra diversi punti di vista può generare un dibattito informato sui temi di interesse collettivo. Ecco perché il diritto di rappresentanza degli interessi va regolamentato, tutelato ed esteso.

Perché nell’assenza di regole, i nostri rappresentanti politici e i funzionari pubblici si sottraggono all’obbligo di ascoltare tutte le voci in campo. Vuol dire che gli utenti che usufruiscono di una linea ferroviaria hanno meno voce in capitolo di una compagnia di trasporti, che ricercatori indipendenti contano meno di un’azienda farmaceutica, che le opinioni delle associazioni ambientaliste vengono ascoltate meno di quelle dell’industria fossile.

Le istituzioni devono rendere i processi decisionali molto più inclusivi, mettendo tutti nelle stesse condizioni di influire sulle decisioni pubbliche: dagli ambientalisti alle industrie energetiche, dalle aziende alle associazioni di consumatori, dai grandi gruppi ai piccoli comitati di quartiere.

Regolamentare una volta per tutte il lobbying permetterebbe inoltre a tutte le aziende di avere eguale accesso alle informazioni pubbliche, contribuirebbe a riequilibrare la libera concorrenza, migliorando la nostra economia e di conseguenza la vita di tutti i cittadini.

Che cosa vuol dire lobbying?

 

Lobby è una parola che deriva dal tardo latino laubia e che significa “loggia, tribuna”, cioè la tribuna del pubblico nelle aule parlamentari da dove i lobbisti seguivano le discussioni. Tuttavia, dall’800 in Inghilterra veniva indicata come lobby l’anticamera di fronte all’aula parlamentare. Era quindi una zona di passaggio che i politici attraversavano per accedere all’aula e discutere le leggi.

All’epoca, in cui non si poteva parlare ancora di democrazia rappresentativa, l’anticamera la facevano tutti coloro che rappresentavano i nuovi interessi, da quelli industriali e commerciali ai nuovi ceti borghesi  che tentavano di fermare i politici diretti in Aula per sensibilizzarli su una specifica tematica portando il loro punto di vista.

In Italia ai tempi della Prima repubblica i lobbisti venivano chiamati “sottobraccisti” per l’abitudine di aspettare su un divanetto del transatlantico di Montecitorio, cioè il maestoso salone prima di accedere alla Camera dei Deputati,  e afferrare per il braccio il parlamentare di turno che usciva dall’aula, un po’ in stile House of Cards se avete visto la serie su Netflix.

Se state pensando che questa pratica abbia qualcosa di losco, attenzione, i lobbisti se fanno il loro mestiere seguendo tutte le regole, non hanno nulla a che vedere con la corruzione e l’affarismo. Il lobbying infatti è un’azione di informazione e rappresentanza che ha lo scopo di influenzare le decisioni dei legislatori e dei funzionari del governo su temi di interesse particolare o generale, azione che prevede un costante contatto con le istituzioni e un monitoraggio delle attività governative e parlamentari.

Ad esempio, il lobbista di una Ong ambientale incontra politici e funzionari per convincerli a tagliare gli investimenti ai combustibili fossili e agli allevamenti intensivi, fornendo dati e relazioni su quanto sia fondamentale ridurre le emissioni di CO2 per mitigare il riscaldamento climatico. Al tempo stesso controlla l’agenda del parlamento, dei ministeri o delle regioni per assicurarsi di non perdersi discussioni cruciali su questi temi. Il lobbying è uno strumento neutro fondamentale per il funzionamento della democrazia.

 

Cattura del regolatore

 

 

Lo sapevi che il Ministero degli Esteri e l’ENI hanno firmato un patto nel 2008, emerso grazie alle ricerche di ReCommon, per raccordare gli interessi dell’azienda con l’azione diplomatica di stato?  In sostanza Eni ha piazzato i suoi uomini al Ministero e 3/4 delle missioni militari italiane sono per difendere gli interessi petroliferi e di gas del cane a sei zampe. 

La cattura del regolatore (in inglese corporate capture o state capture) si verifica quando un dibattito, l’agenda del governo, o una nuova bozza di legge sono evidentemente influenzate dagli interessi di una azienda. Si tratta di un’influenza esercitata in maniera continuativa dai lobbisti inviati dalle aziende per fare pressione sui decisori pubblici. Un esempio è l’offerta del lobbista di “consulenza” e “condivisione della propria esperienza” durante tutto il processo di elaborazione delle bozze di legge. Un altro esempio è il costante flusso di funzionari pubblici o ministri che una volta terminato il loro incarico pubblico vanno a lavorare per le aziende private (cioè il cosiddetto fenomeno delle porte girevoli trattato nella scorsa puntata). Questa eccessiva influenza degli interessi delle aziende sui decisori si determina anche attraverso:

  • l’accesso privilegiato dei rappresentanti di quei particolari interessi economici al tavolo dei decisori, 
  • i legami informali tra i politici e le imprese private
  • il finanziamento da parte dello Stato di ricerche scientifiche apparentemente indipendenti ma in realtà di think tank amici

Le soluzioni per arginare il problema possono essere diverse.

Intanto sarebbe utile introdurre  un registro obbligatorio della trasparenza nel quale i lobbisti si segnalano quando incontrano un funzionario pubblico e dichiarano il motivo dell’incontro, gli interessi perseguiti e l’ammontare dei soldi spesi per fare attività di lobbying.

Questo registro dovrebbe essere poi pubblicato online, in modo che i cittadini e le cittadine, o i ricercatori possano sorvegliare l’attività di rappresentanza di interessi.

Servono poi regole etiche per prevenire il conflitto d’interessi e, inoltre, dovrebbero essere anche istituiti processi di consultazione pubblica trasparenti sulle decisioni pubbliche  in grado di includere seriamente la società civile.

A che punto siamo

 

Il 12 gennaio 2022 la Camera dei Deputati ha approvato la legge sul lobbying anche grazie all’impegno della coalizione #Lobbying4Change, formata  da 44 organizzazioni della società civile (l’elenco è visibile scorrendo il cursore qui sopra).

Era un primo passo storico ma la legge era lungi dall’essere perfetta, anzi, è frutto di un compromesso al ribasso delle forze politiche e della forte pressione esterna da parte di chi questa legge non la vuole.

Mentre stavamo facendo pressione sul Senato affinchè migliorasse la legge, è caduto il Governo proprio una settimana prima del voto in Aula! Ora, in questa nuova Legislatura abbiamo ricominciato daccapo: l’iter è cominciato a inizio 2023 con un’indagine conoscitiva che si è prolungata fino a gennaio 2024, faremo pressione affinchè finalmente si regolamenti quest’attività.

 

I principali punti critici della legge che chiederemo di migliorare in questa XIX Legislatura

 

Esclusione delle forze più rappresentative: le associazioni imprenditoriali, come Confindustria, e i sindacati (cioè i soggetti più consultati e che hanno più facilmente accesso alle istituzioni) sono stati esclusi dagli obblighi di trasparenza previsti dalla legge. In pratica possono svolgere attività di lobbying in piena oscurità, mentre le organizzazioni della società civile (insieme alle aziende, alle società di consulenza, agli studi legali) devono iscriversi al Registro della trasparenza. Questo trattamento di favore fa male al funzionamento della legge come dimostrato da osservazioni empiriche e come sostenuto da oltre 40 professori universitari esperti della materia che hanno sottoscritto la nostra lettera per il Senato;

Esclusione dei dirigenti: nella definizione di “decisore pubblico” mancano all’appello le alte cariche dei ministeri e i dirigenti con potere di firma degli enti locali. Sono proprio loro a occuparsi dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed è grave la loro esclusione dalla legge perché possono incontrare i lobbisti in totale oscurità;

Periodo di raffreddamento insufficiente: il periodo di raffreddamento è una misura di prevenzione del fenomeno delle porte girevoli. Per essere efficace, come suggerito dagli organismi internazionali, deve durare almeno due anni e deve valere per tutti i decisori pubblici. Invece nel testo approvato il periodo di raffreddamento è di un anno e i parlamentari hanno pensato bene di esonerarsi da questa misura. Noi chiediamo l’innalzamento a due anni e la validità anche per i parlamentari.

 

Come siamo arrivati fino a qui

 

La richiesta di regolamentazione dell’attività di lobbying è un elemento fondativo della nostra organizzazione. Il nostro impegno parte dal 2016 con la campagna “Occhi aperti” e prosegue ancora adesso che Riparte il futuro si è trasformata in The Good Lobby Italia.

Grazie al vostro supporto e a quello di decine di organizzazioni della società civile siamo stati ascoltati, martedì 23 giugno 2020, dalla Commissione Affari costituzionali della Camera. Questa è stata l’occasione per portare il nostro contributo sulle tre diverse proposte di legge in discussione alla Camera, presentate da tre forze politiche che siedono insieme nella maggioranza di governo: Movimento 5 stelle, Partito Democratico e Italia Viva.

Ecco il testo integrale del documento che abbiamo depositato in Commissione (Download)

Dato che l’iter legislativo procedeva a singhiozzi, il 30 giugno 2021 siamo scesi in piazza davanti Montecitorio costruendo un’edicola proveniente dal futuro che distribuiva il giornale distopico Il Senno di Poi dove veniva mostrata la grigia realtà italiana del 2041. Realtà che diventerà grigia, come potete leggere, a meno che il Parlamento non adotti subito una legge sul lobbying, sul conflitto d’interessi e una piattaforma di monitoraggio delle risorse del PNRR. In quell’occasione abbiamo anche organizzato una conferenza stampa con i firmatari delle proposte di legge sul lobbying e abbiamo consegnato al Presidente della Commissione Affari Costituzionali le 44.000 firme dei nostri sostenitori.

L’iter legislativo ha così preso uno sprint e il 3 agosto 2021 sono stati unificati i testi di legge. A settembre è iniziata la fase di presentazione e discussione degli emendamenti, cioé delle modifiche alla bozza di legge, e noi della coalizione #Lobbying4Change abbiamo inviato i nostri alla Commissione il 21 settembre 2021.

 

Gli emendamenti della coalizione #Lobbying4Change

 

La fase emendativa si è conclusa a dicembre e purtroppo il testo base è stato peggiorato, prevedendo ad  esempio l’esonero dalla legge di Confindustria, dei sindacati e delle confessioni religiose grazie ad una serie di emendamenti fotocopia (cioè tutti identici) presentati da tutte le forze politiche eccetto che dal Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali;

Infine a gennaio si è votato in Aula e la legge è stata approvata senza le proposte migliorative avanzate dalla coalizione #Lobbying4Change e dai 18.000 firmatari (di allora) della nostra petizione. Tuttavia, c’è stato un piccolo momento di gloria: il nostro giornale distopico, Il Senno di Poi, è stato sventolato in Aula prima del voto finale. Questo dimostra come il nostro impegno sia stato determinante durante tutto l’iter legislativo. Dopo avercela quasi fatta con il Senato il governo è caduto,  ma nel frattempo le firme hanno superato quota 20.000!

Oggi, 2024, l’iter legislativo cominciato l’anno scorso procede a rilento con un’indagine conoscitiva appena conclusa. Il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano assicura sui giornali che entro l’anno la Camera approverà la legge, il nostro obiettivo è fare pressione affinché questo avvenga il prima possibile e con un testo di legge completo e adeguato.

Come si fa, dopo 97 proposte di legge fallite in 50 anni,  a convincere i politici ad approvare una legge sul lobbying? 

 

Da soli non si va da nessuna parte, così nel 2020 abbiamo promosso la nascita di una coalizione formata da organizzazioni della società civile che chiede finalmente la regolamentazione del lobbying. Le 44 organizzazioni della coalizione hanno profili molto diversi – dalle associazioni ambientaliste e animaliste alle associazioni che tutelano i diritti civili e umani, da chi si occupa di salute, giustizia fino ai diritti dei consumatori   – ma in comune abbiamo l’impegno di contribuire a migliori decisioni pubbliche rendendole trasparenti e inclusive. Troppo spesso chi come noi porta avanti gli interessi generali rimane escluso dai tavoli decisionali in favore degli interessi privati e di chi vanta più risorse e relazioni per influenzare il processo decisionale.

 

In quasi due anni la coalizione è cresciuta e con essa il suo impatto sulla politica: il 13 gennaio 2022 dopo un travagliato iter istituzionale la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura la legge sul lobbying ad amplissima maggioranza. Purtroppo però a luglio 2022, la settimana prima della votazione in Senato, è caduto il Governo e le Camere sono state sciolte per le elezioni anticipate di settembre. Ora ci tocca ricominciare daccapo.

 

Questo è quindi il prossimo l’obiettivo delle 44 organizzazioni della coalizione #Lobbying4Change: approvare la legge nuovamente alla Camera e poi al Senato. Per aiutarci puoi firmare la petizione e diffondere le nostre iniziative! Scorri con il cursore i loghi in alto e guarda chi sono le associazioni aderenti.

 

La lettera al Ministro dell’Ambiente: più trasparenza per il clima

In assenza di una legge nazionale che regolamenti l’attività di lobbying alcune regioni e Ministeri si sono dotati di autoregolamentazioni, vista l’importanza e l’urgenza di avere processi decisionali più trasparenti come chiedono da anni gli organismi sovranazionali come l’UE, l’OCSE, l’OSCE, il Consiglio d’Europa. Il Ministero dell’Ambiente, con un Decreto Ministeriale del 2018 firmato dall’allora Ministro Sergio Costa, fu uno dei pochi a rendere pubbliche le Agende degli incontri del suo vertice politico, di tutti i suoi dirigenti e dello staff ministeriale.

Queste agende però sono state oscurate a maggio 2021, nonostante il decreto ministeriale che le ha istituite sia ancora in vigore. Di questo avevamo chiesto conto all’ex responsabile della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, senza ottenere risposta. Torniamo a fare lo stesso con il nuovo Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, a cui abbiamo inviato una lettera a nome di tutta la coalizione #Lobbying4Change. Al Ministro chiediamo di rendere nuovamente pubbliche le Agende degli incontri con i lobbisti del suo Ministero. Lui dovrebbe conoscerle bene perché le ha regolarmente compilate da Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, unico Ministero che oltre alle Agende ha introdotto anche il Registro della trasparenza.

 

Al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica spetta una delle fette più consistenti delle risorse del PNRR e nei prossimi anni dovrà gestire l’emergenza climatica, ecologica ed energetica rispettando gli accordi di riduzione di emissione di CO2 presi nel 2015 a Parigi e confermati alla COP 27 di Sharm El Sheikh. Il futuro di tantissimi giovani è nelle mani dell’attuale Ministro Pichetto Fratin e avere un’agenda trasparente, mostrando chi influenza le politiche del Ministero, è oggi fondamentale e urgente.

 

 

Firma la petizione! Dobbiamo sapere chi influenza le politiche climatiche! Leggi qui la lettera:

 

Alla cortese attenzione del Ministro Gilberto Pichetto Fratin

 

e, p. c. del Vice capo di Gabinetto dott. Donato Luciano

e del Capo della Segreteria dott. Fulvio Mamone Capria

 

Oggetto: pubblicazione delle Agende degli incontri come da decreto ministeriale 257 dell’1/8/2018

 

Onorevole Ministro Pichetto Fratin,

 

Le scrivo in rappresentanza della coalizione Lobbying4Change, formata da 40 organizzazioni della società civile con l’obiettivo di rendere più trasparenti e inclusivi i processi decisionali pubblici. Innanzitutto ci teniamo a porgerLe i nostri complimenti e auguri per il Suo nuovo incarico.

 

Nonostante le molte raccomandazioni da parte delle principali istituzioni internazionali (OSCE, OCSE, Unione Europea, Consiglio d’Europa), l’Italia non si è ancora dotata di una normativa sulla rappresentanza di interessi. Tuttavia, riconoscendo l’importanza e l’urgenza di processi decisionali più trasparenti ai quali partecipino tutti gli stakeholder interessati, Regioni e Ministeri si sono dotati di autoregolamentazioni. Tra questi, come saprà bene, il Mise, che aggiorna costantemente il suo registro della trasparenza e pubblica le agende degli incontri. Anche il Ministero dell’Ambiente, con D.M. 257 dell’1/8/2018, ha reso pubbliche le Agende degli incontri del suo vertice politico ma anche di tutti i suoi più alti dirigenti. Le agende sono state online fino a maggio 2021 e poi purtroppo oscurate.

 

Sapendo che da Viceministro allo Sviluppo Economico ha sempre pubblicato l’agenda dei suoi incontri, siamo certi che porterà la stessa sensibilità al Ministero dell’Ambiente, riprendendo al più presto la buona prassi della messa online delle agende, come peraltro previsto dal Decreto Ministeriale del 2018 che non ci risulta essere mai stato abrogato.

 

La nostra coalizione ha sviluppato una profonda esperienza sul tema della trasparenza dei processi decisionali che saremmo felici di condividere con Lei. Non va tralasciato che tra i membri della coalizione, molte sono le organizzazioni che si occupano di ambiente, biodiversità, tutela del territorio, energia che sarebbero interessate a confrontarsi con Lei così come faranno molti soggetti privati.

 

Le crisi climatiche, energetiche e ambientali generano grande preoccupazione nella popolazione e garantire trasparenza negli incontri con i portatori d’interessi è un buon modo per instaurare fiducia. 

 

Sperando che vorrà prendere in considerazione la nostra richiesta e in attesa di un riscontro positivo, rimaniamo a disposizione per eventuali chiarimenti e approfondimenti.

Le porgiamo nostri migliori saluti.

Federico Anghelé

Direttore di The Good Lobby Italia

 

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