Roberta Metsola ha da poco presentato le riforme sulla trasparenza del Parlamento Europeo in seguito allo scandalo Qatargate. Le abbiamo esaminate una ad una e vi spieghiamo perché, anche se rappresentano un passo avanti, non sono abbastanza per prevenire a monte futuri scandali.
Bene inserire, finalmente, regole per contrastare il fenomeno delle porte girevoli, ma rimane il diritto di esercitare un’altra attività professionale nel corso del mandato senza nessun obbligo di trasparenza! Questo non ha senso, gli europarlamentari non dovrebbero avere altri lavori perché, oltre al fatto che hanno già uno stipendio sostanzioso, si possono generare casi di conflitto d’interessi.
Riforma positiva e in ritardo, ma funzionerà?
Allo stato attuale le sanzioni agli eurodeputati sono rare e invisibili all’elettorato. Questa misura le renderebbe invece più evidenti e consentirebbe un maggiore controllo pubblico. Il dove e il come queste informazioni verranno fornite condizionerà l’efficacia di questa riforma
bisogna fare chiarezza su quali sanzioni vanno incontro gli europarlamentari che non rispettano la pubblicazione di queste informazioni.
Le assunzioni devono essere davvero molte per controllare le attività nel Registro della trasparenza, e soprattutto il personale deve essere adeguato allo scopo. Piccola svista, il Registro della trasparenza è in capo alla Commissione, quindi come si intende procedere?
Finalmente si rendono obbligatorie le agende degli incontri, ma non è chiaro se l’obbligo varrà solo per quelli connessi a risoluzioni e relazioni o per tutti gli incontri con portatori di interessi. Questa poca chiarezza non è affatto confortante.
L’intento è positivo ma vietare i gruppi di amicizia – senza definire chiaramente cosa sono – quando “potrebbero creare confusione” con le attività ufficiali del PE sarà molto difficile da mettere in atto.I deputati europei non esiteranno a invocare il loro amato mandato di libertà di elettorato per preservare il loro spirito imprenditoriale!
Fino ad oggi non si sapeva chi entrasse in Parlamento, cosa molto grave, ma con questa riforma lo sarà. Bisogna assicurarsi che questo registro cartaceo degli ingressi diventi digitale perché al momento la proposta è vaga e non dà certezze di accountability.
Una modifica nella giusta direzione: gli ex parlamentari che vogliono accedere al Parlamento devono essere trattati come normali cittadini (badge giornaliero) o lobbisti (regime di registrazione) e non come non più come funzionari eletti!
Norma supplementare ma superficiale per evitare conflitti di interesse, che si aggiunge all’articolo 3 del codice di condotta che già prevede misure analoghe per i deputati europei. Utile in quanto estende questi obblighi al personale.
Partendo dal presupposto che i parlamentari non dovrebbero avere lavori secondari, queste nuove regole sono insufficienti: non prevedono infatti che i parlamentari forniscano una dichiarazione di interessi finanziari sia all’inizio e alla fine del mandato, la misura più efficace per chiarire come hanno fatto soldi extra e per prevenire comportamenti corruttivi, così come prima e dopo aver iniziato l’attività lavorativa parallele. I controlli sono fondamentali per tutti e 5 gli anni!
Che senso ha prevedere un corso su come fare una segnalazione quando il Parlamento europeo non prevede tutele per i whistleblower?
La Commissione per il Codice di condotta del Parlamento europeo è già tenuta a fornire consulenza, su richiesta, su potenziali conflitti. Tuttavia, manca di indipendenza ed è priva di poteri reali. Finché non sarà davvero indipendente non cambierà nulla.
Il Qatargate ha mostrato un’area grigia che andrebbe riempita con più attenzione. Però questa ulteriore cautela proposta è inutile e inapplicabile.
Il Parlamento si propone di rafforzare la cooperazione con le autorità giudiziali e di polizia degli Stati membri per assicurarsi di essere preparato a rispondere a casi di indagini su attività criminali dei parlamentari e dello staff. Verrà valutata la protezione che le autorità giudiziarie e di polizia dei Membri potranno dare al Parlamento europeo, soprattutto nei confronti di influenze di paesi terzi.
La probità del Parlamento europeo dovrebbe essere prerogativa della stessa istituzione e dell’UE, non dei Paesi Membri!
Quali sarebbero le sanzioni? Non solo sono invisibili alla maggior parte delle persone, ma anche largamente inadeguate a prevenire i comportamenti scorretti. E’ ora di rivedere le sanzioni esistenti.
Il nostro commento finale
Le riforme, oltre ad essere marginali e alcune mal concepite, rischiano di produrre importanti conseguenze indesiderate come l’innalzamento di barriere per le organizzazioni non profit nel dialogo con gli europarlamentari e i membri dello staff. Il Qatargate deve essere un motivo per un grande passo avanti, non uno piccolino. In italia invece non si muove nulla ed è incredibile il silenzio da parte della politica su questo scandalo. Firma la petizione per una legge sul lobbying e sul conflitto d’interessi in Italia!