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20 Gennaio 2023

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Riforme Ue sulla trasparenza: necessarie ma non sufficienti. E in Italia?

Lo scandalo del Qatargate ha rimesso in discussione le regole anticorruzione per gli europarlamentari, specialmente quelle relative al lobbying, al conflitto d’interessi e ai vincoli di fine mandato (porte girevoli). Nel complesso le riforme, presentate in 14 punti dalla Presidente dell’Europarlamento Metsola, non sono ancora sufficienti perché non cambiano le regole in maniera sostanziale. Rappresentano comunque un passo avanti dell’Unione Europea, che però ha deciso di muoversi solo dopo enormi scandali. In Italia invece Parlamento o del Governo rimangono immobili, anche se è palese che c’è urgentemente bisogno di una legge sul lobbying e sul conflitto d’interessi per non rischiare un caso di corruzione di questa portata, data la lunga serie di scandali che ha caratterizzato la storia del nostro Paese.

di The Good Lobby

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  • Lucia a.

    7 giorni fa

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    7 giorni fa

  • Cezar G.

    8 giorni fa

Roberta Metsola ha da poco presentato le riforme sulla trasparenza del Parlamento Europeo in seguito allo scandalo Qatargate. Le abbiamo esaminate una ad una e vi spieghiamo perché, anche se rappresentano un passo avanti, non sono abbastanza per prevenire a monte futuri scandali.

 

  1. Porte girevoli: il primo obiettivo è prevedere un periodo di raffreddamento di 12 mesi per gli ex eurodeputati che vogliano diventare lobbisti dopo la fine del mandato, necessario a fare in modo che i contatti e le informazioni riservate di cui sono a conoscenza “si raffreddino” e non possano quindi di avvantaggiare qualche operatore privato, inquinando così la libera concorrenza. In pratica quando il loro mandato da parlamentare si conclude, per 1 anno non possono iscriversi al registro di trasparenza per fare lobbying in Parlamento.

 

Bene inserire, finalmente, regole per contrastare il fenomeno delle porte girevoli, ma rimane il diritto di esercitare un’altra attività professionale nel corso del mandato senza nessun obbligo di trasparenza! Questo non ha senso, gli europarlamentari non dovrebbero avere altri lavori perché, oltre al fatto che hanno già uno stipendio sostanzioso, si possono generare casi di conflitto d’interessi.

 

  1. Trasparenza sulle attività parlamentari. La seconda misura prevede una maggiore trasparenza sulle attività dei parlamentari. Si propone di introdurre una sezione “Integrità” sulla homepage del sito del Parlamento europeo che riporta informazioni su sanzioni, regali ricevuti, viaggi fatti in Paesi terzi non a spese del Parlamento, dichiarazione degli incontri con i portatori d’interessi svolti dagli europarlamentari, informazioni e link che rimandano al Registro della trasparenza.

 

Riforma positiva e in ritardo, ma funzionerà?

Allo stato attuale le sanzioni agli eurodeputati sono rare e invisibili all’elettorato. Questa misura le renderebbe invece più evidenti e consentirebbe un maggiore controllo pubblico. Il dove e il come queste informazioni verranno fornite condizionerà l’efficacia di questa riforma

bisogna fare chiarezza su quali sanzioni vanno incontro gli europarlamentari che non rispettano la pubblicazione di queste informazioni. 

 

  1. Più controlli sui lobbisti. Verrà assunto più personale per svolgere più controlli sui portatori di interessi attraverso verifiche puntuali del Registro della trasparenza. Viene introdotto l’obbligo di inserire in questo Registro la partecipazione di lobbisti, Ong e altri portatori di interessi alle commissioni, mentre  ora è facoltativa l’iscrizione. Si pone inoltre un limite al numero di badge disponibili per ogni singola organizzazione. Ci saranno ulteriori controlli in caso di flussi di denaro da Paesi terzi e se le Ong sono collegate a Paesi esteri.

 

Le assunzioni devono essere davvero molte per controllare le attività nel Registro della trasparenza, e soprattutto il personale deve essere adeguato allo scopo. Piccola svista, il Registro della trasparenza è in capo alla Commissione, quindi come si intende procedere? 

 

  1. Agenda degli incontri. Viene reso obbligatorio per tutti i membri del Parlamento, – parlamentari, assistenti, staff del gruppo politico e staff del Parlamento – di rendere pubblici tutti gli incontri in agenda con terzi, connessi ad un report o ad una risoluzione.

 

Finalmente si rendono obbligatorie le agende degli incontri, ma non è chiaro se l’obbligo varrà solo per quelli connessi a risoluzioni e relazioni o per tutti gli incontri con portatori di interessi. Questa poca chiarezza non è affatto confortante. 

 

  1. “Gruppi di amicizia” con i paesi terzi. Vengono aboliti gli incontri informali non ufficiali che possono essere confusi con le attività ufficiali del Parlamento. Questo si applica in particolare ai “gruppi di amicizia” con i paesi terzi, gruppi occasionali non ufficiali che hanno il compito di discutere delle relazioni con i Paesi extra Ue. D’ora in poi quindi, i Paesi extra Ue dovranno interagire con il Parlamento solo attraverso la commissione Esteri e gli altri organi ufficiali preposti.

 

L’intento è positivo ma vietare i gruppi di amicizia – senza definire chiaramente cosa sono –  quando “potrebbero creare confusione” con le attività ufficiali del PE sarà molto difficile da mettere in atto.I deputati europei non esiteranno a invocare il loro amato mandato di libertà di elettorato per preservare il loro spirito imprenditoriale!

 

  1. Chiarezza sugli ingressi in Parlamento. Tutti coloro che accedono alle sedi del Parlamento, compresi i Paesi terzi, dovranno fornire informazioni sulla data, il tempo e lo scopo della visita. Chi ha il badge sarà accompagnato dalla persona responsabile dell’accreditamento. Gli ingressi potrebbero essere anche visibili digitalmente.

 

Fino ad oggi non si sapeva chi entrasse in Parlamento, cosa molto grave, ma con questa riforma lo sarà. Bisogna assicurarsi che questo registro cartaceo degli ingressi diventi digitale perché al momento la proposta è vaga e non dà certezze di accountability.

 

  1. Nuove regole per gli ex parlamentari. Per gli ex eurodeputati verrà previsto un badge giornaliero e non più permanente, quindi non potranno più entrare liberamente come prima al Parlamento. Gli ex europarlamentari inoltre non potranno più fornire accesso a terzi e gli attuali diritti di accesso per lo staff degli ex eurodeputati potranno essere revocati.

 

Una modifica nella giusta direzione: gli ex parlamentari che vogliono accedere al Parlamento devono essere trattati come normali cittadini (badge giornaliero) o lobbisti (regime di registrazione) e non come non più come funzionari eletti!

 

  1. Dichiarazione sul conflitto d’interessi. Prima di assumere l’incarico di relatore, o relatore ombra, su un rapporto o una risoluzione, l’eurodeputato dovrà presentare una dichiarazione sui potenziali conflitti di interesse. Verranno svolti controlli ad hoc sugli assistenti e sullo staff dei parlamentari per assicurarsi che non abbiano un ruolo direttivo in una organizzazione collegata a Paesi terzi.

 

Norma supplementare ma superficiale per evitare conflitti di interesse, che si aggiunge all’articolo 3 del codice di condotta che già prevede misure analoghe per i deputati europei. Utile in quanto estende questi obblighi al personale.

 

  1. Più trasparenza sulla dichiarazione degli interessi finanziari. La dichiarazione finanziaria degli eurodeputati dovrà essere più chiara e contenere maggiori informazioni sulle attività secondarie e secondi lavori degli eurodeputati. Verranno svolti  più controlli sul rispetto delle regole.

 

Partendo dal presupposto che i parlamentari non dovrebbero avere lavori secondari, queste nuove regole sono insufficienti: non prevedono infatti che i parlamentari forniscano una dichiarazione di interessi finanziari sia all’inizio e alla fine del mandato, la misura più efficace per chiarire come hanno fatto soldi extra e per prevenire comportamenti corruttivi, così come prima e dopo aver iniziato l’attività lavorativa parallele. I controlli sono fondamentali per tutti e 5 gli anni!

 

  1. Corsi obbligatori. È previsto di istituire un corso specifico per gli eurodeputati e per gli assistenti parlamentari sulle regole in materia di finanza, condotta e whistleblowing.

 

Che senso ha prevedere un corso su come fare una segnalazione quando il Parlamento europeo non prevede tutele per i whistleblower?

 

  1. Rafforzamento della Commissione sul codice di condotta. Visto che il Parlamento ha già proposto l’istituzione di un Organismo etico indipendente, verrà assicurata ai parlamentari una consulenza rapida su potenziali conflitti di interessi e sulle basi del codice di condotta e dell’apposita Commissione, che verrà rinforzata.

 

La Commissione per il Codice di condotta del Parlamento europeo è già tenuta a fornire consulenza, su richiesta, su potenziali conflitti. Tuttavia, manca di indipendenza ed è priva di poteri reali. Finché non sarà davvero indipendente non cambierà nulla. 

 

  1. Combattere l’interferenza straniera rafforzando i diritti umani. Il Parlamento europeo si dice fiero di lottare per i diritti umani nel mondo. Verranno valutate con maggiore attenzione le mozioni alle risoluzioni dichiarate urgenti, che in passato sono state oggetto di influenza indebita. La Conferenza dei presidenti accetterà mozioni provenienti soltanto da Commissioni, e solo se sono state qui discusse con mozioni relative ai diritti umani.

 

Il Qatargate ha mostrato un’area grigia che andrebbe riempita con più attenzione. Però questa ulteriore cautela proposta è inutile e inapplicabile.

 

  1. Potenziare la lotta contro la corruzione. 

Il Parlamento si propone di rafforzare la cooperazione con le autorità giudiziali e di polizia degli Stati membri per assicurarsi di essere preparato a rispondere a casi di indagini su attività criminali dei parlamentari e dello staff. Verrà valutata la protezione che le autorità giudiziarie e di polizia dei Membri potranno dare al Parlamento europeo, soprattutto nei confronti di influenze di paesi terzi.

 

La probità del Parlamento europeo dovrebbe essere prerogativa della stessa istituzione e dell’UE, non dei Paesi Membri!

 

  1. Revisione delle lista delle attività sanzionabili. 

 

Quali sarebbero le sanzioni? Non solo sono invisibili alla maggior parte delle persone, ma anche largamente inadeguate a prevenire i comportamenti scorretti. E’ ora di rivedere le sanzioni esistenti.

 

Il nostro commento finale

 

Le riforme, oltre ad essere marginali e alcune mal concepite, rischiano di produrre importanti conseguenze indesiderate come l’innalzamento di barriere per le organizzazioni non profit nel dialogo con gli europarlamentari e i membri dello staff. Il Qatargate deve essere un motivo per un grande passo avanti, non uno piccolino. In italia invece non si muove nulla ed è incredibile il silenzio da parte della politica su questo scandalo. Firma la petizione per una legge sul lobbying e sul conflitto d’interessi in Italia!

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