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9 Luglio 2021

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Le audizioni parlamentari sono da migliorare e potenziare

In collaborazione con la Legal Clinic Ruffilli dell'Università di Salerno pubblichiamo un rapporto sulle audizioni parlamentari. Uno strumento di ascolto importante ma purtroppo ancora opaco che spesso finisce per avvantaggiare i gruppi di interesse più forti.

di Fabio Rotondo

Le audizioni informali sono una pratica di ascolto da parte dei parlamentari dei portatori d’interessi del Paese, come le associazioni di categoria o la società civile o le università. Sono dette “informali” perché non sono previste da alcun testo di legge, tuttavia sono molto utilizzate dalle Commissioni parlamentari per raccogliere informazioni su argomenti diversi, informazioni che potrebbero concretizzarsi in una legge.

Questa informalità non è un bene, perché permette ampia discrezionalità da parte dei parlamentari e soprattutto del Presidente della Commissione: in assenza di un regolamento che codifichi le audizioni, i parlamentari possono scegliersi gli interlocutori senza un particolare criterio, convocando anche ripetutamente gli stessi, con il rischio che a farsi ascoltare sia sempre chi ha più contatti con la politica. A vincere sono i  gruppi di pressione più consolidati, che hanno già molti canali per farsi ascoltare. Tutto questo, nell’assenza di trasparenza perché l’informalità delle audizioni non rende vincolante pubblicare i contributi degli auditi per cui è impossibile stabilire anche l’impatto che il loro punto di vista ha realmente avuto nella formazione degli atti legislativi.

Nonostante questi limiti, le audizioni informali hanno un potenziale altissimo di partecipazione civica e noi spingiamo per migliorarle e rafforzarle. Per questo insieme alla Legal Clinic Ruffilli dell’Università di Salerno pubblichiamo questo rapporto, già presentato via social con la speciale partecipazione di Open Polis.

 

Qualche anticipazione

Il rapporto è un’analisi, prima nel suo genere, delle audizioni informali con i portatori d’interessi dall’inizio legislatura fino al 31 dicembre 2020,  e in più vista l’importanza dei fondi europei per il nostro futuro, abbiamo inserito un focus sulle audizioni a tema Piano Nazionale Ripresa e Resilienza dei primi mesi del 2021. Al suo interno troverete statistiche e valutazioni quantitative e qualitative sulla partecipazione della società civile alle audizioni informali.

Cosa abbiamo scoperto?

  •  La discrezionalità politica, come detto prima, permette di pubblicare poche informazioni e in modo approssimativo. Non si capisce che effetto abbiano avuto queste audizioni, e non c’è nemmeno un resoconto di cosa si è detto.
  • Chi è stato ascoltato di più sono i sindacati (la Cisl è stata ascoltata ben 95 volte) seguiti da Confindustria (57 volte) e dall’ANCI (48 audizioni). Sommando le audizioni del 2020 i sindacati e le associazioni sono state ascoltate 1737 volte contro le 481 della società civile. Stessa sorte nel 2021 per la progettazione del PNRR: associazioni di categoria e i sindacati (98), superano di gran lunga le organizzazioni della società civile (38). E’ comprensibile che i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro godano di così grande ascolto, ma per una maggiore qualità delle scelte assunte dal Parlamento sarebbe meglio che ci fosse più apertura verso soggetti altrettanto rilevanti e rappresentativi.
  • Il PNRR è un caso emblematico perché ci sono Commissioni, come per esempio Agricoltura, che hanno ascoltato solo parti sociali non dando possibilità ad altri, come i consumatori o le associazioni ambientaliste, di intervenire su un tema così importante.
  • Le audizioni per il PNRR si sono concentrate in una manciata di settimane (ben 190 stakeholder sentiti quasi tutti a febbraio), troppo poche per ascoltare tutte le realtà della Penisola, e i portatori d’interessi sono stati ascoltati quando ormai gran parte delle decisioni erano già state prese dal governo.

Cosa possiamo fare insieme? 

Per regolamentare gli incontri tra la politica e i rappresentanti di interesse, firma la petizione sul lobbying! A fine giugno siamo stati davanti a Montecitorio per consegnare il Senno di Poi, un giornale che mostra cosa accade nel 2041 se non si approva subito una legge sul lobbying, sul conflitto di interessi e non si attiva una piattaforma di monitoraggio del PNRR. Leggi e attivati!